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Latina: i legami mafia – politica tra società fittizie, lavoratori sfruttati e voti

Latina: i legami mafia – politica tra società fittizie, lavoratori sfruttati e votiLatina

Le inchieste Gli intrecci criminali svelati dalle indagini Arpalo e Assedio. Sequestrati cinque milioni a Pasquale Maietta, ex tesoriere di Fdi alla Camera

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Incrociando due recenti provvedimenti della magistratura, emerge con chiarezza l’organizzazione professionale delle agromafie italiane. Il primo, costola dell’operazione Assedio, è l’ordinanza di custodia cautelare che nel luglio scorso a Roma ha portato in carcere i figli di Enrico Nicoletti, il cassiere della banda della Magliana, e del camorrista Michele Senese (detto ‘O pazzo). Il secondo riguarda il sequestro preventivo di 5 milioni di euro disposto circa un anno fa a carico di Pasquale Maietta, ex tesoriere del gruppo parlamentare dei Fratelli d’Italia alla Camera ed ex presidente del Latina Calcio. Due vicende apparentemente non connesse ma legate da alcuni personaggi chiave e dal medesimo modus operandi.

Riciclare denaro era la principale attività del «laboratorio criminale» (così lo definisce il gip che ha emesso l’ordinanza cautelare) gravitante intorno al primo sodalizio. L’attività consisteva nella costituzione di «cartiere», società fantasma amministrate da prestanomi che emettevano fatture false a vantaggio di imprenditori compiacenti e liberi professionisti per evadere il fisco. Attività tipica delle agromafie che, secondo l’Eurispes, fattura ogni anno circa 25,4 miliardi di euro. Le indagini degli inquirenti hanno fatto emergere convergenze anche di altre strutture mafiose presenti nella Capitale, come il clan dei Casalesi e le cosche della ‘ndrangheta, e disvelato il ruolo centrale ricoperto, oltre che da Antonio Nicoletti (figlio di Enrico), anche da una «figura di rilievo dell’ambiente criminale romano come Roberto Macori». Soggetto, quest’ultimo, «maturato nella destra eversiva romana, all’ombra di Massimo Carminati, è divenuto prima l’alter ego di Gennaro Mokbel, per poi legarsi a Michele Senese» e infine «il principale referente dei clan calabresi Morabito e Mancuso».

L’ordinanza della gip Emanuela Attura chiarisce che il rapporto fra la camorra, gli eredi della banda della Magliana e personaggi della destra eversiva romana deriva dalle attività del Consorzio Gruppo Libero a r.l. che «sfruttando il regime giuridico della struttura consortile, opera illeciti nel campo della somministrazione di manodopera, nelle false fatturazioni e nella creazione di fittizio credito d’Iva. I crediti sottratti al Fisco venivano poi riciclati in altre attività dello stesso genere, tra le quali vi era la creazione di false cooperative che mediante appalto o somministrazione offrivano manodopera al fine di abbattere il costo del lavoro e ottenere notevoli risparmi, generando sfruttamento dei lavoratori e ingenti evasioni e/o elusioni fiscali».

Secondo l’accusa il ruolo operativo a Roma di questa associazione a delinquere è stato svolto da Daniele Muscariello, produttore cinematografico che in passato aveva ricoperto, guarda caso, l’incarico di Club manager del Latina Calcio: il sodalizio sportivo poi dichiarato fallito dal Tribunale di Latina a causa di gravissime irregolarità di bilancio e presieduto dall’ex deputato di FdI Pasquale Maietta. Proprio a Muscariello si deve, se non l’invenzione del sistema, lo sviluppo più avanzato del modus operandi.

Nel dispositivo di sequestro a suo carico e di altri sodali è scritto: «Il meccanismo di frode tributaria, finalizzato a eludere gli obblighi fiscali e contributivi, prevedeva la costituzione di società cooperative sulle quali venivano fatti ricadere gli oneri previdenziali e fiscali, ma rispetto alle quali non saranno mai possibili azioni di riscossione coattiva da parte dell’Erario in quanto private di ogni bene, amministrate da prestanome, messe in liquidazione e fatte cessare dopo due o tre anni dalla loro costituzione». Nascosti in Svizzera e riportati in Italia, i soldi accumulati sarebbero serviti a comprare voti nelle campagne elettorale per le elezioni amministrative di Latina del 2016, messi a disposizione da Maietta per tale scopo dal clan locale Di Silvio/Ciarelli.

Le cooperative in questione operavano soprattutto nel settore dei trasporti e costituivano a tutti gli effetti quelli che la procura di Milano ha definito «serbatoi di manodopera illecita». Per questo hanno sequestrato anche ingenti somme alle catene di supermercati che ne facevano uso per tenere bassi i loro prezzi. Oltre al mancato versamento dei contributi per la pensione, i dipendenti delle cooperative che erano stati coinvolti in incidenti mentre svolgevano il loro lavoro si sono ritrovati senza alcun versamento per l’assicurazione infortunistica. I familiari di quelli morti lo hanno saputo solo dopo.

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