Internazionale

L’ansia dei parenti in attesa, tra speranza e proteste

La manifestazione di ieri di fronte al Museo di Tel Aviv foto ApLa manifestazione di ieri di fronte al Museo di Tel Aviv – Ap

Ostaggi Un sabato di emozioni contrastanti in Israele. A decine di migliaia da tutto il Paese si sono stretti alle famiglie nel 50mo giorno di prigionia dei loro cari

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 26 novembre 2023

La gioia e la profonda emozione che hanno accompagnato il rilascio dei primi ostaggi avvenuto venerdì pomeriggio, hanno regalato agli israeliani qualche ora di respiro riaccendendo un barlume di speranza e ottimismo per la prima volta dal massacro del 7 ottobre scorso.

Ma il sollievo, accompagnato dalle commoventi immagini dell’arrivo in Israele e dell’incontro con i parenti che li attendevano negli ospedali, ha subito un brusco arresto già l’indomani con la notizia della sospensione del secondo scambio per iniziativa di Hamas.

IN BASE ALL’ACCORDO SIGLATO, sabato pomeriggio Israele avrebbe dovuto rilasciare altri 39 detenuti in cambio di 13 ostaggi, di cui 8 bambini. Ma mentre le famiglie erano già in viaggio verso le strutture destinate all’accoglienza, i media hanno diffuso la notizia che Hamas avrebbe fermato l’operazione in attesa di chiarimenti su quelle che sostiene essere violazioni dell’accordo da parte di Israele.

Secondo Hamas, infatti, Israele non avrebbe consentito l’ingresso di un determinato numero di mezzi di trasporto contenenti aiuti umanitari, non aver rispettato i criteri pattuiti per la scelta dei prigionieri palestinesi da rilasciare e Israele e avrebbe aperto il fuoco nel Nord della Striscia ferendo e uccidendo civili che tentavano di fare ritorno nelle loro case.

Un bel grattacapo per Biden che si era affermato ottimista per il rilascio di ulteriori ostaggi rispetto a quelli presenti nelle liste e, soprattutto, per la delegazione del Qatar appena atterrata in Israele per supervisionare la buona riuscita della mediazione che da una quarantina di giorni impegna il piccolo ma potentissimo Emirato del Golfo, interlocutore privilegiato degli islamisti legati alla fratellanza musulmana. Anche l’Egitto è coinvolto nella trattativa.

E mentre Israele risponde alle accuse rivoltele promettendo di riprendere l’offensiva se gli ostaggi non verranno rilasciati entro la mezzanotte, decine di migliaia di persone da tutto Israele sono giunte nello spazio adiacente al Museo di Tel Aviv per unirsi alle famiglie nel cinquantesimo giorno di prigionia dei loro cari.

EBREI E DRUSI hanno implorato insieme l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi e sottolineato la necessità di correggere la famigerata Legge fondamentale sulla nazione del 2018 che stabilisce che Israele appartiene soltanto alla nazione ebraica, discriminando i drusi e le altre minoranze.

Intanto come ogni sabato sera sono riprese le proteste anche nelle altre città d’Israele, in particolare a Gerusalemme, dove i cittadini hanno invocato le dimissioni di Benyamin Netanyahu davanti alla sua Residenza.

E se l’Iran celebra la vittoria di Hamas, sostenendo che Israele non avrebbe raggiunto nessuno dei suoi obiettivi, la dottoressa Ronit Kampf dell’Università di Tel Aviv ha invece effettuato uno studio che simula le possibili soluzioni al conflitto se esso fosse gestito dalle donne invece che dagli uomini. Lo studio è basato sul videogioco Peace Maker, in cui i partecipanti devono assumere un ruolo governativo di rilievo di una delle parti e affrontare questioni politiche, militari o economiche.

L’algoritmo permette di vincere il premio Nobel per la pace solo a chi garantisce la soddisfazione di entrambe le parti in vari campi.

L’ESPERIMENTO ha dimostrato di allargare gli orizzonti di pensiero e le prospettive dei partecipanti e soprattutto una maggiore propensione delle donne ai compromessi e all’interazione, motivo per cui queste ultime hanno riportato risultati decisamente migliori battendo gli uomini che generalmente prevalgono nei videogiochi.

Finalmente intorno alle 21, al termine di alcune ore drammatiche, è giunta la notizia che Hamas avrebbe rinnovato l’intenzione di procedere al rilascio degli ostaggi e gli israeliani, già esausti, si apprestano a cominciare una nuova settimana con il fiato sospeso. Tredici ostaggi israeliani e alcuni stranieri, forse thailandesi, sono poi arrivati a tarda notte al valico di Rafah tra Gaza e Egitto.

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