Landini: «Il papa più radicale della Fiom»
L'incontro a Genova Confronto con monsignor Luigi Bettazzi sull’encliclica «Laudato si’». Il leader delle tute blu elenca cosa è peccato per Francesco: «La guerra, la violenza, l’abbandono dei poveri, lo sfruttamento della natura»
L'incontro a Genova Confronto con monsignor Luigi Bettazzi sull’encliclica «Laudato si’». Il leader delle tute blu elenca cosa è peccato per Francesco: «La guerra, la violenza, l’abbandono dei poveri, lo sfruttamento della natura»
Il Cap, Circolo autorità portuale, se lo sono acquistato con le loro forze. Sono i «vecchietti» che hanno lavorato all’Autorità portuale prima delle privatizzazioni degli anni ’90, e che ora tengono viva, sotto l’egida dell’Arci, una struttura polivalente che risale al 1946, ai primi giorni della ricostruzione dopo le devastazioni della guerra. Oggi i soci sono più di 4mila, in una realtà attiva a 360 gradi che Danilo Oliva offre subito al segretario dei metalmeccanici Cgil: «Landini, qui sei a casa tua per la coalizione sociale».
Anche di coalizione sociale si parla. Ma partendo dall’idea, intrigante, dell’Arci Cap e della Comunità di San Benedetto al Porto di mettere a confronto Maurizio Landini e Luigi Bettazzi sull’enciclica Laudato si’ di papa Francesco. Per il vescovo emerito di Ivrea, 92 anni né dimostrati né sentiti, è un compito facile. «Ma sono curioso – e sorride – di sentire cosa pensa Landini». Che se la cava bene. Anche perché l’enciclica l’ha letta, con attenzione.
Si parla di «Misurarsi con il mondo, una necessità al tempo della globalizzazione». Argomento sempre di estrema attualità. «La crisi culturale, economica, politica – apre Walter Massa dell’Arci – ci dice una cosa in particolare: il mondo che abbiamo conosciuto è passato e non tornerà, certamente non in quelle forme e in quei modi». Qualcosa però non torna: «Quella di Bergoglio è una enciclica pochissimo discussa – osserva Luca Borzani, che guida la Fondazione Palazzo Ducale – non è entrata nel sistema della comunicazione. Eppure propone una sfida culturale e politica per tutti, credenti e non. Chiama a un’azione comune di fronte al collasso ambientale e sociale che stiamo vivendo, provocato da una cultura basata sul consumo e dal dominio del ’mercato’. Che altro non è che una esasperata ricerca del profitto, a qualsiasi costo».
Luigi Bettazzi approfondisce: «Laudato si’ è una enciclica laica. Il primo che scrisse una cosa del genere fu papa Giovanni con la ’Pacem in terris’. Con l’idea di fondo che il mondo voleva la pace, e rivolgendosi ’a tutti gli uomini e le donne di buona volontà’. Questo proprio nel momento in cui la crisi nucleare Usa-Urss era sul punto di non ritorno». Dalla storia alla cronaca: «Ci sono sessanta milioni di persone in fuga dalle loro terre, a causa di guerre, dittature e carestie. Emigrano perché li abbiamo sfruttati, prima con le colonie e oggi con altre forme di coercizione. Siamo i difensori della libertà, così ci piace descriverci. Ma non può essere la libertà di fare quello che si vuole».
Landini esordisce e strappa sorrisi: «Mi sono accorto che c’è qualcuno più radicale della Fiom. Qualcuno che per giunta ha scritto un documento dove non c’è nemmeno una parola in inglese, cosa che oggi va tanto di moda». Poi entra nel merito: «E’ una enciclica rivolta a tutti. Perché è la ’casa comune’ che è a rischio. Il modello di capitalismo finanziario che oggi domina il mondo sta mettendo in discussione il futuro di tutti». Con meccanismi puntualmente denunciati da Jorge Bergoglio: «Cosa è peccato? – segnala Landini – Nell’enciclica è peccato la guerra, la violenza, l’abbandono dei poveri, lo sfruttamento della natura. Ce lo raccontavano in modo diverso quando da bambini andavamo in parrocchia». Applausi, sentiti.
Da Laudato si’ arriva anche un assist a un’analisi cara alla Fiom: «Produrre: cosa e perché, con quali tecniche, e con quale sostenibilità sociale e ambientale. Progettare e pensare dei prodotti che fin dall’origine siano a impatto zero o quasi. Qui l’enciclica richiama a un dibattito onesto, non precostituito. E il messaggio che ci vedo è la necessità di un cambio, di una crescita della politica. Che sia in grado di affrancarsi dal capitalismo finanziario. Perché, e Bergoglio lo ricorda, l’ingiustizia non è invincibile. Però sul piano dei valori oggi il capitalismo finanziario ha vinto. Se non ci fosse il papa, chi avrebbe il coraggio di scrivere cose del genere?»
Il filo del ragionamento del segretario Fiom porta infine alla coalizione sociale: «Cosa vogliono dire oggi destra, sinistra, centro? Per quelli della mia età hanno un significato. Ma per i più giovani, quelli che con governi di destra, di centro e di sinistra sono stati costretti a pagare per lavorare? Per loro queste parole non vogliono dire più nulla. La coalizione sociale non si rivolge solo a una parte, non vuole chiudere in un recinto. Vuole costruire percorsi in cui si ritrovino, senza costrizioni, le tante realtà che già oggi lavorano, bene, nei loro ambiti d’azione».
Appuntamento sabato a Roma dunque. Pensando anche alla tragica attualità degli ultimi giorni: «Papa Francesco è stato l’unico che ha fatto una manifestazione contro la guerra in Siria. E sabato manifesteremo contro il terrorismo e contro la guerra. Perché bombardare è un errore: Isis è quello che è perché è stato fatto ricorso alle armi, nel mondo musulmano è una minoranza. Piuttosto è necessario mettere tutti intorno a un tavolo, compresi i paesi arabi. E fare lavoro di intelligence, per togliere l’acqua dove Isis nuota».
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