L’alluvione del 2014 non ha insegnato nulla, lo scarico del Misa resta sulla carta
Senigallia Il giallo della messa in sicurezza del fiume
Senigallia Il giallo della messa in sicurezza del fiume
La tragedia era imprevedibile. I climatologi concordano nel dire che il nubifragio che giovedì sera si è abbattuto sulle Marche sia stato di dimensioni colossalmente superiore alle attese. Lo stesso, però, di certo non si può dire delle condizioni del fiume Misa, che già in passato aveva mostrato di cosa possa essere capace.
Nel maggio del 2014 Senigallia affrontò un’altra alluvione, con esondazione del corso d’acqua e allagamenti diffusi in città. In quel caso il conto si fermò a tre vittime, 180 milioni di euro di danni e diverse centinaia di sfollati. Per questo fatto in otto – compresi due ex sindaci di Senigallia, Maurizio Mangialardi e Luana Angeloni – sono finiti in un processo tormentatissimo con 380 parti civili e ancora in corso a L’Aquila (non ad Ancona, competente per territorio, perché un giudice era proprietario di una casa alluvionata): dei tanti reati ipotizzati, a causa della prescrizione, ne è rimasto in piedi solo uno, l’inondazione colposa.
La prossima udienza è in programma tra due settimane, il 29 settembre e, a questo punto, la questione torna di stretta attualità.
La città fu messa in ginocchio da quell’acquazzone, con interi quartieri residenziali sommersi dall’acqua e dal fango del Misa. Vennero colpiti anche alcuni paesi dei dintorni come Chiaravalle, che pure vide il suo centro abitato finire quasi completamente sott’acqua.
Il nodo principale, di cui si discute ormai da anni in un eterno rincorrersi di tavoli tecnici e riunioni politiche, è quello della cassa di espansione da realizzare nella frazione di Brugnetto, un invaso di compensazione idraulica che sulla carta dovrebbe servire a facilitare lo scarico del fiume, evitando gli allagamenti. Secondo diversi comitati, il progetto sarebbe pronto ormai dal 2006, ma ogni volta si trova un motivo per rinviare. Poche settimane fa dalla Regione Marche avevano annunciato che l’inizio dei lavori era ormai imminente.
L’alluvione del 2014, peraltro, ha segnato probabilmente anche il destino politico di Senigallia: la vecchia giunta di centrosinistra, nel tempo, è riuscita a inimicarsi il coordinamento dei comitati cittadini e alle comunali del 2020 a trionfare nelle urne è stata la coalizione di destra. Va detto, comunque, che da allora, malgrado la comunione d’intenti con la giunta regionale di Francesco Acquaroli, sul versante della prevenzione idrogeologica praticamente nulla è stato fatto.
E così Senigallia si è trovata ad affrontare il solito giorno della marmotta, la ripetizione di uno spettacolo tragicamente già visto, anche se questa volta è stato forte come mai prima, con l’acqua che è arrivata fino al lungomare, di fatto ricoprendo l’intera superficie della città. È un dato di fatto: gli argini del fiume Misa, soprattutto nelle zone collinari, sono in stato di abbandono e durante i mesi estivi, con la siccità che lo aveva ridotto praticamente a un rigagnolo, nessuno si è preso la briga di ripulirne il letto. Il conto, alla fine, è arrivato tutto insieme in due ore.
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