«Voglio lanciare l’allarme per la democrazia». Enrico Letta si gioca il tutto per tutto sul “voto utile” negli ultimi 17 giorni di campagna elettorale. Di prima mattina, con un video destinato ai 600 candidati dem, il professore prende il sopravvento sul leader.

E così Letta spiega lo «scenario da incubo» in cui «col 43% dei voti le destre prendessero il 70% dei seggi». Questo può accadere, dice, a causa degli «effetti perversi» della legge elettorale, il Rosatellum voluto dall’allora Pd di Renzi. «Il rischio democratico, e per la Costituzione, ci sarebbe se la destra vincesse nei 60 collegi uninominali in bilico».

Basta poco per evitarlo, sostiene Letta: «Un +4 dato a Conte e Calenda e tolto a noi renderebbe reale il rischio». Viceversa, «un +4% a noi ci consentirebbe di tenere la destra sotto il 55% e di rendere la partita contendibile». Morale: «C’è solo un voto per fermare la destra, quello dato al Pd e alla nostra coalizione».

SI TRATTA DELLA DIFFERENZA tra una vittoria delle destre e un cappotto. Il ragionamento scientificamente è fondato. Ma è chiaro che, a pochi giorni dal voto, suona come un’ammissione di debolezza, basato su sondaggi che non lasciano molto spazio alle speranze di rimonta.

Una ammissione così inconsueta da far sorridere Calenda: «Dunque Letta dice che hanno già perso?». Il leader Pd respinge questa interpretazione: «Ai nostri candidati ho detto: la destra non ha già vinto; se vince governerà e se può cambierà la Costituzione; non basterà l’Europa a salvarci i conti. Vincendo nei 60 collegi in bilico cambia tutto. Il voto utile è un fatto, non un’opinione».

Enrico Letta
Un +4% a noi ci consentirebbe di tenere la destra sotto il 55%. Se quei voti vanno ad altri, Meloni e Salvini possono cambiare la Costituzione

IN EFFETTI LETTA, nel suo discorso ai candidati, è partito da tre «percezioni distorte»: la «vittoria annunciata» delle destre; l’idea (molto cara a Calenda) che «se vincessero non governerebbero e le carte si mescolerebbero in Parlamento». Terzo: «L’idea sbagliata che comunque l’Europa ci salverà». E invece no: «Come con la Brexit», il voto dei cittadini modificherà il corso della storia. E dunque «spetta a noi salvare l’Italia, è tutto sulle nostre spalle».

CONCETTI RIBADITI LA SERA in piazza Santi Aspotoli, quella di Romano Prodi e delle vittorie dell’Ulivo, dove ha ribadito il concetto del voto utile: «Il voto per le liste di Calenda e Conte è oggettivamente un aiuto per la destra». E ancora: «Chi racconta che votando per loro torna Draghi dice una cosa non vera: gli elettori che sceglieranno il terzo polo si ritroveranno Meloni a palazzo Chigi». Una destra che «ha già governato e ha portato nel 2011 l’Italia alla bancarotta».

E a chi è tentato dal votare Meloni per «provarla», dice: «Lei era ministra di quell’ultimo governo Berlusconi che nel 2011 dovette andare a casa perché aveva sfasciato i conti».

IN PIAZZA IL LEADER PD fa autocritica per «aver capito in ritardo» il dramma del lavoro precario: «Abbiamo messo i giovani e la lotta alla precarietà al centro della nostra battaglia: via gli stage gratuiti, servono un lavoro vero e una casa per consentire ai ragazzi di uscire dalla casa dei genitori».

Tasto su cui batte Elly Schlein, ala sinistra delle liste dem: «Il precariato si può superare come hanno fatto in Spagna, dobbiamo contrastare le disuguaglianze». A lei tocca insistere anche sui diritti civili: «Non bastano le unioni civili, servono anche il matrimonio egualitario per coppie lgbt, una legge contro l’odio omolesbotransfobico e una nuova norma sulla cittadinanza» per i figli degli immigrati.

SUL PALCO SALE NICOLA Zingaretti: «Combattiamo!», è il suo mantra. «Non siamo chiamati ad assistere ma a scrivere la storia, quando lo abbiamo fatto abbiamo cambiato le cose».

Nicola Zingaretti
Non siamo chiamati ad assistere ma a scrivere la storia, quando lo abbiamo fatto sono cambiate le cose. Giù le mani dalla legge 194

Il governatore del Lazio si scaglia contro le destre e grida: «Giù le mani dalla 194, se vincono loro i diritti delle donne sono in pericolo». Cita a più riprese Berlinguer. «Nel paese dove crescono le ingiustizie, la destra con la flat tax propone che chi ha tanto e chi ha poco paghino lo stesso e questa è una grande ingiustizia. Per finanziare quella tassa si dovrebbe sicuramente tagliare di nuovo la sanità, le pensioni e la scuola». A Meloni che si autoproclama «madre e cristiana» ricorda che «c’è stato un tempo drammatico in cui non c’era il diritto a essere chi vuoi. Questo hanno vissuto qui a Roma le madri ebree. Noi siamo per i diritti di tutti. E voi? ». Applausi.

C’è un clima di sfiducia a sinistra? «Il Pd è ancora l’unico vero partito che mobilita le persone. Io sono ottimista perché vedo che il clima sta cambiando e in meglio», assicura Zingaretti.