La chiusura temporanea dello stabilimento di imbottigliamento dell’acqua minerale di Ruspino (Bg) della San Pellegrino per insufficiente fornitura di “bollicine” è emblematica del circolo vizioso in cui si è cacciato il sistema industriale del nostro Paese e dell’intero mondo globalizzato.

Come si legge nella presentazione on-line dello “Champagne delle acque minerali”, già nel lontano 1908 la rete di distribuzione dell’acqua minerale San Pellegrino si estendeva ben oltre le principali città europee, raggiungendo il Cairo, Calcutta, Shanghai e perfino Sydney, una globalizzazione ante litteram che ha segnato il destino dell’impresa, assorbita nel 1999 dal gigante Nestlé Waters, che ha sede in Svizzera.

Per un ventennio i profitti di questo ramo della Nestlé sono stati in vertiginoso aumento ma nei primi nove mesi del 2019, ancora prima dell’inizio della pandemia, la crescita dei ricavi è risultata inferiore a quella degli altri settori (0,5% a fronte del 3,7% di tutto il gruppo). L’anno scorso, in Nord America, i marchi Nestlé Waters sono stati ceduti a One Rock Capital Partners e Metropoulos & Co. per 4,3 miliardi di dollari. Forse anche le grandi imprese cominciano a capire che è meglio produrre e distribuire localmente piuttosto che trasportare bottiglie a migliaia di chilometri di distanza.

Se così fosse, noi ecologisti, che da decenni denunciamo l’impatto ambientale del trasporto dell’acqua in bottiglia dalle Alpi alla Sicilia e vice-versa, e lo scandalo delle concessioni delle acque di sorgente alle imprese private a costi irrisori rispetto al prezzo di vendita, non possiamo che essere contenti. Ma resta il problema dei i costi ambientali, pagati dai cittadini in termini di inquinamento e alterazione del clima, che non vengono mai conteggiati nelle produzioni industriali. Per produrre 1 kg di PET (con cui si producono circa 25 bottiglie da 1,5 litri) servono circa 17 litri di acqua e 2 kg di petrolio.

Per rifarsi il maquillage, puntando sull’aspetto della sostenibilità, Nestlé ha previsto di investire 200 milioni di euro nel periodo 2021-23, promettendo di produrre contenitori riciclabili al 100%. Nello stabilimento di Ruspino si dovrebbe confezionare acqua minerale in lattina con aggiunta di vitamine.

Cerchiamo di non cadere in questa trappola – nemmeno tanto originale- che verrà tesa ai consumatori con un martellante lancio pubblicitario. Ricordiamoci che l’unica acqua sostenibile è quella che esce dai rubinetti! Le bollicine possono essere aggiunte con le bombolette e le vitamine vanno ricercate nella frutta e nella verdura che, fortunatamente, abbondano nel nostro Paese.

Il messaggio è rivolto anche al sindaco di Milano che ha avuto la brillante idea di confezionare l’acqua dell’acquedotto in brick di cartone, definendola “comoda e sostenibile”. Ai sindaci diciamo: investite le risorse in educazione ambientale e distribuite contenitori “non a perdere” se volete contrastare l’acquisto delle acque in bottiglia.

* Comitato Milanese Acqua Pubblica