L’accademia russa non si slega da Mosca. Pagano gli studenti
Italia/Russia Nel 2022 l’Italia invitò a interrompere i rapporti con gli atenei in Russia. Scambi sospesi, i più colpiti sono i giovani universitari. «L’Istituto italiano di cultura di Mosca ha consegnato alla nostra facoltà fondi ma poi non può presenziare agli stessi eventi che ha finanziato»
Italia/Russia Nel 2022 l’Italia invitò a interrompere i rapporti con gli atenei in Russia. Scambi sospesi, i più colpiti sono i giovani universitari. «L’Istituto italiano di cultura di Mosca ha consegnato alla nostra facoltà fondi ma poi non può presenziare agli stessi eventi che ha finanziato»
L’11 marzo 2022 una circolare del ministero dell’Università e della Ricerca invitava i rettori degli atenei italiani, i direttori degli istituti di ricerca e i presidi degli istituti superiori a sospendere i programmi di scambio studentesco con la Federazione Russa e la Bielorussia. Erano trascorse due settimane dall’inizio dell’attacco di Mosca a Kiev e 500mila euro erano già stati stanziati in sostegno agli studenti ucraini per «garantire il loro fondamentale diritto allo studio».
Come tanti istituti russi, anche l’Università statale di Pyatigorsk (Psu), nel Caucaso settentrionale, da anni aveva attivato accordi di scambio con diversi paesi europei, tra cui l’Italia. Il Dipartimento di lingua e cultura italiana contava centinaia di iscritti, quasi tutte ragazze, ai quali era data l’opportunità di studiare nel nostro paese.
Il responsabile degli scambi, il professor Valery Narimov, ha vissuto per molti anni in Italia, lavorando come rappresentante della Sovexportfilm, la più grande agenzia sovietica responsabile della diffusione dei film all’estero e dell’import dei prodotti audiovisivi. Durante la sua ora di lezione, nella classe tappezzata dalle fotografie delle bellezze artistiche e architettoniche italiane, ci racconta che per la prima volta dal 2011, quest’anno l’Istituto italiano di cultura a Mosca ha declinato gli inviti dell’Università: «Ragioni ufficiali, ci hanno detto. Sono tanti i colleghi italiani che ci hanno parlato della necessità di interrompere le relazioni ufficiali ma con i quali continuiamo ad avere contatti personali. O che ci chiedono collaborazioni per propri progetti lavorativi».
ANCHE IL RETTORE Alexander Pavlovich Gorbunov e la responsabile della cooperazione internazionale Irina Mikhailovna mantengono saldi i rapporti con docenti e rettori degli atenei italiani. Ci confessano di non comprendere il perché dello stop ai programmi accademici in seguito a quella che, anche quando noi gli chiediamo dell’invasione, continuano a chiamare «operazione speciale» e che sostengono a pieno.
Può apparire sorprendente, ma sono genuinamente meravigliati. Anche se Pyatigorsk dista circa 400 chilometri da Rostov sul Don, i combattimenti sembrano essere lontanissimi. Il conflitto si legge negli annunci di raccolta beni (e droni) per i soldati al fronte e nella scomparsa del gigantesco McDonald’s proprio dinanzi all’Università, sostituito dalla nuova catena tutta russa di fast food «Vkusno i tochka», «Delizioso e basta».
Neanche durante i festeggiamenti per l’85° anniversario dalla nascita della Psu si è parlato di guerra e gli studenti hanno celebrato i tempi che furono danzando valzer, cantando gli Abba e ballando una versione caucasica di Bella Ciao ispirata a La casa di carta.
Sullo schermo del teatro grande si rincorrevano gli auguri ufficiali giunti dagli atenei di mezzo mondo, compresi quelli europei e dall’Università degli Studi di Siena. L’8 maro 2022 il rettore Tomaso Montanari aveva condannato l’attacco di Mosca e i presidi russi che lo sostenevano, ma allo stesso tempo aveva dichiarato che il suo ateneo aveva scelto «di non cancellare i suoi accordi e i suoi scambi con le università russe, e anzi, se possibile, di intensificare le relazioni con quella comunità scientifica e studentesca». Eppure, il professor Narimov ci dice che oggi tra Pyatigorsk e Siena non esistono più programmi ufficiali.
Il ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale gestisce e coordina gli 86 istituti italiani di cultura nel mondo finanziando eventi, corsi, promozione. Gli istituti italiani di cultura, a loro volta, sovvenzionano attività dei dipartimenti di italiano, i corsi di lingua e altro ancora.
«ANCHE QUEST’ANNO l’Istituto italiano di cultura di Mosca ha consegnato alla nostra facoltà alcuni fondi per la promozione della lingua italiana – spiega Narimov – eppure dall’ente ci hanno detto di non poter presenziare a quegli stessi eventi di promozione che ci sono stati finanziati».
Anche se la circolare del ministero non ordinava di interrompere i rapporti ma invitava «nel rispetto dell’autonomia accademica e di ricerca, a voler considerare la sospensione, per motivi di sicurezza, delle attività di mobilità collegate ai programmi di doppio titolo e titolo congiunto», tutti gli accordi tra Pyatigorsk e l’Italia sono ufficialmente sospesi. «Però a studenti e studentesse che possono permetterselo rimane una scelta: sobbarcarsi i costi e seguire autonomamente i corsi in Italia».
Significa dover dimostrare di avere un contratto di affitto e abbastanza soldi in banca da poter mantenersi per tutto il tempo necessario a terminare gli studi. «Per la maggior parte delle mie allieve è impossibile», si rammarica il professore. E così gli iscritti ai corsi di italiano si sono dimezzati. Ma in classe non si perde la speranza. Vincendo la timidezza Nastya ci dice di aver letto che da qualche parte in Italia hanno appeso uno striscione con su scritto «I russi non sono nostri nemici»: «Forse questo vuol dire che le cose stanno cambiando e che presto potremo tornare a studiare da voi».
Spiegare che quegli striscioni non sono quel che pensa serve a poco, il desiderio si è trasformato in fiducia e già ci elenca, insieme alle sue compagne, i nomi dei cantanti italiani che ascolta per migliorare la lingua in attesa di poter partire.
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