Labor Day, in sciopero 10.000 lavoratori del settore alberghiero Usa
Stati uniti Il flusso di turisti è tornato ai livelli pre pandemia, ma il personale resta troppo poco e i contratti inadeguati per la mole di lavoro
Stati uniti Il flusso di turisti è tornato ai livelli pre pandemia, ma il personale resta troppo poco e i contratti inadeguati per la mole di lavoro
Oltre 10.000 lavoratori del mondo alberghiero e dell’ospitalità hanno scioperato negli Stati uniti durante il fine settimana lungo del Labor Day, la festa del lavoro Usa che segna la fine dell’estate e che è più paragonabile al nostro ferragosto che al primo maggio. Il Labor Day è in pratica uno dei momenti di picco del turismo interno negli Stati uniti, ed è proprio per questo che è stato scelto, in modo da avere più risonanza possibile.
A mobilitarsi sono stati i lavoratori appartenenti a ogni tipo di struttura, incluse le catene come Marriott International, Hilton Worldwide e Hyatt Hotel. Tra i motivi alla base dello sciopero c’è proprio l’interruzione dei colloqui contrattuali tra i rappresentanti di questi tre grandi operatori alberghieri e il sindacato Unite Here, che rappresenta lavoratori di hotel, casinò e aeroporti sia negli Usa che in Canada.
Secondo quanto riferito dall’organizzazione sindacale, lo sciopero arriva alla vigilia della scadenza contrattuale, che era in calendario per ben 40.000 lavoratori degli hotel di 25 stati a fine 2024.
Le trattative per questi nuovi contratti sono in corso da maggio. Quello che domandano i lavoratori sono retribuzione e condizioni di lavoro migliori, visto che la pandemia ha cambiato il modo in cui operano molti hotel, e non in meglio.
A causa della pandemia infatti gli alberghi avevano tagliato il personale e le pulizie giornaliere delle camere. Ora, anche se il flusso ci turisti è tornato ad essere a livelli paragonabili a quelli del 2019, questi cambiamenti straordinari continuano ad essere mantenuti per abbassare i prezzi per i clienti.
Con il traffico di turisti tornato alla normalità per i lavoratori questa mossa equivale a un aumento dei carichi di lavoro, senza che a ciò corrisponda una retribuzione adeguata.
«Non accetteremo una ‘nuova normalità’ in cui le aziende alberghiere fanno profitti con buone offerte per gli ospiti e abbandonando i loro impegni nei confronti dei lavoratori – ha spiegato la presidente di Unite Here, Gwen Mills – Il settore dell’ospitalità Usa oggi deve far fronte a una buona crescita nell’afflusso di viaggiatori: i dati sulle prenotazioni mostrano un aumento del 9% nei viaggi nazionali nel 2024, rispetto allo scorso anno. È giusto che anche le retribuzioni siano adeguate alla mole di lavoro».
Mills ha ricordato che nel 2023 i lavoratori di Los Angeles e Detroit rappresentati da Unite Here, dopo 47 giorni di sciopero, hanno ottenuto il rinnovo dei contratti. Secondo la presidente sono già stati autorizzati scioperi a Baltimora, Honolulu, Kauai, New Haven, Oakland, Providence e San Diego, e altri 5.000 lavoratori alberghieri sono pronti ad unirsi ai colleghi in qualsiasi momento.
«Non vediamo l’ora di continuare a negoziare contratti equi e riconoscere il contributo dei nostri dipendenti al successo del gruppo» ha dichiarato Michael D’Angelo, responsabile delle relazioni sindacali di Hyatt, il che sarebbe incoraggiante per i lavoratori, se non fosse che allo stesso tempo la Hyatt ha affermato di avere già dei piani predisposti piani per ridurre al minimo l’impatto sulle attività dell’hotel, in caso di eventuali nuovi scioperi.
Hyatt e Hilton hanno affermato che continueranno a operare normalmente grazie ai piani di emergenza. Marriott non ha rilasciato dichiarazioni.
Il portale di notizie Axios ha confermato le parole di Mills sul fatto che, in quello che è diventato un braccio di ferro, sempre più personale alberghiero ha intenzione di unirsi alle proteste già nei prossimi giorni.
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