La «trappola» umanitaria a Gaza: bombe sul magazzino Unrwa
Israele/Palestina Da ottobre 400 morti nei rifugi dell'agenzia. Il sistema degli aiuti ideato per non funzionare, mentre Berlino si unisce ai pacchi dal cielo che ieri hanno distrutto i pannelli solari del Baptist Hospital. Raid militare a Jenin: 5 uccisi, due erano in ospedale. Scontri a Shuafat dopo l’uccisione di un 13enne
Israele/Palestina Da ottobre 400 morti nei rifugi dell'agenzia. Il sistema degli aiuti ideato per non funzionare, mentre Berlino si unisce ai pacchi dal cielo che ieri hanno distrutto i pannelli solari del Baptist Hospital. Raid militare a Jenin: 5 uccisi, due erano in ospedale. Scontri a Shuafat dopo l’uccisione di un 13enne
I pacchi di aiuti sono distrutti, per terra strisce di sangue, i feriti portati via usando le coperte come fossero barelle: ieri quattro palestinesi sono stati uccisi e 22 feriti nel bombardamento israeliano di un magazzino dell’Unrwa a Rafah.
È LÌ, DICE l’agenzia Onu per i profughi palestinesi, che arrivavano gli aiuti alla città-rifugio ed è da lì che il cibo veniva distribuito. Il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, non sa più come dirlo: «Ogni giorno condividiamo le coordinate di tutte le nostre strutture a Gaza con le parti in conflitto. L’esercito israeliano le riceve».
Eppure, a oggi, sono 400 i palestinesi ammazzati in rifugi dell’agenzia, 157 le strutture colpite da Tel Aviv e 152 le vittime tra i membri dello staff. Quattrocento sono anche le persone uccise mentre cercavano cibo o si ammassavano intorno ai camion di aiuti.
Numeri che danno il senso della guerra che si gioca sull’emergenza umanitaria, un risiko di camion fermi ai valichi, fondi sospesi all’Unrwa e longeve campagne di delegittimazione, spari su chi non ha più nulla da perdere perché la fame è troppa. Dicono che quello dell’ingresso e la distribuzione degli aiuti – in un pezzo di terra dove la carestia ha già ucciso almeno 27 persone (16 bambini) – sia un sistema ideato per non funzionare. E le misure tampone sono il modo per legittimare le chiusure dei valichi imposte da Israele.
Ieri lo hanno detto 25 organizzazioni per i diritti umani, tra cui Amnesty, Oxfam, Medici senza Frontiere: «Gli Stati non possono nascondersi dietro gli aiuti dal cielo o l’apertura di un corridoio marittimo per creare l’illusione di fare abbastanza per sostenere Gaza», si legge nel comunicato. Gli appelli cadono nel vuoto: ieri anche la Germania si è unita alla folta schiera dei paracaduti dal cielo, nelle stesse ore in cui i pacchi volanti precipitavano sull’ospedale battista di Gaza distruggendo i pannelli solari, fondamentali a far funzionare i reparti vista la carenza di gas per i generatori e il blocco israeliano dell’energia elettrica.
IL CESSATE IL FUOCO resta un miraggio, il negoziato cairota langue. Il primo ministro Netanyahu ne approfitta per ribadire che l’operazione terrestre su Rafah è necessaria e si farà (ha aggiunto che l’Unrwa sarà sostituita dall’esercito israeliano). Stesse parole del suo ministro della difesa Gallant che, da Gaza City dove ha incontrato le truppe, ha dato l’offensiva via terra per imminente.
E mentre il bilancio degli uccisi palestinesi accertati arriva a 31.272 (12.300 bambini, di più dei 12.193 uccisi in conflitti armati nel mondo negli ultimi quattro anni), il terzo giorno di Ramadan è trascorso nel sangue anche in Cisgiordania. «Nelle ultime 24 ore, l’occupazione israeliana ha ucciso sei palestinesi, compresi dei bambini», denuncia il ministero degli esteri dell’Autorità nazionale palestinese. Tra loro un 15enne, Muhammad Abu Hamed, che al checkpoint vicino al villaggio di al-Khader ha accoltellato due israeliani, 19 e 25 anni, ricoverati per ferite non gravi.
Cinque gli uccisi a Jenin durante una violenta incursione notturna nel campo profughi, che ha lasciato dietro di sé le macerie di case, strade e impianti elettrici e tubi dell’acqua. Due delle vittime sono state colpite da cecchini all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale di Jenin, appena fuori dal campo profughi.
HAMAS, da parte sua, fa appello ai palestinesi dei Territori occupati perché marcino contro l’occupazione militare. La tensione però sale anche nelle stanze del governo israeliano: il procuratore generale israeliano Baharav-Miara ha ordinato al ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir di non intromettersi nelle inchieste interne.
L’esponente dell’ultradestra si era presentato nel dipartimento delle indagini interne della polizia di Gerusalemme per perorare la causa dell’agente («combattente eroe», lo ha chiamato) che martedì nel campo profughi di Shuafat ha ucciso un 13enne palestinese che aveva acceso un fuoco d’artificio. Secondo la polizia, Rami Hamdan al-Halhouli lo aveva lanciato contro gli agenti, ma i video girati sul posto smentiscono la versione ufficiale: l’aveva lanciato in aria. Ieri a Shuafat è scoppiata la protesta.
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