«La distruzione totale di Hamas, cos’è? Qualcuno pensa che sia possibile? Se è così, la guerra durerà dieci anni e non credo che nessuno sappia definire seriamente questo obiettivo». Lo ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, da Dubai, a margine della conferenza internazionale Cop28.

IL COMMENTO di Macron è stato piuttosto inatteso e giunge a poche ore dall’interruzione della tregua nella Striscia di Gaza e dalla ripresa degli attacchi. Ma evidentemente non può trattarsi di un’uscita improvvisata, non a quei livelli e non in un consesso internazionale importante come quello di Dubai. Dunque il capo dell’Eliseo probabilmente sta cercando, come aveva già provato a fare più volte durante il primo anno di guerra in Ucraina, di aprire una «via europea» alla soluzione del conflitto in corso in Medio-Oriente.

Da un lato resta il forte interventismo dell’amministrazione statunitense: in questo senso vanno intesi i ripetuti colloqui del segretario di Stato Blinken con i paesi vicini a Israele e i tentativi di ristabilire la leadership dell’Autorità nazionale palestinese anche a Gaza, esautorando Hamas. Il presidente Biden ha investito molto su queste missioni diplomatiche e in caso si riuscisse a ottenere qualche successo (o a spacciare qualche accordo come tale) è certo che i democratici li useranno nella campagna elettorale per le presidenziali del 2024. Ma Biden è lo stesso che non ha esitato a inviare le portaerei al largo di Israele e ad aumentare immediatamente le forniture militari alle forze armate israeliane, il suo sbilanciamento a favore di Tel Aviv è innegabile. Agli antipodi c’è quello che potremmo definire il «fronte arabo», con l’aggressività, per ora solo verbale, dell’Iran e di Hezbollah, il ruolo del Qatar, che ha favorito la tregua dei giorni scorsi, e il tentativo della Turchia di proporsi come mediatore internazionale a favore della causa palestinese. Proprio il presidente turco ieri, sempre da Dubai, ha ribadito che «Hamas è una realtà della Palestina. Pensare di escluderli o eliminarli non è realistico» ed è tornato a definire Israele «uno stato terroristico».

DICHIARAZIONE che ha fatto infuriare il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen: «L’organizzazione terroristica Hamas-Isis non esisterà a Gaza il giorno dopo» la fine dei combattimenti, «libereremo Gaza da Hamas, per il bene della sicurezza di Israele e per creare un futuro migliore per i residenti della regione. Il presidente turco se vuole potrà benissimo ospitare nel suo Paese i terroristi di Hamas che non vengono eliminati e fuggono da Gaza».

Finora l’Ue si è allineata completamente alla posizione degli Usa, al netto di poche voci discordanti come quelle del presidente spagnolo Sanchez e di alcune uscite dell’Alto commissario per gli Affari esteri Borrell. Ora Macron ha provato a inserirsi in questo gioco delle parti che include poteri globali forti e influenti, forse per tentare di dare all’Ue un posizionamento strategico meno netto a favore di Israele. Vedremo se nei prossimi giorni qualche altro leader del Vecchio continente raccoglierà il testimone.