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La sua memoria vive nelle stanze dei dissidenti

La sua memoria vive nelle stanze dei dissidentiMichail Gorbaciov in un ritratto del 1991 – Ap

Addio a Gorbaciov Sembra che la memoria di Mikhail Gorbaciov, mancato martedì notte in ospedale a Mosca a 91 anni, sia chiusa oggi in Russia nelle stanze dei dissidenti. Strana compagnia per uno che è stato segretario del Partito comunista

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 1 settembre 2022

Dalla colonia penale in cui è detenuto, l’oppositore russo Alexei Navalny ha scritto sui suoi social network: «La radio della prigione ha trasmesso la notizia della morte di Mikhail Gorbaciov. È stato sotto il suo governo che gli ultimi prigionieri politici furono rimessi in libertà in Unione sovietica».

SUL SITO INTERNET del giornale Novaya Gazeta il Premio Nobel Dimitry Muratov ha raccontato ai lettori: «Amava la sua donna più del suo lavoro. Aveva messo i diritti umani al di sopra dello stato. Desiderava la pace più del potere personale». Sembra che la memoria di Mikhail Gorbaciov, mancato martedì notte in ospedale a Mosca a 91 anni, sia chiusa oggi in Russia nelle stanze dei dissidenti. Strana compagnia per uno che è stato segretario del Partito comunista; che ha messo, sì, in discussione la struttura dell’Unione sovietica; ma che in fin dei conti quel potere lo ha difeso anche a costo di clamorose falsificazioni, è il caso del terribile incidente alla centrale di Chernobyl, e di risposte violente alle proteste popolari, dal Caucaso ai paesi del Baltico.

«Amava la sua donna più del suo lavoro. Aveva messo i diritti umani al di sopra dello stato. Desiderava la pace più del potere personale»Dimitry Muratov in morte di Mikhail Gorbaciov

Quella di Mikhail Gorbaciov rimane per i russi una delle figure più controverse degli ultimi decenni. Lo dimostra l’imbarazzo del governo sui funerali di stato. L’agenzia Tass dice che si faranno. Interfax smentisce. Alla Casa dei sindacati di Mosca, uno dei centri della vita pubblica nell’era sovietica in cui sabato sarà aperta la camera ardente, non sanno che cosa rispondere. Controverse, però, sono le vicende che il paese da tempo attraversa.

Alla vigilia della Perestrojka Gorbaciov diceva della Russia: il nostro è un paese antico, ma lo stato è giovane. È una profezia che i russi vedono ripetersi continuamente. L’hanno sperimentata negli anni Novanta, nella stagione delle terribili riforme del più grande rivale di Gorbaciov, Boris Eltsin; all’inizio dei Duemila con la restaurazione di Vladimir Putin; e di nuovo quest’anno, dopo la svolta radicale coincisa con la guerra in Ucraina.

PER PUTIN GORBACIOV è uno «statista» che avuto un «ruolo importante nella storia mondiale», e che ha dovuto affrontare «sfide enormi in politica estera, nell’economia e negli affari sociali». Non è un mistero che Gorbaciov avesse preso le distanze dal Cremlino nel corso degli ultimi mesi, nonostante il sostegno offerto nel 2014, quando la Russia aveva annesso la Crimea.

A questo proposito vale la pena leggere ancora il ricordo di Muratov. «Anni fa ci disse di avere scritto un rapporto molto serio per le Nazioni unite e decise di leggercelo. Tirò fuori una grossa pila di fogli dalla sua valigetta. Noi ci preparammo ad ascoltare educatamente, ma sulla prima pagina c’era scritta soltanto una frase. Vietata la guerra. È tutto?, gli chiedemmo. Certo, che altro occorre?, disse lui».

Gorbaciov, dice sempre Muratov, disprezzava la guerra e la realpolitik. Rifiutò di premere il pulsante dell’attacco nucleare persino in una simulazione. Eppure per Ria Novosti la sua esperienza politica prova che «le buone intenzioni possono condurre un paese all’inferno». Soltanto il quotidiano Kommersant gli riconosce un merito, se così si può definire. Quello di avere lasciato il Cremlino sulle sue gambe, interrompendo la consuetudine di restare al potere sino al giorno della morte.

QUALE SAREBBE secondo i russi la colpa di Gorbaciov? Avere smantellato un sistema che aveva difetti criminali, ma che garantiva la sussistenza. Avere lasciato il paese in balia delle mire dei suoi storici nemici. È una critica generica e amplificata dal clima di mobilitazione che attraversa la Russia per la guerra in Ucraina, e che rende la distanza rispetto all’opinione dell’occidente ancora più marcata.

PAPA FRANCESCO ha ricordato ieri Gorbaciov per l’impegno lungimirante a favore della concordia e della fratellanza fra i popoli. Il capo della Casa bianca, Joe Biden, ne ha parlato come di un leader raro, in grado di immaginare un futuro migliore e di rendere il mondo più sicuro. Significative sono le parole spese dal presidente tedesco, Frank Walter Steinmeier, che prima ha reso omaggio a Gorbaciov per il ruolo svolto nell’unificazione della Germania, e poi ha detto che il suo sogno democratico è stato distrutto dall’invasione russa in Ucraina.

Anche Sergio Mattarella ha dedicato un messaggio a Gorbaciov: tutti gli europei, ha detto, avranno sempre un grande debito nei suoi confronti. Una lettura estremamente critica si trova soltanto sui media cinesi, che hanno accusato Gorbaciov, lo ha fatto il quotidiano Global Times, di avere compiuto errori «gravi e ingenui» e di avere provocato il caos nell’ordine economico interno. Questa distanza, questa differenza nelle valutazioni, non è affatto casuale. È la prova di quanto sia diverso il modo in cui russi guardano alla loro storia, rispetto al modo in cui l’Europa e gli Stati uniti la stanno immaginando.

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