La fila di migliaia di persone, normali cittadini, si snoda per le vie davanti alla Casa dei sindacati di Mosca dove ieri si è tenuto il funerale di Mikhail Gorbaciov: ce n’erano ancora ad aspettare fuori per salutarlo e rendergli omaggio quando verso mezzogiorno (ora di Mosca) le porte sono state chiuse per la fine della cerimonia. Il suo corpo era esposto nella Sala delle colonne, dove si sono tenute le esequie di molti altri leader sovietici.

MA GORBACIOV , dopo una serie di annunci e smentite da parte dei media russi, non ha avuto un funerale di stato, e Vladimir Putin come previsto non si è presentato: il Cremlino ha citato l’agenda troppo fitta di impegni del presidente per giustificare un’assenza annunciata dalla non celata animosità di Putin per l’ultimo leader dell’Urss.

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L’unica figura di spicco dell’orbita del potere putiniano a presentarsi è stato il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitri Medvedev, salvo poi fare subito un post su Telegram in cui indirettamente attacca l’eredità di Gorbaciov pontificando sul «crollo istantaneo delle istituzioni statali» seguita alla fine dell’Unione sovietica. «È questo degrado che innesca il processo irreversibile di disintegrazione dello stato». Post di cui Medvedev approfitta anche per tornare a minacciare l’Occidente che vuole portare la Russia al collasso – «il sogno dei pervertiti anglosassoni» – che però rappresenterebbe una «partita a scacchi con la morte». Specialmente perché nonostante gli «errori» dell’epoca di Gorbaciov «l’intero arsenale nucleare strategico è rimasto nel nostro Paese». «E questa è la migliore garanzia per la conservazione della grande Russia».

Dei leader internazionali, il premier ungherese Viktor Orbàn è l’unico a presenziare alla cerimonia che, anche se non patrocinata dallo stato, si è tenuta in forma “ibrida”: presidiata dalla guardia militare d’onore e organizzata con la partecipazione statale.

La gallery, foto Ap

QUELLO di Gorbaciov è infatti un funerale pieno di contraddizioni: delle decine di leader di tutto il mondo che ne hanno celebrato la memoria l’unico a poter entrare nella Russia sigillata al mondo esterno è l’autoritario Orban, che ha omaggito Gorbaciov con un mazzo di fiori bianchi invece della marea di garofani e rose rosse – i primi deposti dalla figlia Irina Virganskaya – che a fine cerimonia riempivano la Sala delle colonne.

E la sensazione che la partecipazione alle esequie fosse anche una forma di manifestazione di dissenso suo malgrado autorizzata, il riconoscimento alla vita di un uomo che disapprovava la guerra di Putin ed era inviso al Cremlino di oggi.

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«Gorbaciov ci ha fatto sognare la libertà», ha detto un moscovita presente ai funerali alla Bbc. «Spero che la nostra società non stia dando l’addio alla libertà». E alla testa della processione che ha condotto la bara al cimitero di Novodevichy – dove ora Gorbaciov è sepolto al fianco della moglie Raissa – c’era l’amico Dmitri Muratov, il giornalista russo dissidente vincitore del premio Nobel per la pace. «Penso che abbia fatto più cose buone che cattive – ha detto una donna a Reuters – La vecchia generazione qui presente se lo ricorda ed è venuta a dire addio. È tutto qui»