«Sarebbe davvero un segnale importante se Enrico Letta potesse vincere e non Meloni, che, come partito post fascista, porterebbe l’Italia in una direzione sbagliata». L’Spd entra nelle elezioni italiane con un chiaro endorsment a favore del centrosinistra e, in particolare, del Pd.

A PARLARE È IL PRESIDENTE dei socialdemocratici Lars Klingbeil, che ieri ha tenuto a Berlino una conferenza stampa con Enrico Letta. «La preoccupazione in vista del voto in Italia c’è», ha aggiunto Klingbeil. «Ma le elezioni si possono vincere anche agli ultimi metri», e una vittoria del Pd sarebbe molto importante per i socialdemocratici di tutta Europa. Letta, dopo aver partecipato all’esecutivo dell’Spd, ha ribadito il mantra di questi ultimi giorni: «Ho espresso la ferma determinazione che il nostro partito riesca a raggiungere l’obiettivo della rimonta». Larghe intese? «Vedremo. Sono convinto che dalle urne uscirà un risultato con una maggioranza chiara».

IL PIATTO FORTE DELLA VISITA di Letta a Berlino è stato l’incontro con il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz: 40 minuti in cui il cancelliere si è detto preoccupato che l’Italia possa fare asse con Polonia e Ungheria. E che una vittoria delle destre possa far «brindare Putin. Il leader Pd ha ribadito il «rapporto storico tra Italia e Germania, in questo momento ancora di più perché sono sotto attacco l’industria europea e la nostra competitività. Noi siamo le due potenze manifatturiere. Bisogna reagire insieme».

In particolare sulla crisi energetica: «Le soluzioni nazionali non bastano, serve una risposta europea». Letta, al termine degli incontri, si è detto «ottimista» su questa possibilità, perché si è convinto – spiegano dal Nazareno- che «la Germania voglia arrivare seriamente a una soluzione comune sull’energia, già al consiglio Ue del 30 settembre».

QUESTA CONVINZIONE nasce dal fatto che Scholz – durante il colloquio- ha spiegato che una soluzione comune è anche un modo «per evitare di dissipare ancora risorse e continuare a foraggiare le speculazioni». «Italia e Germania sono mano nella mano per una soluzione europea», spiega il leader Pd. «La mia aspirazione è che il 30 settembre si arrivi a una soluzione politica, come abbiamo fatto con la pandemia, in modo tale che le famiglie e le imprese sappiano che i rincari sono finiti».

Il riferimento è all’apertura di Berlino sul disaccoppiamento del costo del gas da quello dell’elettricità. Più sfumata la posizione tedesca su un tetto comune al prezzo del gas. «Siamo il cuore dell’Europa e a Bruxelles rimarremo con Berlino, Parigi e Madrid», ha detto Letta in conferenza stampa. «Le destre vanno nella direzione dei governi di Ungheria e Polonia, il fatto che Meloni e Salvini aiutino Orban è gravissimo».

LETTA NON RINUNCIA alla sua strategia: far sì che il voto del 25 settembre sia un referendum sull’Europa, come quello su Brexit.«Il vero patriottismo è il nostro, quello nel solco di Draghi», il ragionamento del leader dem. «Se l’Italia litiga pretestuosamente con la Ue, se vuole rinegoziare il Pnrr, non solo non ci daranno più soldi a fondo perduto, ma sospenderanno quelli in corso. Se vince questa destra, la prossima Ungheria rischia di essere l’Italia».

A chi gli ricorda che le alleanze sullo scacchiere europeo sono un tema lontano dalla vita quotidiana di moltissimi italiani, Letta replica: «Non è una questione solo di politica estera. Se rompi con l’Europa, i danni li pagano gli italiani, di tutti gli orientamenti politici. Li pagano con la recessione, gli interessi sui mutui, il debito, il taglio ai servizi».

DURISSIMA LA REAZIONE di Meloni: «La sinistra gioca a mettere in mezzo i poteri internazionali. Perché sono ormai convinti che non gli serva avere il consenso degli italiani e preferiscono avere la protezione di alcuni poteri stranieri», spiega a Rete4. «Letta baratta il sostegno di alcuni partiti esteri con l’interesse nazionale degli italiani: è andato in Germania farsi dire bravo in cambio del silenzio sul no tedesco al tetto del gas».

Dalla Francia arriva via sms il supporto a Salvini di Marine Le Pen: «Buona fortuna Matteo! Ancora e sempre con te!». Il leghista parlando con Bloomberg tenta una retromarcia: «La mia opinione su di lui è cambiata durante la guerra» E sulla Nato: «Il nostro impegno non cambierà».