La sinistra riparta da Giuseppe Conte. O quantomeno insieme a Giuseppe Conte. L’appello per costruire «un coordinamento per dialogare con il M5S» firmato da Loredana De Petris, Stefano Fassina, Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Cento, Claudio Grassi e altri, porta dritto a un’assemblea che si terrà sabato 22 ottobre a Roma. Interverrà anche Conte, per il primo tentativo di fusione a caldo tra il frastagliato universo della sinistra e il «nuovo» M5S, quello che, almeno nell’ultima campagna elettorale, ha insistito molto sui temi sociali e ambientali e, secondo tutte le analisi dei flussi elettorali, ha sottratto non pochi consensi alle forze progressiste e di sinistra, soprattutto nelle regioni del sud.

«Partiamo da un dato di fatto: pensiamo che il risultato dei 5S sia dovuto a un voto di sinistra – dice Claudio Grassi di Sinistra italiana -, quindi costruire un coordinamento per dialogare con loro potrebbe essere una cosa utile per tutti».

La faccenda non è nuova: già in estate, quando si trattò di scegliere con chi allearsi, le fibrillazioni all’interno di Si furono parecchie, e il documento che proponeva di cercare un accordo con Conte e non con il Pd raccolse quasi un terzo dei consensi dell’assemblea nazionale (e probabilmente molti di più tra i militanti di base). Prevalse comunque la linea del segretario Nicola Fratoianni, quella del «patto tecnico e non programmatico» con il partito di Enrico Letta.

«Si percepiva già allora un cambio di indirizzo da parte del M5S – insiste Grassi – e noi avremmo preferito cercare di fare una coalizione con loro. C’era maggiore affinità, lo abbiamo visto anche nelle questioni legate alla guerra, con il Movimento che, a differenza del Pd, si è schierato contro l’invio di armi in Ucraina».

L’avvio del percorso, pianificato già da prima delle elezioni, c’è stato il primo ottobre a Firenze, con un’assemblea che ha visto la partecipazione di oltre duecento persone. Da lì il dialogo con Conte e l’idea di costruire questo coordinamento. Fratoianni, per ora, osserva senza commentare e ancora non si sa se prenderà parte o meno all’assemblea del 22. «Penso che la nostra iniziativa possa essere condivisa anche da lui – prosegue Grassi -, nelle sue interviste mi sembra che dica le stesse cose che diciamo noi, e cioè che con Conte bisogna dialogarci».

Del resto il coordinamento punta ad assumere un carattere trasversale e, almeno per il momento, vuole mantenere una forma, per così dire, liquida: l’obiettivo dichiarato infatti è costruire «una rete nazionale e territoriale che, con autonomia politica ed organizzativa, ma senza velleità di fondare l’ennesimo partitino, si relazioni con il M5S e lavori alla costruzione delle condizioni per un rigenerato e credibile polo progressista, adeguato alle sfide per il governo di comuni, regioni e dell’Italia». Da notare che in questo ipotetico polo non ci sarebbe spazio per il Pd, ritenuto ormai distante.

Sullo sfondo, poi, ci sono le elezioni regionali, a partire da quelle quasi imminenti del Lazio (previste per gennaio o al massimo per febbraio) e poi in Lombardia e Friuli Venezia Giulia, territori in cui il partito di Conte ha sofferto non poco alle ultime politiche.

Alla finestra ci sono anche altre forze, come ad esempio i 261 tra militanti e dirigenti che all’inizio dello scorso agosto se ne sono andati da Articolo Uno contestando la linea delle candidature all’interno del Pd e la quasi contestuale rottura di ogni rapporto con Conte. E poi c’è l’Unione Popolare, che vorrebbe restare unita e che però non può fare a meno di stare a guardare cosa succederà in questo dialogo con i 5S.

«Penso che l’interlocuzione con il M5S sia nei fatti e vada perseguita senza pregiudizi – commenta il segretario di Rifondazione Maurizio Acerbo -. Non dobbiamo vivere come un problema se loro si riposizionano a sinistra, l’importante è che lo facciano davvero». Sul futuro si vedrà che piega prenderanno le cose. «Io prima delle elezioni avevo parlato di un polo con Si, Verdi, M5S e Up. Se si vuole ragionare in quest’ottica, perché no? Certo la sinistra non dovrà essere solo gregaria», conclude Acerbo.