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La sindaca Raggi si riconosce donna ma non lo rivendica

Donne Ci sono due modi di dire: sono una donna. Da una posizione di forza e da una di debolezza

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 21 giugno 2018

Ci sono due modi di dire: sono una donna. Da una posizione di forza e da una di debolezza. La posizione di forza dice: sono una donna, sono capace di fare quello che voglio e responsabile di quello che faccio.
La posizione di debolezza prega: sono una donna, non sono responsabile perché non faccio quello che voglio, ma quello che gli uomini mi inducono a fare.

Le donne della Casa delle Donne parlano dalla prima posizione. Virginia Raggi (che sarebbe giusto, in ottemperanza alla sua preghiera, non chiamare più Sindaca), dalla seconda.
Perciò non c’è niente in comune fra le due affermazioni.

Giustamente Michela Marzano scrive, su Repubblica ( 16 giugno), che «citare il proprio sesso invece di rendere conto delle proprie scelte e delle proprie azioni, … è forse l’ultima cosa che dovrebbe fare una donna».

Ma per cinque millenni le donne (non tutte) si sono appellate alla generosità maschile per salvarle dalla prepotenze maschile. E poiché l’uomo è insieme prepotente e generoso, la loro tattica è stata spesso efficace.

E’ sempre un re che lega le vergini a uno scoglio per farle mangiare dal serpente marino, ed è sempre un eroe che le viene a salvare.
In questo eroe spera Virginia Raggi, che, resa astuta da una lunga tradizione, ha capito che il re e l’eroe sono la stessa persona e perciò si appella a chi la sacrifica per farsi salvare.

Ma la donna che parla da una posizione di forza non si lascia sacrificare e chiede giustizia, non protezione.

Forse per questo Virginia Raggi, mentre si riconosce donna, non sente affinità con le donne che lei stessa intende sacrificare. Non hanno un piano su cui incontrarsi.

Il femminismo ha rifiutato a lungo questa distinzione. Ed era giusto farlo finché la donna era vittima e prigioniera. Ma ora, grazie alle sue battaglie, almeno da noi questa situazione è in gran parte cambiata. E se vogliamo che cambi del tutto, bisogna che anche la donna cambi del tutto, che non chieda più di essere protetta e nemmeno rispettata (si rispettano i presunti inferiori), ma onorata come spirito libero e diverso, dallo spirito libero e diverso dell’uomo.

E che dalla Casa delle Donne si risponda a Virginia Raggi: «No, non ti attaccano perché sei una donna, ma forse perché non lo sei ancora».

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