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La Sardegna tra rinnovabili e gas metano

La Sardegna tra rinnovabili e gas metano

Energia Il piano Draghi prevede che l’isola diventi l’hub italiano per la transizione energetica, ma il governo Meloni e Confindustria vogliono un metanodotto

Pubblicato circa un anno faEdizione del 21 settembre 2023

Rinnovabili o ancora gas? In Sardegna la partita è aperta. A giocarla sono in tanti: grandi gruppi nazionali come Eni, Snam e Enel, forze imprenditoriali locali, sindacati, sigle varie dell’universo ambientalista e associazioni di cittadini che nei territori fanno sentire la loro voce. E poi la politica: la giunta regionale di centro destra, guidata dal sardista leghista Christian Solinas, e le opposizioni di centrosinistra e di sinistra, che guardano alla questione energia anche in vista delle imminenti elezioni regionali, fissate per febbraio del prossimo anno. Il quadro è complesso. Il decreto Draghi sulla transizione energetica fa della Sardegna un importante hub nazionale per le energie rinnovabili, ma nello stesso tempo apre l’isola (unica regione d’Italia oggi fuori dalla rete nazionale del gas) al metano, con il via libera alla costruzione di ben tre rigassificatori. A oggi sono oltre 300 le domande inoltrate al ministero per l’ambiente da imprese nazionali ed estere per l’impianto di pannelli e pale. E se a Roma il fronte imprenditoriale green made in Italy è compatto, a Cagliari Confindustria Sardegna e la potente lobby delle imprese edili vanno in controtendenza e spingono per la costruzione di un metanodotto che, partendo da Cagliari, porterebbe il gas nordafricano in tutta la regione, in sintonia con il Piano Mattei di Giorgia Meloni. In ballo c’è un appalto da 500 milioni.

CONFINDUSTRIA SARDEGNA E IMPRENDITORI EDILI trovano in Solinas una sponda sicura: il governatore ha chiesto formalmente il via libera al governo amico per la costruzione del megatubo e non è escluso che riesca nell’intento prima delle elezioni regionali. Inoltre, Solinas ha portato il decreto Draghi davanti al Consiglio di Stato, con un ricorso che ne chiede la sospensiva nella parte in cui le norme varate dall’ex presidente del consiglio e tuttora in vigore autorizzano il massiccio ingresso di eolico e fotovoltaico in Sardegna. E mentre la magistratura amministrativa ha annunciato una sentenza per il prossimo mese di novembre, la destra ha messo su una martellante campagna mediatica contro le rinnovabili, forte del fatto che un problema di costruzione del consenso intorno alla scelta green effettivamente esiste. Da un lato, infatti, a scegliere quante energie rinnovabili vanno messe in Sardegna (e soprattutto dove vanno messe) al momento è, stando all’impostazione del decreto Draghi, soltanto il governo. Dall’altro lato, di fronte a questa scelta centralistica operata da Draghi sono molte nell’isola le comunità locali che chiedono di avere voce in capitolo. Il 14 settembre a Cagliari un corteo organizzato dal coordinamento dei Comitati sardi contro la speculazione energetica ha sfilato per le vie della città.

DELLA RICHIESTA DELLE COMUNITÀ LOCALI di pesare nelle scelte regionali di politica energetica si è fatto interprete, con una proposta di legge presentata in consiglio regionale, il gruppo dei Rosso Verdi, una formazione nata qualche mese fa che raccoglie attivisti di liste civiche di centrosinistra e militanti che hanno lasciato il gruppo consiliare dei Progressisti di Massimo Zedda, ex Sel e sindaco di Cagliari dal 2011 al 2019 alla guida di una giunta di centrosinistra. «Siamo convinti – spiega Diego Loi, primo firmatario della proposta di legge – dell’importanza della transizione energetica ma anche della assoluta necessità di tutelare una delle risorse più importanti che abbiamo in Sardegna, ovvero la natura e il paesaggio. In tal senso crediamo che le comunità che abitano i nostri territori debbano avere il giusto peso nel processo decisionale». I rosso-verdi chiedono che Solinas apra un confronto con il governo per definire un quadro certo di programmazione del piano di sviluppo delle energie rinnovabili che blocchi la speculazione sui terreni su cui installare pannelli e parchi eolici e che tenga conto delle richieste di partecipazione democratica avanzate dalle comunità locali. Nel frattempo, prevede la proposta di legge dei Rosso Verdi, scatta una moratoria, un blocco temporaneo della costruzione di nuovi impianti.

CONTRO QUEST’ULTIMA RICHIESTA alcuni esponenti del movimento per le rinnovabili (Mauro Romanelli di Cittadini per l’Italia rinnovabile; Fabio Roggiolani di Ecofuturo; Vittorio Marletto, fisico; Ugo Bardi, chimico membro Club di Roma) hanno diffuso un documento. «Siamo certi – si legge nel testo – che lo spirito e le intenzioni dei rosso-verdi siano in buonissima fede, confortati anche dalla consapevolezza che le forze politiche di riferimento nazionale, Sinistra Italiana e Verdi, sono fortemente e coerentemente impegnate a sostegno della transizione rinnovabile a livello nazionale ed europeo. Ciononostante, non è possibile non dare un giudizio assolutamente negativo sullo strumento scelto». I firmatari del documento giudicano la proposta di moratoria «un grave errore, giuridicamente inapplicabile, e politicamente irrazionale: perlomeno, si dovrebbe proporre contestualmente il blocco di rigassificatori e metanodotto, altrimenti si arriverebbe al paradosso di fermare le rinnovabili e fare andare avanti nuova produzione energetica fossile». «Abbiamo molto rispetto – aggiungono i firmatari – delle valutazioni del gruppo consiliare rosso verde, che si trova in trincea a gestire una situazione non facile, ma riteniamo inevitabile chiedere loro il ritiro della proposta di moratoria, e la disponibilità a discutere con noi altri strumenti e modalità per fronteggiare insieme questa situazione. È necessario recuperare il terreno perduto e coagulare una Sardegna consapevole e responsabile, che insieme alle forze ecologiste di tutto il paese sia capace di pensare una transizione energetica per l’isola giusta ed equilibrata, all’interno di un progetto per il paese e per l’Europa, nel corretto e positivo rapporto con le comunità locali e con le forze economiche più innovative e disponibili al confronto».

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