Afrin è tante narrative, che si traducono in méte: quella della Turchia che vuole fare del cantone curdo un «magazzino» per rifugiati e miliziani; quella dei curdi per cui è destinazione della resistenza. Ieri Ankara ha dispiegato 280 poliziotti dei reparti speciali Poh, volontari e squadre speciali della gendarmeria specializzate in guerriglia urbana. In contemporanea funzionari turchi spiegavano l’altra faccia del piano di invasione del presidente Erdogan: trasferire ad Afrin decine di migliaia di rifugiati siriani (provenienti da altre zone del paese), oggi in territorio turco. Con un duplice obiettivo: liberarsene e modificare la demografia di un paese già devastato...