La retromarcia, incostituzionale, del ministro Colao
L’estate del 2021 passerà alla storia perché la Repubblica italiana ha consentito la raccolta di firme online per promuovere i referendum. Grazie a ItAgile, una piattaforma privata, l’Associazione Luca Coscioni ha raccolto quasi un milione di firme pagandole un euro ciascuna su eutanasia e cannabis.
La novità fu resa possibile grazie all’entrata in vigore anticipata di una norma che rispondeva alle osservazioni del Comitato Onu sui diritti umani, frutto di un ricorso di Mario Staderini e del Prof. Cesare Romano contro l’Italia, sugli “irragionevoli ostacoli” frapposti all’esercizio dei diritti civili e politici in occasione della presentazione di referendum.
La nuova norma, adottata a fine luglio 2021 grazie a Riccardo Magi (Più Europa) che mandò sotto il Governo, fu resa operativa da un accordo informale col ministro Vittorio Colao per cui, in assenza della piattaforma pubblica, i promotori potevano utilizzarne una con caratteristiche simili. La legge prevede che, una volta entrato in vigore quanto predisposto dal Governo, nessun altro sistema può consentire la raccolta firme online.
In primavera il Ministero della giustizia ha informato che la piattaforma sarebbe stata pronta nel secondo semestre del 2022. Poco dopo il Garante per la privacy ha avanzato dubbi sulla segretezza delle sottoscrizioni dimostrando mancanza di cultura politica (chi firma chiede un referendum, non svela il proprio orientamento politico!) confermando l’allergia a strumenti di democrazia diretta da parte di chi dovrebbe adeguare il godimento dei diritti civili alle applicazioni del progresso scientifico.
Qualche giorno fa, lo stesso Ministro Colao, nel rispondere a un’interrogazione di Magi, ha chiarito che quando la piattaforma sarà operativa non consentirà l’autenticazione delle firme né l’interpello contestuale degli elenchi elettorali di chi ha firmato.
Non solo non sono stati mantenuti i tempi di entrata in vigore della legge, 1 gennaio 2022, ma se ne annulla la finalità per l’attivazione dell’articolo 75 della Costituzione, violandola perché le firme elettroniche non sono soggette ad autenticazione.
Nei giorni in cui le sottoscrizioni per la cannabis volavano il Governo si era ritenuto “assolto” dalle critiche dell’Onu poiché, tra le altre cose, con lo SPID aveva disintermediato la partecipazione civica di decine di milioni di persone – da chi ha disabilità a chi vive all’estero. Diversi costituzionalisti, commentatori e politici denunciarono la banalizzazione della partecipazione diretta, la cosiddetta “Spid Democracy”, perché rendeva la politica alla portata dell’ultima influencer elogiando la profondità della “cultura dei banchetti” – senza averne mai fatto uno.
La transizione digitale non può essere solo l’efficientamento della burocrazia. Se Colao non manterrà gli impegni perché la tecnologia sia al servizio della democrazia e cederà ai veti di partiti e dell’apparato dello Stato non lascerà un ricordo governativo di cui essere fiero in futuro. Ci ri-pensi.
L’appello al Ministro Colao si può firmare su www.associazionelucacoscioni.it
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento