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La rabbia drusa contro le pale eoliche di Israele

La rabbia drusa contro le pale eoliche di Israele

Golan Nei giorni scorsi migliaia di drusi hanno manifestato, subendo le cariche della polizia, contro il progetto di Israele di costruire tre parchi eolici nel territorio siriano occupato nel 1967

Pubblicato più di un anno faEdizione del 24 giugno 2023
Michele GiorgioGERUSALEMME

È solo una tregua, fino all’Eid al Adha, la festa musulmana attesa a fine mese, quella che hanno stabilito il primo ministro israeliano Netanyahu e il leader spirituale druso Moafaq Tarif. Israele ha interrotto i lavori di costruzione delle turbine eoliche sul Golan siriano che occupa dal 1967 e la comunità drusa ha sospeso le proteste contro la confisca delle sue terre. Terminate le festività ai primi di luglio, lo sbocco ovvio sarà la ripresa delle manifestazioni. Questa settimana migliaia di drusi delle città di Majdal Shams, Masade e Ein Qiniyye si sono mobilitati in difesa dei loro terreni agricoli. Diversi manifestanti sono rimasti feriti nelle cariche della polizia. Contusi anche alcuni agenti.

«La polizia è entrata nel Golan contro la volontà del popolo druso che rifiuta questo progetto. Solo pochi proprietari terrieri lo appoggiano, allettati dalle offerte economiche che hanno ricevuto. Quelle pale eoliche potranno costruirle solo passando sui nostri corpi» avverte Emil Masaud contadino e attivista druso. Il progetto prevede 52 turbine in tre parchi eolici nel nord e nel centro del Golan. L’investimento è di circa 215 milioni di dollari. «La parte del progetto curata dalla società Energix – spiega Masoud – è la più critica e colpirà la nostra tradizionale economia agricola. Tre dei nostri villaggi, Majdal Shams, Buqata e Masada non potranno espandersi». Se attuato, il piano di costruzioni porterà alla confisca di 450 ettari di terreno fertile. Gli abitanti e gli agricoltori dei villaggi coinvolti hanno fatto ricorso ma il Comitato israeliano per la pianificazione e l’edilizia l’ha respinto. La Energix da parte sua difende la costruzione delle pale eoliche nel Golan, prevista dal piano nazionale israeliano approvato nel 2009 con l’obiettivo fissato al 10% di energia pulita rinnovabile a disposizione del paese.

La battaglia dei drusi del Golan è un misto di lotta politica e ambientalismo. Le pale deturperanno un paesaggio di rara bellezza. E un abitante di Majdal Shams ci spiega che «L’energia pulita di cui parlano (gli israeliani) in realtà è destinata alle colonie ebraiche in espansione, una delle quali porterà il nome di Donald Trump». Nel 2019 l’ex presidente Usa, in violazione del diritto internazionale, riconobbe il Golan come parte del territorio israeliano.

In seguito all’occupazione del Golan nel 1967 la popolazione siriana venne espulsa o costretta a scappare e 163 centri abitati furono distrutti. Vennero risparmiati i cinque villaggi drusi intorno ai quali sono stati costruiti 36 insediamenti coloniali dove vivono circa 27mila israeliani. Israele si è annesso unilateralmente le Alture del Golan nel 1981, una mossa non riconosciuta dalla comunità internazionale, con rare eccezioni, tra cui gli Stati uniti. I drusi in gran parte hanno rifiutato l’offerta della cittadinanza israeliana e continuano a considerarsi parte della popolazione siriana.

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