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La protesta di Sweida arriva alle porte di Damasco

La protesta di Sweida arriva alle porte di DamascoProteste a Sweida sotto la sede del partito Baath – Ap

Siria Proseguono le manifestazioni nella provincia meridionale popolata da drusi. Le contestazioni per le condizioni di vita si allargano ad altre zone del paese e diventano sempre più politiche

Pubblicato circa un anno faEdizione del 30 agosto 2023

«È una disobbedienza civile con un ampio sostegno sociale proveniente da una porzione significativa della comunità drusa». Ryan Marouf, attivista e direttore del sito di notizie Suwayda 24, descrive così la protesta massiccia contro il governo centrale di Damasco che coinvolge da oltre una settimana la provincia di Sweida. Le autorità mantengono, per ora, un atteggiamento di basso profilo, evitano gli attriti in questa area nel sud della Siria, popolata in maggioranza da drusi, che in passato si è mostrata sostanzialmente fedele al presidente Bashar Assad. Le forze di sicurezza però sono in allerta e così quelle militari. Le proteste hanno raggiunto Daraa, la città meridionale dove nel 2011 cominciarono i raduni di massa contro Assad che nei mesi successivi sfociarono nella guerra interna che ha fatto almeno 300mila morti e ancora insanguina diverse regioni della Siria. Ieri reparti militari sono stati schierati alle porte di Jaramana, adiacente a Damasco, dove gli abitanti drusi hanno legami di parentela con quelli di Sweida. Decine di persone hanno manifestato a Bakara (Deir Ezzor) e la protesta di Sweida comincia a trovare consensi anche sulla costa, a Latakya, da sempre filogovernativa.

Le condizioni di vita sempre più difficili per gran parte della popolazione costretta a fare i conti con il crollo della lira siriana nei confronti del dollaro e il continuo aumento dei prezzi dei generi di prima necessità alimentano il fuoco della contestazione. A Sweida e nei centri vicini da giorni si scandiscono a gran voce slogan contro Bashar Assad. I manifestanti hanno fatto irruzione in diversi uffici del partito Baath al potere cacciando via i funzionari, saldando le porte e dipingendo slogan antigovernativi sui muri.  «A Sweida in verità si è protestato contro il governo più volte anche in passato» spiega al manifesto il giornalista druso Salman S., «la protesta in corso nasce dalla disperazione. Non c’è lavoro, le famiglie non hanno soldi per mangiare e curarsi. Non poche donne hanno cominciato a prostituirsi per sopravvivere. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata due settimane fa, quando il governo ha ulteriormente ridotto i sussidi pubblici che tenevano basso il costo della benzina». Allo stesso tempo è una protesta politica, precisa Salman. «Ad appoggiarla ci sono ora anche i leader religiosi drusi e ciò ha mobilitato tutta la comunità. Assad e il suo esecutivo sono accusati di aver lasciato precipitare nella miseria Sweida che pure è stata fedele al regime nei momenti difficili».

Damasco non riesce a trarre beneficio dal recente miglioramento delle relazioni con gli altri paesi arabi, inclusa l’Arabia saudita. Nessuno di questi paesi sta portando aiuti o pianificando investimenti in Siria, anche per timore del Caesar Act, il regime di sanzioni economiche varato dal Congresso Usa contro Damasco. Sembra materializzarsi ciò che gli Usa e l’Unione europea desideravano quando hanno deciso di strangolare economicamente la Siria e di lasciarla isolata, quando l’esercito governativo ha sconfitto, con l’aiuto dell’aviazione russa e delle milizie sciite giunte dall’ Iran e altri paesi, le formazioni islamiste e jihadiste che – appoggiate dalla Turchia, dall’Occidente e dai paesi del Golfo – avevano tentato di rovesciare Assad. Il governo ha provato a tamponare la crisi raddoppiando salari e pensioni del settore pubblico ma la mossa ha accelerato l’inflazione e indebolito la lira siriana, aumentando la pressione su milioni di persone. «La popolazione, povera al 90%, punta il dito contro il presidente, crede che se non ci fosse più lui al potere le sanzioni internazionali verrebbero revocate e la Siria tornerebbe ad essere prospera», dice Salman S.

 

 

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