In Germania, lo storico leader dei Verdi europei Cem Ozdemir è il nuovo ministro dell’Alimentazione e dell’Agricoltura. Si tratta della prima volta da ministro di un cittadino «di origine turca» nella storia politica tedesca. Un fatto senza precedenti che rappresenta la punta di un iceberg di un sommerso transculturale che sta tratteggiando nuovi e inediti equilibri nello scenario sociopolitico post-Merkel.

Nell’ultima tornata elettorale sono state infatti oltre 100 le persone con background migrante a candidarsi per il rinnovo del Bundestag, tra cui tantissime turcofone e curdofone. A differenza delle elezioni del 2017, in cui erano stati eletti 14 parlamentari, questa volta i seggi sono la bellezza di 18. Un risultato il cui merito, in termini elettorali, va principalmente ai socialdemocratici dell’Spd e in misura minore ai Verdi e alla sinistra Die Linke. Un solo seggio ai cristiano-democratici della Cdu di Angela Merkel.

Nei parlamenti regionali le seconde generazioni di migranti turchi sono i veri protagonisti della politica locale con 36 consiglieri. Ancora più interessante è la fotografia che emerge dalle amministrazioni cittadine dove percorsi di emancipazione e maturità politica senza precedenti hanno aperto nuovi spazi e rotto vecchi schemi. Come ad Hannover, dove nel 2019 Betil Onay è stata eletta «primo cittadino« diventando così la prima sindaca di origine turca nella storia della Germania. E Onay è riuscita in un’altra impresa, ovvero, quella di dare alla città un’amministrazione guidata dai Verdi dopo 73 anni di Spd.

Se questi cambiamenti sono il risultato di una rinnovata cultura politica è senz’altro importante tenere sott’occhio alcuni dati. Secondo la fondazione Heinrich Boll Stiftung, oggi vivono in Germania circa 3 milioni di persone «di origine turca». Solo il 45% ha cittadinanza tedesca e il 22% diritto di voto. Si tratta dell’1,5% dell’elettorato totale che secondo una ricerca pubblicata dalla fondazione Konrad Adenauer a gennaio 2021, voterebbe in misura maggiore per l’Spd, seguito nelle preferenze dai Verdi e infine la Cdu. Uno studio che rispecchia l’orientamento dell’elettorato in Germania come risulta dalle ultime elezioni.

Nei decenni di flussi dalla Turchia, insieme ai cosiddetti migranti economici, hanno trovato rifugio in Germania migliaia di cittadini turchi. Dal primo golpe del 1960 fino a quello fallito del 2016, il susseguirsi di crisi economiche e ondate repressive ha spinto verso la Germania esponenti politici, attivisti, sindacalisti e minoranze. L’ultima ondata, iniziata con dalle rivolte popolari di Gezi prosegue fino ai nostri giorni, dal conflitto nato tra il governo centrale e il suo alleato storico ossia la comunità di Gulen fino allo stato d’emergenza dichiarato dopo il fallito golpe del 2016. I dati del ministero degli Interni tedesco pubblicati nel 2020 certificano questa fotografia posizionando i cittadini turchi tra i richiedenti d’asilo dopo i siriani, afgani e iracheni.

Secondo una ricerca pubblicata sul sito BiaNet, il profilo dei nuovi arrivati è molto particolare; giornalisti, politici, avvocati, professori e ricercatori universitari, obiettori di coscienza, alti ufficiali dell’esercito, procuratori, giudici, artisti e oppositori. Un nuovo gruppo eterogeneo che si aggiunge alla tradizionale minoranza.