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La premier occupa gli enti: la destra si prende Inps e Inail

La premier occupa gli enti: la destra si prende Inps e InailIl presidente uscente dell'Inps Pasquale Tridico – Ansa

Nomine La partita delle poltrone: protestano sindacati e opposizioni

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 maggio 2023

Il decreto approvato giovedì dal consiglio dei ministri che riforma la governance di Inps e Inail ha l’effetto di azzerare i vertici degli enti, offrendo l’occasione al governo di fare il pieno di nomine. Ciò, insieme alla leggina ad hoc studiata per liberare la casella della fondazione San Carlo per l’attuale amministratore delegato Rai Carlo Fuortes, suscita le proteste dell’opposizione e dei sindacati.

IL SEGRETARIO di Sinistra italiana Nicola Fratoianni parla di «un tentativo vero e proprio di ‘Orbanizzazione’ dello Stato, mai compiuto finora dalle destre di questo paese». «Assistiamo a una manifestazione di arroganza e a una vera e propria bulimia di potere da parte del governo guidato da Giorgia Meloni che dall’opposizione, un giorno si e un giorno no, strillava contro una presunta occupazione di poltrone» è il commento di Sandra Zampa, capogruppo del Partito democratico in commissione affari sociali a Palazzo Madama. Per la Cgil siamo di fronte a «una forzatura inaccettabile, l’ennesimo atto unilaterale con cui il governo punta al controllo politico dei due enti».

PER LA DESTRA risponde Tommaso Foti. «Ho sentito parlare in passato di spoils system praticato a sinistra – dice il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera – Ora un governo legittimamente eletto ha il dovere e la facoltà di individuare delle forme, che non sono magari solo di spoils system, e di dare un assetto a quelli che sono alcuni enti che rientrano nella sua logica». Ma proprio la Cgil lamenta l’assenza dei «requisiti di necessità e urgenza: in nome di una riforma dai contorni fumosi e mai esplicitati si decapitano improvvisamente il più grande istituto pubblico d’Europa e l’Inail, competente sulla delicatissima materia della sicurezza sul lavoro».

LE NOMINE di Pasquale Tridico alla presidenza dell’Inps e di Franco Bettoni al vertice Inail, risalgono al 2019. Al governo c’era Giuseppe Conte sostenuto dall’alleanza tra M5S e Lega. Il presidente dell’Inps era stato scelto dai 5 Stelle per affrontare la partita considerata cruciale del reddito di cittadinanza. In precedenza, il professore di economia prestato all’ente dal quale transita quasi metà della spesa pubblica corrente, si era schierato a favore della misura sostenuta dal M5S. Oggi rivendica i meriti della sua gestione nelle settimane scorse aveva lamentato il taglio senza criterio del reddito di cittadinanza. Protestano anche i pentastellati. «Con Tridico l’Inps ha assunto dodicimila nuove risorse in quattro anni e ha stabilizzato oltre tremila precari dei call center che in precedenza erano stati esternalizzati – sostengono i parlamentari 5 Stelle delle commissioni lavoro di Camera e Senato – Ha raggiunto già il 75% degli obiettivi del Pnrr e chiuso in avanzo di 2 miliardi l’ultimo bilancio consuntivo. Senza dimenticare, ovviamente, l’enorme sforzo profuso durante la pandemia, quando l’Inps ha erogato 60 miliardi di euro di sussidi e prestazioni a 16 milioni di cittadini in più rispetto alla norma». Il decreto approvato due giorni fa abolisce la figura del vicepresidente e cambia le modalità di nomina e la durata del mandato del direttore generale degli istituti. Attualmente, il direttore viene scelto da una terna di nomi dal ministero del lavoro ed è nominato dal presidente della Repubblica. Con le nuove regole, invece, toccherà al nuovo presidente proporre un nome al consiglio di amministrazione.

LA PARTITA dell’Inail presenta anche un coté affaristico-immobiliare da tenere in considerazione: come suggeriscono dall’Usb, la gestione del patrimonio dell’ente che si appresta ad acquisire alcuni milioni di assicurati tra docenti e studenti, «risulta sicuramente appetibile per la ‘vocazione’ agli investimenti immobiliari e la sua prossimità al mondo delle imprese». Alla guida dell’Istituto al posto di Bettoni dovrebbe andare l’attuale segretario generale dell’Ugl Paolo Capone. Significa che Meloni accetterebbe di dare la poltrona a un salviniano (negli ultimi anni la Lega ha permeato il piccolo sindacato erede della Cisnal e storicamente legato alla storia del Msi) per piazzare uno dei suoi come segretario e provare a rilanciare la sigla che ha un chiaro profilo di destra.

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