Gorbaciov: «La perestroika ha vinto e ha cambiato il mondo»
L'intervista Un incontro del 2008 con l’ex leader sovietico che faceva gli auguri al manifesto
L'intervista Un incontro del 2008 con l’ex leader sovietico che faceva gli auguri al manifesto
Quest’anno il World Political Forum, presieduto da Mikhail Gorbaciov, si è tenuto a San Servolo e ha avuto a tema il ruolo dei media sull’incombente problema ambientale. Insomma sulla responsabilità di giornali e tv.
A San Servolo ho incontrato un Gorbaciov straordinariamente vivace e con lui ho parlato di politica piuttosto che di ambiente. Il tutto era cominciato al mattino con uno scambio di battute.
A Gorbaciov che insisteva sul valore della perestroika di fronte alla prossima crisi ambientale avevo obiettato che la sua perestroika aveva prodotto Eltsin in Urss e che c’era quindi da temere altri disastri di fronte alla crisi ambientale.
La risposta di Gorbaciov era stata secca e anche brillante: «Visto che la tua prima affermazione è errata non risponderò alla tua domanda». Dopo questo scambio di battute – grazie a Giulietto Chiesa – a un tavolo del bar di San Servolo comincia l’intervista. Con una domanda d’obbligo.
A vent’anni dalla caduta del muro cosa si salva della Rivoluzione d’ottobre?
Un sacco di roba. Molto, molto. La Rivoluzione francese e quella russa, pur con le loro differenze, sono state cruciali nella evoluzione dell’umanità. A mio parere elementi di socialismo erano già nella Rivoluzione francese e se non ci fosse stata la Rivoluzione d’ottobre il capitalismo sarebbe impazzito. La forza della rivoluzione socialista è stata salutare anche per il capitalismo. Non possiamo poi sottovalutare in che misura la rivoluzione socialista ha agito sulla sviluppo della persona umana, contribuendo a superare la separatezza degli individui e anche degli Stati: è stata una straordinaria spinta all’internazionalismo. Che cosa vuoi che ti dica? Senza quest’idea di solidarietà internazionale non avremmo potuto avere i movimenti globali. A tutto questo ha fortemente contribuito anche la non dimenticata Rivoluzione d’ottobre.
Ma che senso può avere dirsi comunisti nella Russia di oggi?
Neanche in Russia l’idea di comunismo è morta, anche se tutto si modifica e nella Russia di oggi i comunisti li chiameremmo socialdemocratici. C’è stato un processo di adattamento che li ha fatti diventare normali socialdemocratici.
E «il manifesto»?
Il Manifesto di Marx resta esemplare per la sua durezza e la chiarezza.
Parlavo di noi, del nostro manifesto.
Avevo molta simpatia per il vostro quotidiano perché in quella fase del dibattito stavate dalla parte giusta. Ricordo molto bene la compagna Luciana Castellina a fare un reportage dietro una rete.
Quando? Non ricordo bene.
Io ricordo molto meglio di te, il che vuol dire che a quel che faceva la compagna Luciana ero molto più attento di te.
Ma detto questo, spiegami perché e come hai perso la partita.
Chi l’ha detto? Ho perduto come persona singola, ma la mia idea ha vinto. Scusa l’immodestia, ma anche Napoleone come persona ha perso, ma ha cambiato il mondo. La mia iniziativa ha dato un decisivo impulso all’affermazione di quella libertà che era repressa. Abbiamo utilizzato i mezzi dei quali disponevamo e abbiamo prodotto una svolta sostanziale. Non ignorare che anche la nostra svolta è stata un prodotto del socialismo. Il cambiamento lo abbiamo prodotto noi, mai il mondo capitalista sarebbe riuscito in questa impresa. Voglio sottolineare che è stata l’Urss – ripeto, l’Unione sovietica – a prendere l’iniziativa e a realizzare il cambiamento. E voglio aggiungere che quel che è stato avviato al tempo della svolta non è ancora concluso. È tutt’ora in corso. Si è aperta la via alle libertà e al pluralismo. L’intero sistema dei paesi dell’Europa centrale è stato liberato e comunque la si voglia vedere quei paesi sono stati messi nelle condizioni di scegliere la propria via. Vedendo le cose a questo modo potrei addirittura dire di aver vinto. E siamo a un punto in cui l’uso della violenza nella lotta politica è diventato impossibile. Abbiamo spezzato il meccanismo della violenza e tu dovresti smetterla di parlar male della perestroika.
All’inizio ero (eravamo) entusiasti della glasnost e della perestroika.
Lo so bene. Allora, quando c’era il Pci, i compagni del manifesto erano con me.
Ma poi ci è venuto più di un dubbio. Cambio argomento: una compagna tedesca mi ha detto di chiederti perché hai regalato la Germania dell’Est agli occidentali.
Se vogliamo esser franchi anche la Germania dell’Est era popolata da tedeschi. E volevano unirsi, tornare uniti. Contro erano tutti gli altri: la Thatcher, Mitterrand, il vostro Andreotti. Dicevano di amare tanto la Germania che ne volevano due. Vorrei ricordare che uno dei principi fondamentali del comunismo è che ogni individuo ha diritto di scegliere cosa vuole per la sua libertà e felicità. Lo stesso vale per i popoli. E – consentimi – quando voi mettete in discussione le scelte di Gorbaciov, mettete in discussione i vostri stessi principi.
Ma è possibile ricominciare con il socialismo?
Penso che ci sia stata un’altra, errata, anticipazione dei funerali del socialismo. Il socialismo è componente essenziale della società plurale e dove ci sono – come ci sono – contrasti sociali il socialismo continuerà ad aver forza e vitalità. In ogni modo pensare di tornare indietro, ai punti di partenza è cosa senza senso. Il treno è partito e posso solo aggiungere che non è partito vuoto e neppure che è andato nel deserto. L’esperienza, pure assai dura, che si è fatta non può essere cancellata e non è perduta.
Ma, secondo te, va bene chiamarsi: «il manifesto» quotidiano comunista?
Stammi a sentire. Ho dedicato la mia vita alla difesa della libertà. Voi avete il pieno diritto a dirvi comunisti, ma, soprattutto, dovete essere capaci di vedere le nuove realtà. In ogni modo auguri e, come si dice nei brindisi, «alla vostra salute».
(Archivio del manifesto, 22 ottobre 2008)
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