Domenica 10 dicembre, 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, si svolgerà ad Assisi una nuova Marcia della Pace per fermare le stragi a Gaza e nel resto del mondo. Ecco le proposte che saranno presentate nell’incontro dei costruttori di pace che si svolgerà prima della Marcia ad Assisi.

È urgente fermare la carneficina a Gaza, fermare ogni altro spargimento di sangue in Palestina e Israele, liberare gli ostaggi, costruire una sicurezza duratura sia per il popolo israeliano che per quello palestinese, assicurare ai palestinesi la stessa dignità e gli stessi diritti che hanno gli israeliani, realizzare l’aspirazione del popolo palestinese a vivere in un proprio Stato indipendente. È urgente anche mettere fine a tutte le altre guerre che continuano nel Medio Oriente, fermare il traffico delle armi e promuovere un vero processo di disarmo nucleare e convenzionale del Medio Oriente, avviare un processo di vero sviluppo sostenibile e di costruzione della fiducia reciproca tra tutti i popoli della regione.

TUTTO CIÒ PUÒ ESSERE messo in moto accogliendo immediatamente la Palestina come Stato membro delle Nazioni Unite.
Il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e all’indipendenza e il progetto di una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese sono stati chiaramente stabiliti dall’Assemblea generale dell’Onu in numerose risoluzioni, tra cui le risoluzioni 181 (II) (1947), 3236 (XXIX) (1974), 2649 (XXV) (1970), 2672 (XXV) (1970), 65/16 (2010) e 65/202 (2010), nonché dalle risoluzioni 242 (1967), 338 (1973) e 1397 (2002) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e dal parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 9 luglio 2004 (sulle conseguenze legali della costruzione di un muro nei Territori palestinesi occupati).

A QUESTO SI DEVE aggiungere che lo Stato di Palestina è stato ammesso all’Onu in qualità di «Stato osservatore non membro» con la Risoluzione 67/19 dell’Assemblea generale del 29 novembre 2012 ed è stato riconosciuto da 139 dei 193 Stati membri delle Nazioni Unite (la stragrande maggioranza della comunità internazionale).

IL CONSIGLIO di Sicurezza dell’Onu, con il voto favorevole dei cinque membri permanenti, deve proporre all’Assemblea generale di ammettere immediatamente la Palestina all’Onu come «Stato membro» e impegnarsi a fornire sostegno politico, operativo e finanziario all’attuazione del Piano «due Stati per due Popoli».

La Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve includere i seguenti punti:
1. l’istituzione immediata della Palestina come 194° Stato membro dell’Onu, con i confini del 4 giugno 1967, con capitale a Gerusalemme Est;
2. il rilascio immediato di tutti gli ostaggi israeliani a Gaza e dei palestinesi ingiustamente detenuti nelle prigioni israeliane;
3. il cessate il fuoco permanente di tutte le parti;
4. l’invio immediato di tutti gli aiuti umanitari indispensabili per salvare e curare la popolazione di Gaza;
5. il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza;
6. la costituzione e l’invio di una “forza di pace” dell’Onu in Palestina.

L’APPROVAZIONE di questa Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve essere accompagnata da una paziente quanto intelligente e determinata iniziativa di dialogo politico con tutte le parti. Israeliani e palestinesi devono essere aiutati ad accettare i compromessi necessari.

L’Onu, con il deciso sostegno dell’Italia e dell’Unione Europea, si deve assumere la responsabilità di garantire la sicurezza sia d’Israele che della Palestina. L’invio in Palestina di una “forza di pace” dell’Onu sotto diretta autorità del Segretario generale può rispondere al bisogno di sicurezza di entrambi i popoli.

INOLTRE, LA COMUNITÀ internazionale, con un atto simbolico di grande forza, deve decidere di trasferire la sede dell’Onu a Gerusalemme trasformando per davvero questa città nella capitale della pace e della riconciliazione, una capitale per i due popoli e i due Stati, una città aperta a tutte le religioni e ai tutti i popoli di tutto il mondo.

La comunità internazionale, riunita nell’Onu e nelle altre istituzioni internazionali democratiche, deve agire nell’interesse superiore della pace, dei diritti umani, della sicurezza internazionale nel mondo.
L’Italia deve fare la sua parte, com’è serio e realistico fare, nella consapevolezza dei suoi limiti ma anche dei suoi interessi vitali, della sua prossimità e delle sue responsabilità. L’inazione di altri non può più giustificare la nostra.

L’ITALIA PUÒ FARE molto.
Ma deve cambiare: smettere di essere di parte, assumere un ruolo attivo, propositivo e progettuale.
L’Italia deve assumere un’iniziativa politica e deve operare coerentemente affinché venga fatta propria dall’Unione Europea.
Per la realizzazione di questa politica, l’Italia può contare sul consenso della stragrande maggioranza dei propri cittadini e sull’impegno fattivo di un’ampia rete di gruppi, associazioni, Enti Locali e Regioni, attiva da più di trent’anni, ricca di relazioni, competenze, progetti ed esperienze con entrambi i popoli.

Per questo deve agire come “sistema paese” con una strategia e un piano di lavoro integrati. La diplomazia dei popoli e delle città può arrivare dove i governi non arrivano e provare a costruire dal basso le condizioni di una pace che non può più attendere.

A NOI LA SCELTA. Possiamo fingere di non sapere oppure guardare in faccia alla realtà.
Possiamo schierarci con gli uni contro gli altri, oppure possiamo cercare di capire le ragioni di entrambi cominciando dalle vittime.
Possiamo stare dalla parte del problema o cercare di essere dalla parte della soluzione. A noi la scelta. «La pace è possibile. Ci vuole buona volontà. La pace è possibile. Non rassegniamoci alla guerra! E non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre, sempre è una sconfitta.

Soltanto guadagnano i fabbricanti di armi»: Papa Francesco, 19 novembre 2023

* Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace
** Centro Diritti Umani Antonio Papisca, Università di Padova