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La nuova tassa in bolletta: un affare per le big del gas

La nuova tassa in bolletta: un affare per le big del gasImpianto di stoccaggio gas – Ap

L'Autorità per l'Energia Allo studio di Arera un aumento del 7% che andrà nelle tasche di chi ha fatto profitti d’oro. Sarà applicata a partire da aprile per un triennio a tutto il flusso in transito

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 5 gennaio 2024

L’Arera – Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che ha la funzione di determinare le tariffe del gas e dell’energia elettrica, ha messo in consultazione pubblica la «neutrality charge», una nuova tassa che sarà aggiunta come onere di trasporto del gas nelle bollette di gas e luce pari a circa il 7% (2,1908 euro per megawatt-ora). Il termine per la presentazione delle osservazioni è il 22 gennaio prossimo e il documento si trova in consultazione nel sito Arera (arera.it). A denunciare l’inganno di questa nuova tassa è la Campagna per il Clima Fuori dal Fossile, che riunisce comitati e associazioni in tutta Italia impegnati contro il fossile.

«QUESTA NUOVA TASSA serve a compensare Eni e Snam delle ipotetiche perdite dovute all’acquisto di gas nel 2022, destinato allo stoccaggio, a prezzi esorbitanti e all’attuale calo dei prezzi del gas» commenta Angelo Gagliani, professore di Informatica e storico attivista del movimento No Tap di Brindisi. E spiega: «Dopo la guerra tra Ucraina e Russia, nell’estate 2022 si era intenti a riempire al più presto gli stoccaggi italiani, per la paura di una imminente crisi energetica. Agli inizi 2022 si era già arrivati al picco del prezzo del gas, allora determinato dalla borsa TTF di Amsterdam, dove si era passati da circa 25 euro/MWh a oltre 300 euro/MWh per le partite di gas trattate, forniture a breve termine, per lo più metaniere di Gnl. In Italia però il Gnl copriva solo il 5% del fabbisogno di gas, il resto arrivava via gasdotti con forniture e contratti a lungo termine, non toccati dalla speculazione. Ciò vuol dire che in Italia non sono stati comprati grandi quantitativi di gas ad alto prezzo. Nonostante questo, le compagnie di trasporto e di distribuzione avevano raddoppiato le bollette di luce e gas, ricavando extraprofitti mai visti prima. Il governo Draghi, consapevole della speculazione sul prezzo del gas in atto, propose una tassa sugli extraprofitti di tali imprese. Ma non ci riuscì».

A OTTOBRE 2022 cadde il governo Draghi: «Con il Governo Meloni – prosegue – non si parlò più di tassare gli extraprofitti delle compagnie di gas ed energia. La bolla speculativa intanto iniziava a scendere. A dicembre 2023, a oltre un anno da quelle speculazioni, Eni e Snam si sono ricordate di aver acquistato in base al Regolamento (Ue) 2022/1032 gas per gli stoccaggi a 300 euro/MWh, ma non è mai stato utilizzato visto che non c’era bisogno e il consumo di gas è in calo. Ora il gas è quotato a 33 euro/MWh e le imprese chiedono, tramite Arera, che tali presunte perdite di circa 4 miliardi siano coperte da una tassa in bolletta. Ma queste perdite sono solo presunte perché quel gas non è stato ancora venduto, e anche perché Arera aveva già predisposto un corrispettivo per tener conto dei costi derivanti dal servizio di riempimento degli stoccaggi di ultima istanza, nell’autunno-inverno 2022». In pratica, anziché tassare gli extraprofitti delle imprese fossili, si tassa la gente per aumentare i profitti delle imprese. Nel testo non c’è mai la parola tassa, ma invece l’inglesismo «neutrality charge». «Cosa ci sia di neutrale e per chi, non si sa» commenta Gagliani.

ANCHE IL PARAGONE con la «neutrality charge» in Germania, fatto da Arera e predisposto nelle domande della consultazione pubblica, secondo gli attivisti della Campagna per il Clima è ingannevole. «In Germania la tassa è stata messa nel 2022 e finirà a giugno 2024 e inoltre era applicata solo sul gas in ingresso, mentre la tassa italiana sarà applicata dal primo aprile 2024 per un triennio a tutto il gas in transito ai punti di interconnessione con l’estero, compreso il gas che viaggia proprio verso l’estero. Insomma – continua Gagliani – questa nuova tassa si configura come una rendita postuma, assicurata alle compagnie di trasporto, Snam ed Eni in primis, che proprio in quel periodo di “instabilità dei prezzi del gas”, ossia speculazioni di mercato, hanno ricavato extraprofitti straordinari mai tassati, approfittando di quella situazione speculativa e facendo ricadere tale prezzo non giustificato, sulle bollette di cittadini e imprese».

GAGLIANI conclude: «E ora vogliono anche essere rimborsati per il prossimo triennio con una tassa iniqua e su tutto il gas in transito in Italia. Una vera e propria truffa che dimostra quanto siano più importati, per il nostro governo, i profitti della compagnie del fossile rispetto alla vita e alla salute della gente. E dimostra quanto siano inutili le nuove infrastrutture fossili della Snam, dalla Tap in Salento al metanodotto Linea Adriatica, fino ai nuovi rigassificatori che stanno trasformando l’Italia in un grande deposito del gas. Queste infrastrutture vanno bloccate – conclude -. Sono buchi per i fondi pubblici, aumentano la crisi climatica ed ecologica, le tasse per la gente e i profitti per multinazionali del fossile».

Richiesta di replica
Caro direttore, quanto scritto il 5.01 da Linda Maggiori nell’articolo “La nuova tassa in bolletta: un affare per le big del gas” esige diverse precisazioni perché non riflette correttamente l’operato di Snam.
1. Le attività Snam, infatti, sono regolate da Arera e sono basate su tariffe che riconoscono i costi dell’impresa efficientati, quindi – a differenza di quanto ventilato nell’articolo – per Snam non si può configurare alcun “extraprofitto”. Va ricordato, inoltre, che Snam (il cui azionista di riferimento è CDP Reti) riveste il ruolo di operatore di trasporto e non è impegnata in attività di compravendita di gas.
2. Ciò che è accaduto nella primavera 2022 è che Snam è stata chiamata dal governo a un intervento di ultima istanza per garantire la disponibilità fisica di metano negli stoccaggi nazionali (allora a livelli minimi) al fine di assicurare gli approvvigionamenti di famiglie e imprese nella successiva stagione invernale. Gli acquisti sono avvenuti a prezzi in linea con le quotazioni spot del PSV italiano e degli altri hub continentali. Peraltro, come si ricorderà, la decisione di riempire gli stoccaggi venne disposta sulla base del Regolamento Ue sulla Sicurezza degli Approvvigionamenti a cui tutti gli Stati membri erano tenuti ad adempiere. L’intervento, nel complesso, ha contribuito alla stabilizzazione del mercato, come poi testimoniato dal successivo andamento dei prezzi, che una volta ricostituite le scorte sono ritornati sotto 100 €/MWh, scendendo fino a 30 €/MWh nel corso del riempimento estivo 2023.
Cordiali saluti,
Ufficio Stampa Snam

Risposta
Nell’intervista ad Angelo Gagliani ho riportato, come da documenti Arera, che questa tassa «è un onere specifico incorporato nelle tariffe di trasporto»e che «il maggior costo derivante da tale corrispettivo si può assumere che si riverberi sul totale dei volumi di gas prelevati, con l’effetto che i clienti finali sostengono costi più elevati». Considerando che il gas importato nel 2022 arrivava per l’80% dai gasdotti con contratti a medio e lungo termine, non toccati dalla speculazione dei prezzi Ttf, non si giustifica un onere di trasporto aggiuntivo di 2,1908 €/Mwh sul totale dei volumi di gas prelevati, che andrebbe alle società di trasporto e si configurerebbe, per i tre anni, come extraprofitto, come denuncia appunto la Campagna Fuori dal Fossile. Inoltre Snam può anche contabilizzare tale gas acquistato in più per gli stoccaggi, al prezzo Psv, ma considerando che l’80% del gas importato proviene da gasdotti con contratti a medio e lungo termine, si può presupporre che tale prezzo sia stato minore, considerando anche che l’importazione di Gnl, a prezzi spot Psv, sia passato da 10 Milioni di Standard mc del 2021 a 15 circa dell’intero 2022, non giustificando quindi tali perdite.
Linda Maggiori

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