Dopo l’università di Torino e di Bari anche la scuola Normale di Pisa ha votato in consiglio accademico una mozione in cui chiede al ministero degli Esteri di «rivalutare» l’accordo con Israele previsto nel «Bando scientifico 2024» che si inserisce nella cooperazione industriale, scientifica e tecnologica’ tra i due Paesi. “Si rinnova con forza, anche alla luce della risoluzione Onu del 25 marzo 2024 – si legge nel testo – la richiesta di rilascio degli ostaggi e di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza al fine di scongiurare l’ulteriore aggravarsi di una situazione umanitaria ormai disperata, che si configura ogni giorno di più come un’inaccettabile forma di punizione collettiva della popolazione palestinese».

La Normale si è impegnata «a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza». E ha chiesto al ministero degli esteri e a quello dell’università di assicurare alla comunità scientifica che tutti i bandi e i progetti scientifici e tecnologici con altri stati rispettino rigorosamente l’articolo 11 della Costituzione». Nella mozione è annunciato il bando di due assegni di ricerca per «studiosi palestinesi e israeliane/i a rischio di incolumità fisica».

«La mozione – ha detto Claudio Tongiorgi, del collettivo studentesco della Normale – ci soddisfa pienamente dal punto di vista politico perché accoglie la nostra tesi e invita con chiarezza ad attuare la nostra Costituzione che ripudia la guerra». «È una presa di distanza netta della nostra istituzione accademica da quel bando – ha aggiunto – e in piena sintonia con quanto era già stato deliberato dall’Università di Torino. Non a caso il bando in questione è già stato rimosso anche dal sito internet della Normale per una implicita presa d’atto che quella collaborazione scientifica rischia di aprire scenari dual use e ad acuire le politiche coloniali di Israele in Palestina».

«L’Università, e i suoi docenti, non ha presentato alcun progetto per il bando in questione – ha fatto sapere a Agenzia Nova l’ufficio stampa della Normale – Né ve ne erano in cantiere prima della protesta degli studenti. Nessun progetto di collaborazione relativo al bando del 2023, a cui fa riferimento la mozione del Senato accademico, è in corso di svolgimento».
«La protesta, è stato aggiunto, è nata da una pubblicazione su un sito collegato all’Ateneo in cui veniva menzionata la possibilità di accedere al bando. Da qui la richiesta di rimuoverla e quella, al ministero, di riconsiderare nel suo complesso l’accordo contestato dal Senato accademico».

Interpellate sulla richiesta della Normale, fonti del ministero dell’Università hanno riproposto l’avviso della ministra Anna Maria Bernini che, nel caso di Torino, aveva giudicato la scelta sbagliata, seppur assunta nell’ambito dell’autonomia delle università.