La Mostra dei Leoni
Venezia 80 «Comandante» di Edoardo De Angelis apre stasera il festival rivoluzionato dallo sciopero di Hollywood. Il Red carpet a «rischio» divi, la presenza italiana, le sorprese nel cartellone
Venezia 80 «Comandante» di Edoardo De Angelis apre stasera il festival rivoluzionato dallo sciopero di Hollywood. Il Red carpet a «rischio» divi, la presenza italiana, le sorprese nel cartellone
Venezia 80, la prima Mostra dell’era Meloni e l’ultima con la presidenza di Roberto Cicutto il cui successore nei desiderata del ministro Sangiuliano – ma la nomina non è stata ancora ratificata – dovrebbe essere Pierangelo Buttafuoco, l’intellettuale di destra come è definito a sanare quel complesso freudiano di esclusione dalla cultura che in Italia è stata sempre «cosa della sinistra». È anche la penultima Mostra con la direzione di Alberto Barbera, molti credono possibile una sua riconferma visti i risultati in termini di prestigio internazionale – quest’anno più che mai con un tutto esaurito che nemmeno nel pre-Covid nonostante i prezzi e i disagi del luogo non tra i più felici. Nulla è certo però con un governo che fagocita ogni spazio culturale con voracità inaudita, e che dopo la Rai e la «decapitazione» del Centro sperimentale con un decreto legge ad hoc per azzerarne i vertici, a cominciare dalla presidente Marta Donzelli – vorrà sempre di più: e cosa di meglio che possedere il «giocattolo» prezioso della Mostra del cinema di Venezia?
È POI (O SOPRATTUTTO) l’edizione dello sciopero di sceneggiatori e attori a Hollywood che si è abbattuto come un tornado sul programma di Venezia 80 strapieno di star costringendo all’ultimo momento a cambiare il titolo dell’apertura, The Challenger di Luca Guadagnino con uno dei sei italiani in concorso, Comandante di Edoardo De Angelis. A parte qualche deroga – come accaduto per Priscilla, il nuovo film di Sofia Coppola ispirato alla moglie di Elvis Presely – in molti non ci saranno dimezzando le potenzialità mediatiche del «Tappeto Rosso». E questo dà anche un po’ il senso della cifra che caratterizzerà la Mostra con molta Italia (nel film di De Angelis c’è il divo nostrano Pierfrancesco Favino) non solo per la quantità sterminata di produzioni nazionali disseminate tra le sezioni – molte in rapida uscita in modo da approfittare del tax credit che scade il 14 settembre – ma anche per le attrici e gli attori nostrani divenuti protagonisti principali con altri europei seppure per una «casualità».
Prima edizione del governo Meloni che nominerà il prossimo presidente della Biennale, una figura fondamentale per il funzionamento di tutta la macchinaNetflix anche quest’anno è abbastanza presente, Venezia a differenza di Cannes dove gli esercenti contano nel festival, non pone ostacoli a mettere i suoi film in concorso compresi quelli come El Conde di Pablo Larrain (in piattaforma dal 15 settembre) che non usciranno mai in sala – non da noi almeno, forse qualche uscita oltreoceano – l’importante è la corsa agli Oscar e questi titoli grazie alle nuove regole dell’Academy sono una garanzia.
DEI SEI italiani che gareggiano per il Leone d’oro (su 23 candidati, percentuale alta, nessun documentario dopo la vittoria lo scorso anno di Laura Poitras e del suo All the Beauty and the Bloodsheed) – Io capitano di Matteo Garrone; Enea di Pietro Castellitto; Finalmente l’alba di Saverio Costanzo; Lubo di Giorgio Diritti; Adagio di Stefano Sollima- si è detto tra le altre cose che colpisce la mancanza di una sola regista. Male gaze che inizia nelle economie essendo i suddetti film tutti a budget elevatissimi – cifre che l’industria cinematografica mette in mano ancora a poche filmmaker. Se potrebbero esserci più possibilità con un concorso a budget più disomogenei non lo sappiamo ma certo linea editoriale e economie si rispecchiano come in «cul de sac» – per citare uno dei capolavori di Roman Polanski di cui vedremo il nuovo The Palace fuori concorso (vedremo ahinoi anche il film del suo produttore Luca Barbareschi …).
Insomma che Mostra sarà questa che si apre stasera, madrina della cerimonia Caterina Murino (e performance canora di Malika Ayane) dopo la burrasca Poppea che ha allagato il Lido col rischio di rovinare la passerella nonostante il meteo rassicuri lasciando sperare nel ritorno del sole? Un festival che scommette quasi tutto – dal punto di vista mediatico – sul suo concorso (il che dà l’idea della portata drammatica dello sciopero hollywoodiano) ma del resto si ha sempre più l’impressione che i film nel sistema cinematografico siano un accessorio, non necessariamente il principale a favore dei loro protagonisti o dell’«impact» – il tema, il soggetto di attualità, e a proposito a Venezia in questi giorni sarà lanciata la prima edizione del Premio impact – cosa che spaventa filmmaker e produttori più liberi in tutto il mondo.
Per questo gli sguardi corrono al di là dei Leoni (possibili), in quelle zone del programma «periferiche» dove vedremo quello che è diventato l’ultimo film di Friedkin (The Caine Mutinity Court Martial); ritroveremo Tsukamoto (Hokage) e Fred Wiseman con il suo doc epico Menu Plaisirs – Les Troisgros.
LA MOSTRA non è però solo la selezione ufficiale, sono le tante e belle proposte nei programmi della Settimana della critica diretta da Beatrice Fiorentino – apertura con Dieu est une femme di Andres Peyrot. E delle Giornate degli Autori con la direzione artistica di Gaia Furrer, anche la loro programmazione ha scommesso su un film italiano per l’apertura ma completamente «fuoriclasse» quale Los oceanos son los verderos continentes di Tommaso Santambrogio a dichiarare una selezione che segue ancora il desiderio di esplorare quelle forme cinematografiche contemporanee più inattese.
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