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La «manovra del popolo» e il fisco iniquo

Nuova finanza pubblica Cadtm Italia presenta oggi a Roma - dalle 10 alle 17 presso la sala Engim internazionale, via degli Etruschi 7 - uno studio sulla struttura del sistema fiscale italiano e sugli effetti che le controriforme dei passati decenni hanno avuto sulle entrate dello stato e sul debito pubblico.

Pubblicato quasi 6 anni faEdizione del 27 ottobre 2018

La «manovra del popolo» e le rinnovate paure di default dell’Italia richiamano la necessità di capire i meccanismi di formazione del debito pubblico italiano.
Lo studio che viene presentato oggi da Cadtm Italia, il primo centro studi sul debito auto-organizzato dal basso – dalle 10 alle 17 presso la sala Engim internazionale, via degli Etruschi 7 – ha lo scopo di fornire informazioni sulla struttura del sistema fiscale italiano e sugli effetti che le controriforme dei passati decenni hanno avuto sulle entrate dello stato, e quindi sul debito pubblico.

Secondo le sue risultanze la principale causa dell’aumento del debito pubblico italiano dipende dalla spesa per interessi, la cui dinamica negli ultimi anni è stata sempre più condizionata dalla speculazione finanziaria. Se consideriamo solo tre episodi speculativi (1992-93; 2007-2007; 2011-2012) ricaviamo che la speculazione finanziaria è costata allo Stato italiano (e quindi a noi) la bellezza di 467,3 miliardi, ovvero il 20,6% dell’intero debito pubblico del 2017. È una cifra che è andata a ingrassare la pancia delle multinazionali della finanza e delle banche e solo in minima parte i risparmiatori italiani, che detengono, solo il 5% del debito complessivo.

Analizzando il dossier su entrate fiscali e debito vediamo che se si considera il mancato gettito dovuto alla ridotta progressività delle riforme fiscali e al mancato cumulo, otteniamo una perdita per lo Stato, nel 2016, di 8,3 miliardi di euro, pari al 4,5% del gettito Irpef. Applicando lo stesso calcolo agli ultimi 34 anni (dal 1974 ad oggi), il mancato gettito complessivo ammonta a 146 miliardi. Tale ammanco di entrate è stato colmato dall’emissione di titoli di Stato che, in virtù degli interessi composti, hanno prodotto un maggior debito pari a 295 miliardi, il 13% di tutto il debito accumulato. Un favore alle classi più ricche che è stato assai costoso per tutta la collettività!

Solo per effetto delle speculazioni oggetto di studio e di una Irpef iniqua oltre 762 miliardi di euro, ovvero quasi il 34% del nostro debito, può considerarsi causato da dinamiche internazionali e nazionali che nulla hanno a che fare con scelte consapevoli degli abitanti dell’Italia.

L’attuale proposta di manovra finanziaria con l’enfasi sulla flat tax non fa altro che contribuire ad alimentare tale business. Solo il ripristino di una tassazione complessiva e unica per tutti i cespiti di reddito e il ritorno ad una più elevata progressività delle imposte possono contribuire non solo ad una maggiore equità fiscale ma anche a ridurre il debito pubblico.

Il dossier su Fisco e debito mostra come le soluzioni alla tanto paventata «tenuta dei conti» si può trovare battendo altre strade che tagli ed austerità, recuperando il punto di vista della Costituzione e il suo richiamo alla giustizia sociale.
Lo studio è disponibile e liberamente consultabile sul sito http://italia.cadtm.org/

*Cadtm Italia

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