Paola Bono, con Le mie suffragette (Iacobelli editore, pp. 224, euro 15) riesce nell’impresa di dipingere con le parole un reportage storico appassionato sugli episodi al centro del movimento suffragista inglese – di quelle donne che militarono e lottarono per il riconoscimento della piena cittadinanza e del diritto di voto.
Il volume racconta la storia di un movimento plurale attraverso gli anni e le vicende delle sue protagoniste, le cui vite si srotolano attorno alla Storia, tramite capitoli che si presentano come ritratti di esistenze minute, seppur dirompenti.

IL RACCONTO È AGITO tramite i ricordi di una giovane domestica, Nellie. La scelta del punto di vista della voce narrante è già di per sé parlante e lo è per vari aspetti. Innanzitutto perché a parlare sono le esperienze delle suffragette, personagge delle lotte, tramite il racconto di un’altra personaggia, i dettagli della cui esistenza sono verosimili e esemplari di un’epoca. Poi, nel senso che la prospettiva della visione di Nellie – che passa tramite l’espediente narrativo del ricordo continuato – è decisamente situata e rivelatrice di quanto il movimento inglese delle suffragette fosse composito e tutt’altro che uniforme. Nellie infatti, accolta in casa Pankhurst da bambina, cresce osservando ma anche vivendo le vicissitudini, gli entusiasmi attorno alla formazione dell’organizzazione fondata da Emmeline e le sue figlie.

Sappiamo fin dalle prime pagine che Nellie non appartiene allo stesso milieu sociale della famiglia che la adotta, e la sua visione dei fatti e delle relazioni rivela spesso un sentimento d’estraneità, talvolta anche divertita, capace di restituire quella ricchezza propria delle visioni composite, quando cioè il punto di vista è situato e si pone all’intersezione – nel suo caso – delle appartenenze di genere e di classe.
È tramite gli espedienti linguistici, le storpiature e caricature grammaticali, ma anche l’ironia sorpresa di Nellie, che vede compiersi il desiderato ma anche l’inatteso, che Paola Bono tesse la storia delle sue suffragette – ponendosi ben oltre e intelligentemente lontana da quella fantasmatica neutralità del punto di vista sulla Storia e sul mondo.

LA STORIA DI NELLIE, raccontata all’incipit di questo speciale memoir, apre il testo «dal basso», rivelando uno spaccato di quella miseria economica che tra l’Ottocento e i primi del Novecento abitava le umili case d’Inghilterra. È infatti l’immigrazione del padre in America e la difficoltà a trovare lavoro della madre, e poi la sua morte, a condurre Nellie prima in un ospizio per i poveri di Manchester, poi, fortunosamente a casa e alle cure della famiglia Pankhrust.
È allora attorno a Emmeline Pankhrust e alle sue figlie che le azioni delle suffragette vengono raccontate – attorno al loro desiderio non tanto di violare la legge ma fare delle leggi capaci di consetire alle donne la piena cittadinanza tramite suffragio.

Nellie riporta le parole determinate di Emmeline durante il processo, tenutosi a seguito del suo discorso dell’ottobre 1908 a Trafalgar Square, in cui è imputata insieme a Flora Drummond e alla figlia Christabel: «Siamo spinte a farlo, siamo determinate a proseguire con questa agitazione, perché ci sentiamo obbligate moralmente a farlo, sul nostro onore. Proprio come era dovere dei vostri predecessori, così è nostro dovere rendere questo mondo un posto migliore per le donne di quel che è oggi. Se aveste il potere di mandarci in prigione non per sei mesi, ma per sei anni, per sedici anni, o per tutta la vita, il governo non deve credere di poter fermare questa agitazione. Proseguirà. Siamo qui non perché abbiamo infranto la legge, siamo qui perché ci adoperiamo per poter fare le leggi».

ALCUNI DEI CAPITOLI del testo si svolgono come veri e propri ritratti parlanti, che vedono i fatti salienti del movimento per il suffragio femminile passare attraverso la narrazione delle relazioni tra quelle donne che lo resero possibile. La pluralità d’appartenenza propria al movimento delle suffragette si esplica ad esempio grazie alla presenza di Annie Kenney insieme a quella di Lady Constance Lytton. Da una parte c’è quindi Annie Kinney, operaia tessile, che dopo aver assistito a una conferenza di Christabel Pankhurst, tenuta all’Oldham Clarion Vocal Club nel 1905, iniziò a essere attiva nella Women’s Social and Political Union (Wspu) e assunse l’incarico di aprire la sede londinese in ordine al trasferimento da Manchester. Dall’altra, eppure insieme, c’è Lady Constance Lytton, nobildonna, che durante gli arresti scelse di travestirsi da cucitrice, usando il nome di Jane Warton, e subì di conseguenza tutte le pene e i trattamenti disumani imposti alle prigioniere appartenenti alle classi sociali subalterne.
Lady Constance Lytton scrisse un libro intitolato Prisons and Prisoners (1914), a denuncia delle sevizie subite e del diverso trattamento adottato dal governo a seconda dell’appartenenza sociale delle prigioniere.
Ci sono poi le vicende che vedono le incarcerazioni ripetute di Kitty Marion, attrice e cantante di varietà di origine tedesca. Tramite la cronaca della sua vita, Nellie ci parla anche di una delle strategie di lotta attuate dalle suffragette – la pratica di lotta rappresentata dallo lo sciopero della fame. Ci racconta anche di come le autorità carcerarie praticassero metodi di nutrizione forzata e come per le prigioniere la tortura fosse drammaticamente all’ordine del giorno.

«E dopo mi hanno riportato in cella e lì ho sentito in corridoio le urla di una compagna anche lei trascinata a subire quello stesso orrore. Disperata, ho afferrato una sedia e l’ho tirata contro la finestra rompendo il vetro, e mi sono arrivate le voci delle mie compagne suffragette radunate davanti alla prigione che gridavano “Il voto alle donne!” e cantavano le nostre canzoni».
Poi ci fu lo scoppio della prima guerra mondiale, che rappresentò per tutte una sorta di freno alle azioni. Fu il caso di Kitty Marion, tedesca, che si ritrovò cittadina di un impero in guerra con l’Inghilterra e che nel 1915 scelse di emigrare in America, dove partecipò al movimento a favore del controllo delle nascite. Fu anche quello di Emmeline e la figlia Christabel, che dichiararono l’arresto temporaneo dell’attivismo militante per concentrare gli sforzi contro il nemico tedesco. La Wspu quindi sospese le sue azioni suffragiste, anche se Sylvia e Adela Pankhurst continuarono la lotta.

NELL’APPASSIONATO volume di Paola Bono, il racconto di Nellie si ferma in concomitanza allo scoppio della Grande Guerra, a voler suggerire che la storia delle suffragette si sia conclusa in verità prima dell’approvazione della proposta del diritto di voto per le donne, proprio con la scelta patriottica di Emmeline Pankhrust e la sospensione delle attività della Wspu.
La Storia ci dice che nel 1918 il parlamento del Regno Unito approvò la proposta del diritto di voto per le donne con certi requisiti; dieci anni dopo, il 2 luglio 1928, il suffragio fu esteso a tutte le donne del Regno Unito.

* Oggi alle 18.30 la Libreria Tuba di Roma ospita la presentazione del romanzo di Paola Bono. Introdurrà Viola Lo Moro e ne discuteranno Laura Fortini e Sara De Simone. Sylvia De Fanti leggerà brani dal libro.