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La Knesset approva la prima parte della riforma giudiziaria. Scontri con la polizia

La Knesset approva la prima parte della riforma giudiziaria. Scontri con la poliziaCannoni ad acqua contro le proteste – Ap

Israele Con il voto di tutti i 64 deputati della maggioranza di estrema destra religiosa, il governo Netanyahu comincia a ridurre i poteri dei giudici. Ma nel paese le proteste si moltiplicano

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 luglio 2023

«Ricorreremo alla Corte suprema contro questa legge impropria, contro la maniera antidemocratica e prevaricatrice con cui sono stati condotti i dibattiti nella commissione parlamentare per le questioni costituzionali». Annunciava battaglia ieri il capo dell’opposizione, l’ex premier Yair Lapid, dopo il voto della Knesset che ha approvato in via definitiva la legge che limiterà la «clausola di ragionevolezza» esercitata dai giudici della Corte suprema sulle decisioni più controverse di premier, governi e ministri. Battaglia che è in corso da 29 settimane nelle strade di Israele e che ieri potrebbe aver avuto un’ulteriore svolta. Non solo negli scontri tra manifestanti e polizia. Lo sviluppo più concreto è che si affrontino, anche fisicamente, oppositori e sostenitori della contestata riforma giudiziaria del governo Netanyahu. Accadrà se la Corte suprema, presa di mira dall’esecutivo di estrema destra religiosa, boccerà la nuova legge.

I reparti antisommossa, con i cannoni ad acqua, sono intervenuti prima del voto contro gli accampati nel parco Gan Sacher nei pressi della Knesset. Sei persone sono state arrestate, tra queste uno dei leader delle proteste Moshe Radman. La contestazione si è fatta più dura dopo il voto: hanno scelto il sì tutti e 64 deputati della maggioranza di estrema destra religiosa, inclusi quelli descritti nei giorni scorsi come «dubbiosi» come il ministro della difesa Yoav Gallant. I rimanenti 56 hanno boicottato la votazione. Migliaia di manifestanti hanno bloccato la tangenziale Begin a Gerusalemme che è stata riaperta solo dopo un pesante intervento della polizia. Altri manifestanti si sono riuniti in via Kaplan a Tel Aviv e verso la Derech HaShalom, i luoghi simbolo della protesta. «Il primo ministro è prigioniero della coalizione (di estrema destra). Noi nei nostri slogan invochiamo ‘Democrazia Democrazia’, gli altri, quelli che vogliono questo colpo di stato, invece desiderano una teocrazia. Combatteremo con tutti gli strumenti a nostra disposizione» ha avvertito Ofer Kutzner, un attivista delle proteste cominciate lo scorso gennaio. Contro la «rivoluzione legale» centinaia di persone si sono riunite anche all’incrocio Horev ad Haifa e in altre località. Per lo sgomento dei comandi delle Forze armate, altri riservisti si sono uniti alle migliaia di ex militari – tra cui piloti e avieri – che nei giorni scorsi avevano annunciato la sospensione del servizio volontario e la volontà di non rispondere al richiamo annuale. Un passo che in un paese militarista come Israele, con un servizio di leva obbligatorio per uomini e donne, ha un profondo impatto anche sociale.

Nel corso anche delle manifestazioni di ieri non è mai stata nominata la questione dell’occupazione militare israeliana dei Territori palestinesi. Anche per questo è minima la partecipazione alle proteste della nutrita minoranza palestinese nello Stato ebraico. La metà degli israeliani affermano di voler difendere Israele come Stato democratico ma allo stesso tempo oscurano, fingono di non vedere, che questo «Stato democratico» da 56 anni occupa le terre e la vita di milioni di palestinesi.

Da tempo si dice che Netanyahu sia favorevole a un accordo con gli oppositori della riforma, a differenza di altri esponenti della coalizione contrari a «cedimenti». Estremisti capeggiati dal ministro della giustizia Yariv Levin, teorico del progetto di legge contro i giudici assieme al Forum Kohelet e al capo della commissione legislativa Simha Rothman. Pochi però credono nella serietà delle intenzioni del primo ministro e nelle sue effettive capacità di manovra nella maggioranza. Secondo Lapid, «Netanyahu è una marionetta nelle mani di estremisti ed ebrei messianici». Qualcuno sottolinea anche le condizioni di salute del premier che nei giorni scorsi ha avuto un malore e ha scoperto di avere una aritmia cardiaca. Netanyahu, dicono altri, è così politicamente debole da non essere in grado, ammesso che lo voglia, di ascoltare il presidente Usa Joe Biden che lo esorta a non affrettare i tempi della riforma. Comunque sia, in un comunicato diffuso ieri sera, Netanyahu ha difeso la legge appena approvata e si è limitato ad annunciare l’apertura del dialogo con le opposizioni per arrivare entro novembre a un compromesso sul resto della riforma.

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