La Federal Reserve ha aumentato ieri i tassi di interesse di un quarto di punto, cercando di bilanciare due problemi contrastanti: il rischio che l’inflazione possa restare alta e la minaccia che l’aumento dei costi di prestito possa alimentare le turbolenze nel sistema bancario. La banca centrale statunitense ha inoltre previsto un ulteriore aumento dei tassi nel 2023, quando dovrebbe arrivare al 5,1% nel 2023. Entro quest’anno ciò comporterà un altro aumento, dunque. I tassi dovrebbero iniziare a scendere leggermente nel 2024, ma meno di quanto previsto.

Questo significa che l’inflazione negli Usa è particolarmente ostinata e che, in fondo, le decisioni della Fed soddisfano a malapena, o per nulla, gli obiettivi stabiliti dai banchieri centrali. Intanto il mercato del lavoro resta forte in questo paese. E questo, paradossalmente, non è una buona notizia per la Fed secondo la quale invece il lavoro dovrebbe rallentare mentre la disoccupazione dovrebbe crescere. Sono i costi sociali necessari di una strategia che tende dichiaratamente a fare pagare ai lavoratori e a chi ha contratto un mutuo il costo per riportare l’inflazione sotto controllo. Un costo doppio, perché l’inflazione già mangia i salari di suo. Gli effetti di questa strategia si stanno già allargando ai fallimenti bancari delle ultime settimane che hanno evidenziato il rischio dell’instabilità finanziaria.

Ciò rallenterà i prestiti e gli investimenti, aumentando il rischio di recessione. Prospettiva non ignota alla stessa Fed che, nelle dichiarazioni ieri, si è detta sensibile ai rischi dei prezzi, consapevole del fatto che una crisi del sistema bancario potrebbe pesare sulla crescita. «L’entità di questi effetti è incerta» è stato detto. Dall’anno scorso la Fed ha effettuato quattro aumenti consecutivi dei tassi di tre quarti di punto, poi ha rallentato a mezzo punto a dicembre, a un quarto di punto a febbraio.

«L’inflazione però rimane troppo alta e senza stabilità dei prezzi l’economia non funziona – ha detto il presidente della Fed Jerome Powell – Il Pil Usa è cresciuto sotto trend e le spese dei consumi forse sono legate a temi meteorologici. I tassi più alti pesano sugli investimenti delle aziende. Ci aspettiamo una crescita moderata, +0,4% quest’anno e +1,2% nel 2024. Vediamo comunque rischi al ribasso per il Pil».