Visioni

La cultura nel disastro «capitale»

La cultura nel disastro «capitale»

Agitazioni Aria di tempesta al Teatro di Roma, uno dei sette nazionali, fregio «culturale» residuo della giunta Raggi, dopo la brutta storia del cinema estivo a Trastevere, scippato dall’assessore vicesindaco Bergamo.

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 23 febbraio 2018

Aria di tempesta al Teatro di Roma, uno dei sette nazionali, fregio «culturale» residuo della giunta Raggi, dopo la brutta storia del cinema estivo a Trastevere, scippato dall’assessore vicesindaco Bergamo. Mentre si addensano le voci di una conferma della direzione attuale per qualche astruso calcolo di vertice, scendono in campo i lavoratori dell’Argentina (per una volta uniti Cgil e Cisl) a denunciare la pratica impossibilità di continuare a lavorare. Non solo disordine organizzativo, discutibile divisione dei ruoli, contraddizioni della direzione, mancanza di una linea culturale quale che sia, addirittura intimidazioni ai limiti dell’aggressione, e perfino fuga di unità operative fondamentali che migrano altrove. Un disastro insomma, da rifondare dalle radici, come sa anche lo spettatore davanti alla locandina annuale, simile più che a un cartellone al registro di un b&b, e che non riconosce più neanche le maschere di sala. Una cultura davvero «capitale». Come una condanna.

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