Oggi pomeriggio alle 17, in videoconferenza, si riunirà il consiglio di presidenza della Corte dei conti. All’ordine del giorno c’è «l’esame urgente» del caso di Marcello Degni, il consigliere finito nell’occhio del ciclone per un suo post su X nel quale, commentando l’approvazione della manovra alla Camera, ha così scritto rivolgendosi alla segretaria del Pd Elly Schlein: «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti».

Che le opposizioni siano state particolarmente arrendevoli è un dettaglio che, in effetti, hanno notato in molti, ma le parole di Degni hanno comunque scatenato le ire funeste della destra, che continua ad attaccarlo mettendo in discussione la sua terzietà e pure quella della Corte dei conti. Da qui, oltre alla polemica sul punto, sono arrivati anche altri attacchi per l’attività social del magistrato, «colpevole», tra le altre cose, di aver condiviso la prima pagina del manifesto sulla morte di Toni Negri, «condannato per associazione sovversiva», come ha annotato il Tg1 ieri, riducendo l’intera esistenza del filosofo al suo capitolo giudiziario. «Sulla questione è montata tanta intolleranza, che travalica lo specifico. A questo punto rispondo con le parole di un grande magistrato: “Resistere, resistere, resistere”», ha allora commentato Degni, citando le parole (pure foriere di polemiche) usate dall’allora procuratore generale di Milano Francesco Saverio Borrelli nel 2002, nella sua ultima relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

E ancora, nel merito: «In questa manovra, come accade in modo bipartisan dalla metà degli anni 2000, il Parlamento di fatto non ha voce in capitolo sulla Finanziaria. La mia non era partigianeria ma una questione di metodo, ripeto, di metodo, accaduta con governi di diverso colore politico con i quali negli ultimi si è sempre arrivati al via libera finale della manovra a ridosso di Capodanno». Degni inoltre ritiene assai probabile alcune correzioni dopo le elezioni europee.

«Il rientro del disavanzo sotto il 3% è rinviato al 2026, ultimo anno disponibile del triennio, e basta un piccolo calo della crescita economica per far saltare le previsioni – ha detto in un’intervista ad Affari Italiani -. Il disavanzo è previsto oltre il 3% sia per il 2024 ma anche per il 2025 quindi è molto probabile una correzione dopo le elezioni europee. E non dimentichiamoci che in primavera la Commissione europea valuta se c’è uno scostamento eccessivo nei conti dei vari Paesi e potrebbe, ripeto è probabile, chiedere all’Italia una correzione dello 0,2-0,3%». post su X sulla manovra, tornando sulle sue parole aggiunge: “Sono state viste con intolleranza e come un attacco alla patria. Ho soltanto rimarcato il diritto parlamentare delle opposizioni e non solo, una questione di metodo».