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La corsa a ostacoli del Rosatellum-bis

La corsa a ostacoli del Rosatellum-bisL'aula della camera dei deputati

Legge elettorale Da martedì il tentativo di approvare il nuovo testo. Il sì di Forza Italia, Pd, Lega e centristi potrebbe non bastare per il pericolo franchi tiratori. Berlusconi soddisfatto per la possibilità di rientrare in parlamento con le suppletive. Primi dubbi di Grasso: la Corte costituzionale non deve avere alcuna perplessità

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 23 settembre 2017

Tre giorni di lavoro in commissione, poi la corsa in aula. La tabella di marcia tentare di cambiare le leggi elettorali di camera e senato, uniformandole nel Rosatellum-bis, deve necessariamente essere molto corta. Martedì prossimo il primo passaggio decisivo: la commissione affari costituzionali della camera voterà la proposta depositata giovedì dal Pd Fiano, per adottarla come testo base. Contemporaneamente la conferenza dei capigruppo farà spazio alla legge elettorale nel calendario della prima settimana di ottobre, prevedibilmente a partire dal 4.

Nessun problema per il passaggio in commissione, dove il Pd ha la maggioranza quasi da solo. L’accordo tra democratici, leghisti, Forza Italia e centristi può contare sul triplo dei voti rispetto ai contrari, che sono il Movimento 5 Stelle, Articolo 1-Mdp, Fratelli d’Italia e Sinistra italiana. Gli emendamenti andranno in votazione da giovedì e resta aperta la possibilità di allungare il lavoro anche al fine settimana. La maggioranza riunita attorno al Rosatellum-bis non teme agguati, non in commissione. Discorso assai diverso invece per l’aula, dove il regolamento della camera concede i voti segreti.

Occhi puntati sulla pattuglia di Forza Italia. A Berlusconi la legge non può che piacere tanto, piena com’è di norme che lo favoriscono: dalla possibilità di recuperare a Forza Italia anche i voti delle liste coalizzate che non superano il 3% alla prospettiva di fare l’en plein nei seggi uninominali del nord grazie all’alleanza con la Lega. E poi, anzi prima di tutto, c’è il meccanismo delle elezioni suppletive descritto già ieri: l’unica garanzia per il cavaliere di poter tornare in parlamento anche se alla data delle elezioni generali, nella prossima primavera, non avrà ancora ottenuto la riabilitazione e probabilmente neanche la decisione della Grand Chambre di Strasburgo sulla legge Severino.
Ieri il capogruppo dei berlusconiani in commissione, Francesco Paolo Sisto, ha garantito al Pd la lealtà di Forza Italia all’accordo «una volta chiariti alcuni punti». In realtà non c’è molto da chiarire, visto che il via libera di Berlusconi è arrivato dopo che il testo era stato attentamente studiato. Il problema è semmai un altro: nessuno può mettere la mano sul fuoco sulla tenuta del gruppo forzista. Che già a giugno si era dissolto nel voto segreto, consentendo – assieme ai franchi tiratori del Pd – l’approvazione di quell’emendamento sui seggi del Trentino Alto Adige che determinò l’affossamento del sistema simil tedesco. Particolare curioso, il Pd ha sempre sostenuto di non poter proseguire sul tedesco in ragione del fatto che gli alleati – di adesso, ma quel che più importa delle prossime elezioni – di Svp non accettavano il nuovo sistema prodotto dall’emendamento (in pratica: lo stesso valido per tutto il territorio nazionale). Eppure il nuovo Rosatellum proprio quel sistema comprende, per non violare la prassi che vuole l’immodificabilità nello stesso ramo di un voto dell’aula. Morale: si poteva proseguire anche con il sistema simil tedesco.

L’impossibilità di controllare i deputati a fine legislatura, sopratutto nel voto segreto, giustifica lo scetticismo che accompagna questo che – evidentemente – è l’ultimo tentativo di riformare le leggi elettorali prima della conclusione della legislatura. Anche il presidente del senato Grasso ha finito con l’aggiungere dubbi, quando intervenendo alla festa di Sinistra italiana (che è contraria a questa legge) ha espresso l’auspicio che la nuova legge sia «pienamente costituzionale e non produca alcuna perplessità della Corte». Due i possibili profili da approfondire in chiave costituzionale: il Rosatellum-bis prevede che due parlamentari su tre siano scelti con il meccanismo delle liste bloccate, anche se in questo caso molto più corte del Porcellum e identificabili sulla scheda; soprattutto il sistema di riparto nazionale dei voti e ancor di più il recupero dei seggi per le liste «incapienti» prefigurano lo slittamento degli eletti da collegio a collegio, se non da circoscrizione a circoscrizione.

Ma di tutto questo si parlerà solo se la nuova legge riuscirà a superare i primi scogli in aula. Dovendo correre, ma sapendo anche che difficilmente riuscirà ad arrivare in senato prima che cominci la sessione di bilancio. In ogni caso Renzi può restare a guardare, al riparo del doppio sistema di voto ereditato dalla Consulta. Se quel che resta del «suo» Italicum non può disprezzarlo, il residuo del Porcellum al senato per il segretario Pd è addirittura perfetto.

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