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La controffensiva europea alla guerra del gas russo

La controffensiva europea alla guerra del gas russoIl filo spinato protegge l'ingresso dell'area portuale dove si trova l'approdo del gasdotto Nord Stream 1 del Mar Baltico; in basso Ursula von der Leyen – Ap

Il tetto che scotta Ursula von der Leyen presenta il piano della Commissione in cinque punti: tetti e tasse alle società energetiche (fossili, nucleare e rinnovabili)

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 8 settembre 2022

Per la Commissione, siamo «in tempi difficili che non finiranno presto», la Russia ha già tagliato il gas a 13 paesi e minaccia la fine dell’export fino a quando non verranno tolte le sanzioni. Ma la presidente Ursula von der Leyen è «convinta che gli europei hanno la forza economica, la volontà politica e l’unità per farvi fronte», incita a «non avere paura» per «evitare il ricatto» della Russia, che «manipola i nostri mercati dell’energia con prezzi astronomici» e finanzia così «la guerra atroce contro l’Ucraina».

SONO GIÀ STATE PRESE delle misure: la dipendenza della Ue dal gas russo dall’inizio della guerra è calata dal 40% al 9%, le riserve di gas per l’inverno sono all’82%, riempite in anticipo sui tempi previsti. Ma i prezzi si impennano, il gas martedì era a 238 euro il megawattora, quasi decuplicato in un anno.

Ieri, von der Leyen ha precisato la linea di difesa, in cinque punti, che è stata già discussa nel pomeriggio dagli ambasciatori e sarà sul tavolo dei ministri dell’Energia venerdì, per il vertice straordinario. C’è fretta, non c’è tempo di aspettare il Consiglio europeo di ottobre: martedì dovrebbero essere prese delle decisioni concrete, la vigilia del discorso sullo stato dell’Unione di Ursula von der Leyen.

Per il momento, sui cinque punti della Commissione non c’è unanimità, molto dipende dal grado di dipendenza dal gas russo. Putin ha definito le proposte «una stupidaggine», Erdogan «una provocazione europea» e ha minacciato: «Non otterrete i risultati sperati». Il più controverso è l’ultimo punto: l’introduzione di un tetto al prezzo del gas russo importato in Europa (e la Commissione sembra aperta a prendere in considerazione anche un massimo per il gas liquido proveniente da altri fornitori). La Commissione difende prima di tutto, una novità: imporre un obiettivo obbligatorio di riduzione dei consumi nelle ore di punta. In secondo luogo, un tetto ai redditi delle compagnie che non producono elettricità con il gas – nucleare, rinnovabili – che «realizzano redditi massicci che non riflettono i costi di produzione» e anche un «contributo di solidarietà» da compagnie di energie fossili, che hanno fatto dei super-profitti”, perché «tutte le fonti di energia devono contribuire a risolvere la crisi».

La Commissione approva i supporti statali di liquidità per le compagnie elettriche: acquistano elettricità passando per camere di compensazione, che impongono alti costi per dare la copertura finanziaria, la Finlandia già parla di «momento Lehman Brothers nell’industria elettrica», in Svezia temono «un effetto contagio sul resto del mercato finanziario», che potrebbe portare a un crack mondiale.

LA COMMISSIONE mette da parte il credo nella concorrenza e accetta gli aiuti di stato: è già il caso in molti paesi, lo stato tedesco è entrato al 30% nel capitale di Uniper, in Austria lo stato ha concesso un prestito di 2 miliardi a Wien Energie, primo fornitore elettrico, la Svezia ha messo sul tavolo 23 miliardi di garanzie di credito, la Finlandia 10 miliardi. Come finanziare questi interventi e gli altri già varati o che lo saranno per difendere aziende e famiglie? Per non offendere le orecchie liberiste, Bruxelles evita il termine “tassa”, ma Macron, che era contrario, ha già ammesso la necessità di un «meccanismo di contributi Ue». Belgio e Olanda stanno pensando come tassare i super-profitti. Potrebbe essere un “meccanismo” di raccolta Ue, poi redistribuito agli stati, dicono in Francia. Spagna, Italia, in parte la Germania hanno già intrapreso questa strada, anche se il prudente ministro delle Finanze Christian Lindner precisa: «Non si tratta di diritto fiscale». I paesi Ue hanno già speso 230 miliardi in sussidi vari per aiutare imprese e famiglie, ma questo non ha garantito l’uscita dalla crisi, sottolinea il think tank Bruegel.

URSULA VON DER LEYEN ieri non ha evocato lo sganciamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas. Ma Emmanuel Macron afferma: «Il prezzo dell’elettricità deve essere formato in modo più coerente», e il tedesco Robert Habeck insiste sulla necessità di «una riforma profonda del mercato dell’energia». Ma il “modello” di Spagna e Portogallo, messo in atto da mesi, è troppo caro. Per Scholz, «dobbiamo arrivare a pagare solo il prezzo mondiale di mercato, invece di uno più alto», anche per il gas liquido. La Germania propende per gli «acquisti congiunti». La Polonia chiede un tetto su tutte le importazioni di gas, mentre per la Repubblica ceca, che ha la presidenza del Consiglio, «non è una proposta costruttiva, è più un’altra forma di sanzione contro la Russia piuttosto che una vera soluzione alla crisi energetica europea».

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