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Il governo punta a evitare la stretta, ma l’Europa latita

Il governo punta a evitare la stretta, ma l’Europa latitaRoberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica – Ansa

Nuova impennata del gas Il premier: import da Mosca ridotto al 20% e entro ottobre stoccaggio al 90%

Pubblicato circa 2 anni faEdizione del 25 agosto 2022

Il prezzo del gas s’impenna di nuovo, sfonda il muro dei 300 euro a megawattora, poi si assesta a 292,15 euro, comunque un picco superiore di 15 volte alla media stagionale. In questa situazione è inevitabile che il governo consideri l’eventualità di dover passare dal secondo al terzo e ultimo livello del piano d’emergenza predisposto in primavera, quello che implicherebbe l’abbassamento di due gradi del riscaldamento, la riduzione del 40% dell’illuminazione di strade e monumenti e infine, se il quadro dovesse peggiorare ulteriormente, la chiusura anticipata alle 19 dei negozi e alle 23 dei locali.

Ma è un’eventualità che il governo è convinto di poter evitare grazie ai risultati rivendicati ieri da Draghi al meeting di Cl: riduzione dal 40% a circa il 20% del gas importato dalla Russia, stoccaggio già realizzato all’80%, a un passo dall’obiettivo del 90% in ottobre, possibilità di eliminare del tutto la dipendenza dal gas russo entro il 2024 se si costruiranno 2 rigassificatori. Non a caso il premier evita anche solo di pronunciare la parola maledetta che rimbalza invece da una capitale europea all’altra: «Razionamento».

Draghi non si scosta dal suo stile: il bicchiere è sempre mezzo pieno, l’ottimismo, sia pur mai facilone, è un obbligo. Anche quando la realtà invia messaggi di segno opposto come la corsa del prezzo del gas o come i segnali da Bruxelles che non autorizzano grandi speranze sull’adozione in tempi brevi del Price Cap, il tetto al prezzo del gas. Oggi a Bruxelles è in agenda un vertice sul prezzo dell’energia. L’Italia, informa il ministro Cingolani, invierà una sua task force e sosterrà a spada tratta le sue proposte, che Draghi ha ripreso anche ieri dal meeting di Rimini: «Il governo italiano ha spinto molto per un tetto al prezzo massimo del gas russo».

È significativo che il premier italiano specifichi che il tetto dovrebbe riguardare solo il gas russo. L’opposizione alla proposta all’interno della Ue è sinora arrivata proprio dai Paesi come la Norvegia e l’Olanda che con il tetto ci rimetterebbero. Limitare il calmiere al gas russo però esporrebbe ancora di più alla minaccia che lo stesso Draghi cita: «Alcuni temono che Mosca possa interrompere le forniture. Però i frequenti blocchi avvenuti quest’estate hanno dimostrato i limiti di questa posizione».

La Commissione presenterà una proposta che dovrebbe arrivare in tempo per essere vagliata dal prossimo Consiglio europeo. La presidente von der Leyen si è detta convinta di dover raggiungere una mediazione che permetta di introdurre il tetto in ottobre. Ma l’accordo sembra lontano e lo stesso Draghi è molto cauto: «Non so quale sarà l’esito, le posizioni sono molto diverse». Anche la seconda proposta italiana, lo sganciamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas, segna il passo. La Commissione presenterà anche in materia una sua proposta. Il tema è da ancora prima della guerra in Ucraina quello su cui più martella Draghi. Che ci si arrivi è quasi certo, ma sui tempi non c’è alcuna sicurezza.

Nel discorso di Draghi è importante anche quel che non viene citato. Nello specifico l’ipotesi che l’Italia, in mancanza di intesa nell’Unione, introduca da sola il Price Cap. Letta sostiene la proposta, Meloni è pochissimo convinta. Draghi la pensa chiaramente più come la leader di FdI che come il segretario del Pd. Spagna e Portogallo lo hanno fatto, è vero, con il permesso della Commissione europea. Ma si trovavano in una situazione molto diversa da quella dell’Italia: dipendenza dal gas russo molto bassa, minima interconnessione con le forniture elettriche di altri Paesi dell’Ue, costo a carico dello Stato molto più basso di quanto si verificherebbe da noi.

Draghi non si risparmia un affondo contro le aziende che hanno realizzato col gas «utili senza precedenti», alle quali dunque è stato giusto chiedere il contributo del 25% sugli extraprofitti ed è «essenziale» che lo paghino «invece di rimandare o addirittura evitare di pagare». I partiti tutti si accodano ma si sa che smuovere le grandi aziende, quando si tratta di sborsare, è molto più arduo che smuovere le montagne.

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