Kiev può attendere, Zekensky furioso. «Mancanza di rispetto»
Vertice Nato A Vilnius si temporeggia sull’ingresso dell’Ucraina nel Patto atlantico. Gli Stati uniti festeggiano l’ingresso di Stoccolma
Vertice Nato A Vilnius si temporeggia sull’ingresso dell’Ucraina nel Patto atlantico. Gli Stati uniti festeggiano l’ingresso di Stoccolma
Il vertice di Vilnius della Nato si è aperto con il canto di vittoria del Segretario Generale Jens Stoltenberg giubilante del «significato storico» dell’adesione svedese e finlandese, su cui il norvegese ha apposto la firma. Tutt’altro clima presso la controparte Nato strumentale in tale «successo», l’Ucraina. A Kiev, Stoltenberg, pur ribadendo per l’ennesima volta «supporto fino a quando sarà necessario», ha solo potuto offrire un «percorso» per l’adesione, ma senza un «calendario». Furioso il leader ucraino Volodymyr Zelensky, che dopo giorni di esitazioni, aveva infine deciso di recarsi a Vilnius. Secondo The Guardian, il presidente avrebbe cercato di convincere i ministri Nato a modificare il comunicato finale. Invano. «È inaudito e assurdo che non ci sia un calendario», una «mancanza di rispetto» verso l’Ucraina ha scritto sul suo canale Telegram.
NIENTE DI CUI STUPIRSI poiché il padrone del saloon Nato, gli interessi di cui Joe Biden è figurante, avevano già messo in chiaro da qualche giorno che l’ingresso dell’Ucraina (e quindi una guerra diretta con la Russia) non rientra per ora nei loro piani, in particolare dato l’avvicinarsi delle presidenziali Usa. Per il resto Washington è soddisfatta di un vertice che brandendo la minaccia dell’orco russo rafforza con l’allargamento scandinavo l’impresa anglo-americana sul continente. Il comunicato definisce la Federazione russa «distruttrice della pace», e «dell’ordine europeo», la «più grave e diretta minaccia alla sicurezza nella regione euro-atlantica». Al tempo stesso la Nato dichiara di non cercare un conflitto con Mosca e di «voler mantenere aperti i canali di comunicazione per ridurre i rischi d’escalation».
Il forum pubblico del vertice ha permesso di tastare il polso agli umori che serpeggiano dietro le dichiarazioni ufficiali all’interno dell’Alleanza «più di successo della storia del genere umano» (parole del comandante Usa per l’Europa C.G. Cavoli). I partecipanti, i migliori propagandisti finanziati dalla Nato in tutti i paesi membri si sono prodotti nel meglio della retorica atlantica. L’Alleanza è il “baluardo globale” delle democrazie oggi sfidate dalle autocrazie (oltre alla Russia, Cina e Corea del Nord). Suggestivo il presidente ceco Petr Pavel, che parlando della Cina ha scomodato i «valori cristiani» quale cemento dell’alleanza. Molto serio il monito di Pavel ai «nemici interni dei nostri valori» perché c’è troppa gente in Europa più interessata al proprio tenore di vita che alla coesione atlantica.
MOLTA SODDISFAZIONE per la presenza al vertice dei paesi asiatici amici dell’area del Pacifico. Che sembra aprire una finestra verso la costruzione di una Nato globale. Si delinea un meccanismo militare dell’Occidente a guida anglosassone che dopo aver regolato i conti con la Russia sarà destinato a trasferirsi in Asia «verso la sfida sistemica posta dalla Cina alla sicurezza atlantica» (secondo le parole di Berti). Gli europei raggiungerebbero così Australia e Nuova Zelanda per partecipare allo scontro che si annuncia fra Washington e Pechino.
Il Forum ha visto anche l’intervento del ministro Antonio Tajani, il quale ha sottolineato l’impegno del governo italiano in Ucraina (in particolare nella prevenzione di una catastrofe nucleare a Zaporizhzhia, pur non chiarendo bene come). Roma vuole pace e giustizia per Kiev, ciò che equivale a «spingere fuori i russi» ma «non ad essere contro la Russia». Tajani sottolinea l’importanza del concentrarsi sul fianco Mediterraneo della Nato(dove la «Wagner è molto attiva in connessione con Daesh») ma anche l’importanza dell’essere più presenti nell’area indo-pacifica in futuro.
Numerosi interventi si sono levati da un pubblico nutrito di deputati e propagandisti di Kiev, ansiosi di fonte alla prospettiva di uno stallo della tensione fra europei e russi. In particolare, ripetuti gli appelli per un avanzamento del dispositivo nucleare americano verso la frontiera russa. Geniale anche l’idea di invitare quale panelist Garry Kasparov, il noto scacchista cittadino russo e oppositore di lunga data del regime di Putin. Kasparov ha fatto appello ai suoi compatrioti a iniziare una «guerra dii liberazione della Russia dal fascismo di Putin», ammonendo che non vi sarà pace fino a quando «la bandiera ucraina non tornerà a sventolare su Sebastopoli». Il vero problema per Kasparov è «la paura irrazionale dell’Occidente di un collasso della Russia in caso di una vittoria ucraina».
DAL LATO DI MOSCA, il capo della Diplomazia Lavrov ha dichiarato che, dato che la Nato è già pronta a dispiegare la propria infrastruttura militare sui territori di Svezia e Finlandia, «Mosca trarrà le proprie conclusioni» e agirà per garantire i propri legittimi interessi di sicurezza.
Diversi analisti russi hanno notato poi come il complesso militare industriale degli alleati di Washington sia stato messo a dura prova dalla guerra. Secondo l’ex-deputato S. Markov, le imprese belliche europee starebbero facendo pressione sui governi affinché garantiscano ordini in una prospettiva almeno decennale. Da qui un interesse a far svenare gli ucraini nella guerra con la Russia almeno per qualche altro anno.
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