Jeff Halper, se l’obiettivo è un solo Stato
Intervista Jeff Halper, antropologo israelo-americano, è da sempre impegnato nel difendere i diritti del popolo palestinese, anche con l’iniziativa di salvare le loro case con l’Israeli Ccommettee Against House Demolitions
Intervista Jeff Halper, antropologo israelo-americano, è da sempre impegnato nel difendere i diritti del popolo palestinese, anche con l’iniziativa di salvare le loro case con l’Israeli Ccommettee Against House Demolitions
È faticoso ascoltare la radio, aprire un giornale, collegarsi a internet, guardare un qualsiasi telegiornale e capire cosa sta realmente succedendo a Gaza.
Non sono bastate le marce di protesta negli Stati Uniti, in Europa, a Milano, a Roma, nel mondo e anche in Israele, per fermare questo massacro. Di nuovo si sta radendo al suolo ogni voce palestinese; questa volta soprattutto a Gaza.
Jeff Halper, antropologo israelo-americano, è da sempre impegnato nel difendere i diritti del popolo palestinese, anche con l’iniziativa di salvare le loro case con l’Israeli Ccommettee Against House Demolitions (ICAHD https://icahd.org/), che regolarmente rischiano di essere demolite, anche da coloni.
Adesso la responsabilità dell’annoso conflitto, è passata nelle mani di Hamas che, dopo il terribile attacco terroristico del 7 ottobre, l’uccisione e il rapimenti di ostaggi, sembra essere l’unica voce forte in cui anche molti politici italiani oggi sembrano riconoscere il popolo palestinese.
Che strano però, che proprio nessuno si ricordi che la nascita di Israele abbia comportato anche le creazione di campi profughi palestinesi in Libano, Giordania, Siria. Incredibile davvero che, in tutti i programmi televisivi visti nelle ultime settimane, nessuno (ma forse mi sbaglio!), abbia realmente ricordato cos’è stata la Nakba, (Catastrofe) dei palestinesi nel 1948.
Forse ci saranno tante, mille ragioni per cui i palestinesi sono da sempre stati considerati i ‘soliti’ terroristi’. Anche, ahimè, in Cisgiordania che teoricamente dovrebbe essere lo stato di Palestina. Ma qui di stato, per ora, non se ne parla.
Jeff Halper, ha parole scioccate e preoccupate. «Davvero terribile quello che è successo. Ora Israele continuerà ad avere il solito comportamento. Il 7 ottobre è stato davvero orrendo, ma non credo che abbia aiutato la causa Palestinese, e neanche la gente di Gaza. Ora posso solo dire che la strada per ottenere pace e giustizia sarà ancora lunga, molto lunga. Del resto, l’attacco del 7 ottobre è una specie di vendetta per tutto quello che è sempre successo. Ma è anche il sintomo di questa lunga, lunghissima occupazione e di questo regime di Apartheid.» Già, proprio quello stato di Israele chiamato da sempre da tutti ‘l’unica democrazia del medio oriente’.
«Hamas aveva cominciato già con una sua parte anche militare. Una volta vinte le elezioni nel 2006, era diventata allora un attore politico legittimato. Negli anni, credo anche a causa degli impedimenti e il boicottaggio continuo da parte di America, Europa e Israele, Gaza è diventato un territorio sempre più isolato». Sì, forse sono ‘piccoli’ dettagli che possono davvero rendere l’idea della vita controllata e da incubo che ogni palestinese vive ogni giorno.
Ricordiamoci sempre che esiste un coprifuoco tutte le sere e, anche solo per i semplici turisti, non è mai raccomandabile andare da Gerusalemme a Betlemme di sera se ci si vuole mantenere nella legalità.
Halper, con la sua voce sempre pacata, comincia subito col dire che «ci sono già due modi in cui Israele presenta sempre se stessa. Per prima cosa Israele sostiene che non è vero che l’attacco è stato provocato. E aggiunge anche che non si stanno vendicando. La storia che vedo io invece, è che il 7 ottobre è stato il sintomo di una colonizzazione continua, di uno stato di Apartheid e delle sofferenze continua del popolo palestinese. Ma Israele continua con la solita storia.
Hamas aveva cominciato come movimento politico, presentandosi da subito con un’ala militare. Ha vinto le elezioni ma America, Israele ed Europa continuano a boicottare ogni tentativo di dialogo da parte dei palestinesi, che vivono situazioni sempre peggiori, e a Gaza ormai non esiste più un’economia. Israele adesso sta solo continuando a fare quello che ha sempre fatto, cioè distruggere ogni resistenza alla propria colonizzazione. Fatah e Olp si erano rifiutati già da subito di includere e trattare con Hamas quindi, lungo gli anni, la parte militare ha riscosso sempre più successo. Molti dei suoi esponenti vivono da tempo in Qatar, Giordania, Siria, e sono lì perché sono boicottati a livello internazionale.
La Comunità internazionale non ha mai realmente trattato con i palestinesi, mai con l’Olp (anch’esso considerato un elemento terroristico), e nessuno ha mai trattato neanche con Arafat. E oggi è davvero troppo tardi, perché tutti preferiscono supportare Israele. Sempre appoggiato, e così ha costruito uno stato di apartheid. L’idea di normalizzare il mondo arabo e Israele (sempre comunque sponsorizzato dagli Stati Uniti), vorrebbe dichiarare morte allo stato palestinese. E così non ci sarà mai una normalizzazione per la questione palestinese. Credo anche che questo sia parte del timing del 7 ottobre. Adesso il problema per noi è combattere non solo Israele e l’occupazione, ma anche tutti gli stati occidentali, compreso il governo italiano che non credo sia mai stato attento nei confronti della Palestina. Del resto – dice con tono quasi ironico e un po’ rassegnato – tutti i governi diventano di sinistra e per la Palestina nel momento in cui lasciano la carica. Lo dico da sempre, se faranno due stati, Israele resterà in controllo su tutta l’area, e non saranno mai tolti gli insediamenti dei coloni. In questo modo non ci sarà mai uno stato palestinese. A Gaza ormai non credo nessuno vorrà più ricostruire qualcosa; ci vorrebbero davvero milioni di dollari. Questa ormai è una seconda Nakba, e i palestinesi rischiano di essere distribuiti e ricollocati qua e là nel mondo, per poi lentamente sparire. Pare che tutti siano impegnati ad opporsi ai diritti palestinesi. Sia Stati Uniti che Europa, saranno complici nella costruzione di uno stato di apartheid.
E se continueranno a seguire l’idea di due stati, i palestinesi verranno ricollocati nelle aree A e B (40 % di West Bank). Con Icahd invece, continuiamo una campagna per un solo stato democratico, che sembra ancora l’unica idea giusta per uscire da questa situazione. Creare due stati sarebbe solo appoggiare un stato Israeliano, e quindi dobbiamo stare molto attenti alla situazione politica. Biden l’ha già detto. Non rimuoverà le colonie, e diventeremo com’era il Sud Africa.
Dobbiamo lottare per un solo stato, tenere gli occhi aperti sulle situazioni politiche internazionali, e continuare a lottare per un unico stato, unica via per fare in modo che tutti i rifugiati possano tornare a casa. Dopo il 7 ottobre non si potrà più pensare di cancellare i Palestinesi. Hamas ha cambiato il discorso politico. Serve allora un nuovo rappresentante palestinese. Purtroppo adesso c’è Abu Mazen, mentre tutti gli altri candidati sono stati ammazzati o messi in prigione. E oggi un nuovo leader è difficile da trovare».
Cosa si può fare? «Adesso non troppo, nessuno ha davvero idea, almeno fino a che questa guerra non termina. I palestinesi continuano a stare in West Bank e Israele e, dopo l’attacco, si stanno solo proteggendo. Nessuno parla mai dei campi profughi, come se nessuno avesse il diritto e il permesso di parlarne. Israele ci dice che distruggerà il Libano ma, con anche gli attacchi di Hezbollah – e loro sono davvero seri – Israele non credo riuscirà a controllare i due fronti contemporaneamente. Qualcosa dovrà cambiare».
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