Politica

Italicum: tentazioni Pd, paure M5S

Riforme Abolire il ballottaggio nel caso nessun partito raggiunga il 40%. La proposta che Renzi non può accettare, ma che farebbe comodo contro i 5 Stelle. Che si trasformano in difensori della legge elettorale

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 4 novembre 2015

L’aveva proposto come emendamento, bocciato durante la discussione dell’Italicum, l’ha presentata come proposta di legge la settimana scorsa. Non c’è nulla di nuovo nell’idea di cancellare il ballottaggio dal nuovo sistema di voto, sulla quale insiste il deputato Pd Giuseppe Lauricella – lo stesso che si è inventato il congelamento dell’Italicum fino al luglio 2016 – se non la rinnovata preoccupazione del Movimento 5 stelle. Bisogna fare un grande sforzo per immaginare Renzi disponibile ad accogliere un’idea del genere, rinunciando così alla legge ultra maggioritaria che tanto ha voluto. Grillo riesce a farlo, e si spiega. « L’unico obbiettivo del Pd è impedire al M5S di andare al governo, e lo fa come i bari, cambiando la legge elettorale», scrive sul blog a commento dell’iniziativa di Lauricella. Il deputato Pd del resto non nega che la sua principale preoccupazione è proprio il ripetersi dell’«effetto Parma». Dove gli elettori del centrodestra al secondo turno scelsero di appoggiare il candidato grillino Pizzarotti, pur di non far vincere quello del Pd.

Che l’Italicum sia stato pensato da Renzi in un momento in cui il Pd poteva puntare a vincere al primo turno è certamente vero. Tant’è che nella prima versione il presidente del Consiglio voleva assegnare il premio di maggioranza (che garantisce il 55% dei seggi) a chi avesse raggiunto la soglia del 37% al primo turno. Allora fu Berlusconi – in tempo di «patto del Nazareno» – a convincerlo ad alzare la soglia. Da quasi un anno i sondaggi tengono il Pd assai lontano dalla possibile vittoria al primo turno, oggi il ballottaggio con i 5 stelle appare più che probabile. È il paradosso della legge ultramaggioritaria pensata sulle convenienze del momento: si trasforma nell’unico sistema con cui il partito in testa nelle intenzioni di voto (malgrado tutto, ancora il Pd) può finire col perdere le elezioni. È possibile che Renzi vorrà fare un pensierino alle correzioni dell’Italicum. Ma non prima di testare il suo Pd alle elezioni comunali della prossima primavera. In ogni caso l’intervento più accreditato è un altro: tornare al premio di coalizione per svantaggiare i 5 stelle, notoriamente allergici alle alleanze.

Ma c’è anche un altro paradosso, e riguarda proprio i grillini. Difendendo il suo diritto a rischiare di vincere le elezioni, M5S finisce col difendere la pessima legge elettorale che pure hanno contrastato in parlamento fino all’ostruzionismo. Storia già vista, del resto è stato l’odiato Porcellum a permettere a Grillo (e agli altri) di fabbricare le liste bloccate con candidati sconosciuti, chiedendo in sostanza un voto per se stesso in tutta Italia. Da tempo ormai le scelte miopi dei partiti ex egemoni stanno favorendo l’ascesa dei 5 stelle. E – se ci sarà – anche la futura correzione dell’Italicum andrà dietro alle convenienze del momento del Pd, che di nuovo potrebbe sbagliare i calcoli.
Abolire il ballottaggio, come propone Lauricella, vorrebbe dire assegnare il corposo premio di maggioranza solo nel caso in cui un partito riesca a raggiungere il 40% dei voti validi al primo turno. In tutti gli altri casi l’Italicum funzionerebbe come una legge proporzionale, con una soglia bassa di sbarramento (3%). In questo modo cadrebbe almeno un sospetto di incostituzionalità sulla nuova legge, legato al premio senza soglia (al ballottaggio prende tutto il partito che vince anche con un solo voto di vantaggio, persino se va a votare una minoranza di cittadini). Non a caso allo stesso risultato punta una delle due proposte di referendum sulle quali saranno raccolte le firme nel 2016. L’altra punta a cancellare i capilista bloccati.

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