Mentre l’attenzione del mondo è concentrata su quello che sta accadendo nella Striscia di Gaza, la situazione dei territori della Cisgiordania degenera di giorno in giorno. Dall’inizio dell’attacco di Hamas in territorio israeliano (1,400 israeliani uccisi), in Cisgiordania sono stati uccisi più di 60 palestinesi.

Ne abbiamo parlato di quello che sta accadendo in Cisgiordania con Issa Amro, attivista palestinese per i diritti umani.

Come sta cambiando la situazione in Cisgiordania dall’attacco di Hamas del 7 ottobre?

Dal 7 ottobre è aumentata la violenza in Cisgiordania, i coloni hanno molte più armi di prima. Protetti dall’esercito, uccidono e picchiano i palestinesi senza nessuna ragione. A Hebron ci sono stati 15 palestinesi uccisi dal 7 ottobre a oggi, i soldati sparano a chiunque durante le proteste. Due giorni fa c’è stata una protesta e hanno usato munizioni vere. Per me il 7 ottobre è stato il giorno peggiore: sono stato rapito dai colini e dall’esercito, mi hanno trattenuto dieci ore, mi hanno picchiato, umiliato e torturato. Qui a Hebron c’è il coprifuoco dal giorno dell’attacco. Più di mille famiglie palestinesi non possono uscire di casa. La situazione è terrificante, ho ricevuto diverse telefonate da amici e conoscenti che mi dicono che hanno paura e non sanno cosa fare. Un mio amico che vive qui vicino mi ha chiamato e mi ha detto che i coloni lo hanno minacciato: «Presto ti verremo a uccidere, uccideremo tutti gli arabi» hanno detto. La gente ha paura che ci sarà un’altra Nakba o un altro massacro.

Ha parlato del coprifuoco: è attivo solo a Hebron o in tutta la Cisgiordania?

Il coprifuoco è in vigore nelle zone più vicine alle colonie. Però i checkpoint sono chiusi, non ci si può muovere da una città all’altra, ogni comunità è isolata, sia le grandi città che i piccoli villaggi della Cisgiordania. È diventato impossibile anche andare a fare la spesa o incontrare il proprio vicino e se riesci a muoverti rischi di essere attaccato dai coloni.

A Ramallah ci sono state proteste contro l’Autorità nazionale palestinese e le forze di sicurezza palestinesi hanno arrestato dei manifestati. Qual è oggi il sentimento dei palestinesi in Cisgiordania nei confronti dell’Anp?

I palestinesi vedono Abu Mazen come un collaboratore di Israele, debole e corrotto, questo lo pensa la maggioranza dei palestinesi, al di là del supporto o meno ad Hamas. Anche chi supporta al-Fatah, ha lo stesso sentimento nei confronti di Abu Mazen. Lui è ancora al potere perché appoggiato da Israele, è riuscito a evitare le elezioni nel 2021 proprio perché aiutato dal governo di Tel Aviv. Sapeva che se ci fossero state le elezioni avrebbe perso, lui come Hamas, ma si sono messi d’accordo e rimangono lì dove sono.

E qual è invece il sentimento nei confronti di Hamas?

Hamas non ha un grande appoggio, soprattutto qui in Cisgiordania. I palestinesi stanno dalla parte dei loro amici e parenti, stanno dalla parte dei civili uccisi. Non c’è nessun processo di pace supportato dalla popolazione, questo perché Israele nega i diritti di base alla popolazione palestinese a Gaza come in Cisgiordania. Quindi le persone iniziano a pensare che questa soluzione – la rivolta armata – sia l’unica soluzione possibile. Tutti dicono che la popolazione di Gaza appoggia Hamas, ma nemmeno un mese prima dell’attacco del 7 ottobre a Gaza ci sono state manifestazioni, migliaia di persone sono scese in strada chiedendo che Hamas abbandonasse le funzioni di governo. Io non supporto Hamas e non sono d’accordo su nessun punto con loro, ma Israele non distingue Hamas dai civili, attaccano tutti, senza distinzione. Non vogliono i palestinesi in nessun modo, a Gaza come nella West Bank.

Qual è la tua opinione rispetto alla visita di Biden e al posizionamento dei paesi occidentali riguardo la situazione di Gaza?

La posizione presa dalla maggior parte delle potenze occidentali è completamente sbagliata e incoraggia Israele a commettere ancora più crimini. Biden ha deluso tutti i palestinesi che pensavano che fosse diverso da Trump. La reazione di Israele non è una difesa, è una vendetta. E quindi dare a Israele la possibilità di trasferire e uccidere centinaia di migliaia di palestinesi, fornendo armi americane, non solo all’esercito ma anche ai coloni, non vuol dire rispettare il diritto di difendersi. Hamas ha attaccato Israele e il sistema difensivo non ha funzionato, si è dimostrato debole e ora chi deve pagare sono i civili palestinesi. Israele non è in grado di distruggere Hamas, l’unico modo per indebolire e sconfiggere Hamas è un percorso di pace.

É ancora possibile un percorso di pace?

Questa guerra deve finire, come la vuole finire questa guerra Israele è importante da sapere. Si vuole finire seguendo il diritto internazionale e le risoluzioni internazionali, la soluzione di uno stato solo in cui viviamo tutti insieme? Va bene, ma non puoi pensare di governare un paese con un regime di apartheid senza garantire equità, giustizia e liberata per i palestinesi. Io sono completamente in disaccordo con quello che è successo il 7 ottobre e con gli attacchi alla popolazione civile. Io dico sempre che la resistenza non violenta è l’unica via per combattere Israele, ma quello che è successo non è il motivo per il quale siamo a questo punto. Le motivazioni per cui sta succedendo quello che vediamo sono chiare, bisogna andare alla radice dei problemi, solo dopo che hai compreso le motivazioni si può pensare di avere la pace. Serve una politica che vuole un percorso di pace, che punti a eliminare le vere cause di questa situazione.

Come vedi oggi il futuro dei territori in Cisgiordania?

Penso che la situazione andrà a peggiorare sempre di più. Il governo di Israele vuole velocizzare la cacciata dei palestinesi sia dalla West bank che da Gaza, vogliono minimizzare la presenza demografica palestinese. Si stanno creando nuove colonie e le demolizioni dei villaggi e delle case palestinesi stanno accelerando. Quando i coloni vanno nelle case dei palestinesi e li intimano di andarsene se no li uccidono è esattamente quello che è successo nel 48 e nel 67.