Un gabinetto di guerra molto ristretto – per ora cinque membri soltanto – dedicato solo a combattere Hamas, che si installa sopra l’esecutivo attuale a cui si aggiungono vari ministri e che si occuperà del resto degli affari di governo, escludendo la contestatissima riforma della giustizia.

Sono passati cinque giorni dall’atroce attacco del movimento islamista a Israele, e due da quando i leader dell’opposizione israeliana avevano dettato le loro condizioni (fuori gli ultrà religiosi): il premier Netanyahu e il leader del partito di opposizione Unità Nazionale, Benny Gantz, ieri hanno annunciato la costituzione di un esecutivo di unità nazionale costruito con un gabinetto di guerra ristretto e un governo allargato. Escono gli ultra-ortodossi, se non dal governo, dal super-governo incaricato di muovere guerra. E vi entrano i militari, quelli che Netanyahu – tra le tante colpe – era accusato di avere snobbato, mettendoli al servizio della difesa dei coloni che sono il suo bacino di consenso, e togliendoli dal contenimento di Hamas a Gaza (altra opportunità di consenso per il cinico premier israeliano).

Sarà una guerra «lunga e dura», ha detto il ministro degli esteri Gabi Ashkenazi, quella per cui viene creata questa ristretta cellula di comando. Alla testa ci saranno Netanyahu, naturalmente, e Benny Gantz, e poi l’attuale ministro della difesa Yoav Gallant (quello che ha detto di «lottare contro animali umani»), e come «osservatori» l’ex capo di stato maggiore Gadi Eisenkot (anche lui ex opposizione) e il ministro degli affari strategici Ron Derme. Si tratta ancora per far entrare nel super-governo anche l’altro capo dell’opposizione Yair Lapid, mentre piega la testa il leader dei religiosi Itamar Ben Gvir, che resta fuori dal gabinetto ristretto ma rimane ministro della sicurezza, e come tale invita gli tutti israeliani ad armarsi per prevenire «una rivolta araba».
Ieri sera Netanyahu e Gantz avevano annunciato un messaggio alla nazione.