Israele, la Corte suprema annulla la riforma giudiziaria
Dopo le proteste Con un voto di 8 a 15, i giudici hanno deliberato che la legge avrebbe causato un danno «grave e senza precedenti alle caratteristiche di stato democratico di Israele»
Dopo le proteste Con un voto di 8 a 15, i giudici hanno deliberato che la legge avrebbe causato un danno «grave e senza precedenti alle caratteristiche di stato democratico di Israele»
La Corte suprema israeliana ha annullato la riforma giudiziaria voluta dal governo di Benjamin Netanyahu. Con un voto di 8 a 15, i giudici hanno deliberato che la legge avrebbe causato un danno «grave e senza precedenti alle caratteristiche di stato democratico di Israele».
La legge scritta dal ministro della Giustizia Yariv Levin, nota come «clausola della ragionevolezza», impediva proprio alla Corte suprea e a tribunali di grado inferiore di interferire con decisioni del governo e della Knesset ritenute «estremamente irragionevoli».
Contro la riforma hanno manifestato per mesi decine di migliaia di israeliani. Con questa decisione la Corte suprema «prende tutto il potere nelle sue mani» ha affermato Levin.
Un comunicato del partito al governo, il Likud, accusa invece la sentenza dei giudici di «compromettere il desiderio di unità dei cittadini, specialmente in tempo di guerra». 12 dei 15 giudici della Corte hanno inoltre sentenziato che la Corte suprema ha l’autorità per effettuare controllo giurisdizionale sulle leggi fondamentali dello stato di Israele.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento