Internazionale

«Israele di fronte alla Corte penale internazionale, la giustizia farà il suo corso»

«Israele di fronte alla Corte penale internazionale, la giustizia farà il suo corso»Gaza. Agosto 2014, un bambino palestinese tra le macerie della moschea al-Qassam di Nuseirat – Ap

Territori occupati Indagini sui crimini di guerra contro Gaza. Diana Buttu commenta la decisione della Cpi. Sotto inchiesta ci sarà anche il movimento islamico Hamas

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 7 febbraio 2021
Michele GiorgioGERUSALEMME
Diana Buttu

«Ci sono voluti anni, troppi anni ma ci siamo. La Corte penale internazionale (Cpi) ha mosso il passo tanto atteso. Ora abbiamo tutte le condizioni affinché la giustizia faccia il suo corso». Rispondendo alle nostre domande Diana Buttu non nasconde la sua soddisfazione. Canadese, esperta di diritto internazionale e per anni consigliere legale dell’Olp, Buttu è impegnata dal 2009, da dopo Piombo fuso, la prima delle tre grandi offensive israeliane contro Gaza, a rappresentare in ogni ambito possibile la richiesta palestinese di avvio di indagini contro Israele per crimini di guerra. Venerdì i giudici dell’istruttoria preliminare del tribunale dell’Aia, chiamati un anno fa dal procuratore capo Fatou Bensouda a pronunciarsi sulla giurisdizione della Cpi sulla Palestina, hanno dato parere favorevole. Con la loro decisione hanno respinto la tesi di Israele della insostenibilità dell’intervento della Corte poiché la Palestina non è uno Stato. «La Palestina – affermano – ha accettato di sottomettersi ai termini dello Statuto di Roma della Cpi (al contrario di Israele, ndr) e ha il diritto di essere trattata come qualsiasi Stato per le questioni relative all’attuazione dello Statuto».

Il procuratore Fatou Bensouda

 Bensouda ha la strada libera per avviare le indagini su denunce relative a sospetti crimini contro i civili palestinesi attribuiti alle forze armate israeliane durante Margine protettivo. Parliamo della guerra del 2014 che ha visto Israele bombardare intensamente per settimane Gaza uccidendo circa 2300 palestinesi (tra 551 bambini), ferendone altri 11mila e provocando la distruzione completa o parziale di decine di migliaia di abitazioni oltre ad infrastrutture civili. Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu (Unhrc) in un suo rapporto scrive che israeliani e palestinesi sono stati profondamente scossi dalla guerra, ma sottolinea che «l’entità della devastazione è stata senza precedenti» a Gaza. Da parte sua Israele, ricordando le decine di morti causate dai razzi lanciati sulle sue città dal movimento islamico Hamas, afferma di non aver preso di mira intenzionalmente i civili palestinesi. L’attenzione della procura internazionale si concentrerà anche sulle colonie costruite da Israele in Cisgiordania e a Gerusalemme Est e sull’insediamento di popolazione israeliana nei territori palestinesi occupati nel 1967 contro la Convenzione di Ginevra. Nel 2004 la Corte internazionale di giustizia ha affermato la violazione da parte di Israele dei suoi obblighi stabilendo insediamenti
coloniali.

Gaza 2014. Macerie dopo un bombardamento israeliano

 

   «È costato uno sforzo immenso arrivare a questo punto – ricorda Buttu – perché che gli Usa, e non solo loro, hanno fatto il possibile per evitare che Israele finisse sotto indagine. Donald Trump è giunto al punto da sanzionare la Cpi e il procuratore Bensouda. Eppure era tutto così limpido, lampante. Le inchieste svolte da centri internazionali per i diritti umani e dall’Onu hanno riferito nel dettaglio le conseguenze per i civili delle varie operazioni israeliane contro Gaza». Buttu non risparmia critiche anche alla Cpi. Parla di «decisione politica», di volontà di «dare un colpo alla botte e uno al cerchio» attraverso l’inserimento di Hamas tra i sospettati di crimini di guerra. «La procura farà le sue indagini e svolgerà il suo compito, non lo contesto – spiega – però come si fa a mettere Hamas, un’organizzazione politico-militare, sullo stesso piano di uno Stato che è una potenza nucleare, che ha forze armate tra le più potenti al mondo. I giudici e la procura della Cpi hanno voluto compensare la portata della loro decisione riguardante Israele».

Opposta è la lettura che il premier israeliano Netanyahu ha dato della decisione presa all’Aia. Forte della solidarietà e il sostegno ricevuti dall’Amministrazione Biden, ha descritto come «puro antisemitismo» il passo mosso dai giudici internazionali. «La Corte – ha commentato con rabbia – ignora i crimini di guerra veri e al suo posto perseguita lo Stato di Israele dotato di un forte regime democratico e che rispetta lo Stato di diritto…(la decisione) va contro il diritto dei paesi democratici di difendersi dal terrorismo». Poi ha avvertito che «in qualità di primo ministro di Israele, posso assicurarvi questo: combatteremo questa perversione della giustizia con tutte le nostre forze». Parole che indicano la volontà di avviare una intesa campagna diplomatica per fermare il procedimento della Cpi e di non consegnare i cittadini israeliani, a cominciare dai militari, che potrebbero essere accusati di crimini di guerra da Fatou Bensouda. Tra questi ci sarebbero lo stesso  Netanyahu, gli ex ministri della difesa Moshe Yaalon, Avigdor Lieberman e Naftali Bennett e gli ex capi di stato maggiore Benny Gantz e Gadi Eisenkot.

 Celebrano i palestinesi. Il primo ministro Muhammad Shtayyeh parla di una sentenza che rappresenta «una vittoria per la giustizia e l’umanità» e invita la Cpi ad «accelerare le sue procedure giudiziarie». Per il ministro Hussein Sheikh è una «vittoria per la verità, la giustizia, la libertà e i valori morali del mondo». Anche Hamas applaude ai giudici dell’Aia tacendo sul suo inserimento nell’indagine. In un comunicato diffuso ieri, il movimento islamico «accoglie con favore la sentenza del Cpi…un passo importante sul percorso per ottenere giustizia per le vittime palestinesi dell’occupazione israeliana».

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