La sentenza della Corte internazionale di giustizia dell’Aja sulla guerra in corso a Gaza ha scatenato quasi subito le reazioni internazionali. Le più accalorate, come prevedibile, quelle dei rappresentanti di Israele e Palestina, ma non sono mancate prese di posizione forti anche di altri Paesi.

«QUELLO DELL’AJA è un passo importante che contribuisce a isolare Israele e a esporre i suoi crimini a Gaza – ha dichiarato un esponente di Hamas – Ora l’occupante applichi le decisioni della Corte». Anche l’Autorità nazionale palestinese esulta. Il ministro degli esteri palestinese Riad al-Maliki ha dichiarato in tv: «I giudici hanno stabilito i fatti e la legge, si sono pronunciati in favore dell’umanità e del diritto internazionale».

«La Palestina – ha aggiunto – fa appello a tutti gli Stati affinché sia garantita la realizzazione dei provvedimenti richiesti dalla Corte anche da parte di Israele, che è la potenza occupante». Ricordiamo che la Cig non ha ordinato a Israele il cessate il fuoco nella Striscia ma ha affermato che «Israele deve adottare misure in suo potere per prevenire e punire l’incitamento diretto e pubblico a commettere un genocidio» nei confronti dei palestinesi a Gaza.

Il premier israeliano Netanyahu ha prima ordinato ai suoi ministri di non commentare la decisione della Cig fino a quando non fosse stata «elaborata una posizione ufficiale di Israele». Poco dopo ha preso parola e ha dichiarato che Israele «sta combattendo una guerra giusta come nessun’altra» e che allo stesso tempo l’impegno del suo Paese nei confronti del diritto internazionale è «incrollabile».

Inoltre, nel merito della sentenza, Netanyahu sostiene che «la stessa affermazione che Israele stia commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa, e la volontà della Corte di discuterne è un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni». Anche per questo Israele continuerà la guerra fino alla «vittoria completa» e al ritorno di tutti i detenuti, in modo che Gaza «non diventi una fonte di minaccia per il futuro».

SUL RIFIUTO della Corte di accettare uno dei punti proposti dal Sudafrica rispetto a un cessate il fuoco immediato, Bibi mostra più entusiasmo: «La Corte ha respinto giustamente la richiesta di privarci del diritto all’autodifesa», soprattutto «alla vigilia della Shoah». «L’organizzazione terroristica genocida è Hamas» conclude il premier.

Del resto, la posizione dei suoi ministri è ancora più radicale. Il ministro della sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir ha definito la Corte dell’Aja «antisemita» affermando che le sue decisioni «dimostrano ciò che era noto da tempo: il tribunale non cerca la giustizia ma solo di perseguitare il popolo ebraico». Il ministro della difesa, Yoav Gallant, ha tuonato: «Lo stato di Israele non ha bisogno di lezioni di moralità» e la Cig «è andata ben oltre quando ha accolto la richiesta antisemita del Sudafrica».

Da Pretoria Al Jazeera ha trasmesso video di manifestanti pro-palestinesi in festa. Esulta anche la ministra degli esteri sudafricana, Naledi Pandor: «La giornata di oggi segna una vittoria decisiva per lo stato di diritto internazionale e una pietra miliare significativa nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese». La ministra ha inoltre aggiunto che «le misure decise all’Aja equivalgono a chiedere il cessate fuoco». Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha poi dichiarato che la sentenza della Cig «mette a nudo» i crimini di Israele contro i palestinesi.

COMMISSIONE EUROPEA e segreteria generale dell’Onu insistono sul fatto che «le ordinanze della Cig sono vincolanti per le parti e queste devono rispettarle». Ma nella Ue sul caso ci sono sensibilità differenti. Se da un lato il premier spagnolo Sánchez «accoglie con favore» la decisione dell’Aja, dall’altro la Germania – che aveva scelto di supportare Israele – ribadisce che le azioni di Israele sono frutto degli attacchi del 7 ottobre di Hamas. Esultano anche Turchia, Egitto, Quatar e Algeria.

Contrariati gli Usa: «Le accuse contro Israele sono infondate». Il Dipartimento di Stato ha tenuto a sottolineare che «la Cig non ha accertato il genocidio né ha chiesto un cessate il fuoco nella sua sentenza».