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Isao Takahata e il passato irrisolto del Giappone

Isao Takahata e il passato irrisolto del Giappone

Maboroshi Nell’arcipelago nipponico, l’estate porta spesso con sé ricordi e commemorazioni relative alla seconda guerra mondiale e più in generale al periodo imperialista giapponese durante i primi decenni del secolo scorso.

Pubblicato circa un anno faEdizione del 22 luglio 2023

Nell’arcipelago nipponico, l’estate porta spesso con sé ricordi e commemorazioni relative alla seconda guerra mondiale e più in generale al periodo imperialista giapponese durante i primi decenni del secolo scorso. La scorsa settimana si è tenuto l’annuale Mitama Matsuri presso il santuario Yasukuni, a Tokyo, un esempio controverso di queste commemorazioni del passato.

Si tratta infatti di un festival dedicato agli spiriti di coloro che sono defunti durante l’ultimo conflitto mondiale, inclusi però 14 militari condannati per crimini di guerra di classe A.

Il complesso e ancora irrisolto rapporto con il proprio passato bellico viene allora spesso a galla in Giappone durante il periodo estivo, quando, in direzione opposta, si ricorda anche l’immane tragedia delle due bombe sganciate a Hiroshima e Nagasaki. C’è molta letteratura a riguardo, così come sono molti i film che scandagliano in dettaglio questo passato, violenza perpetrata da un parte e violenza subita dall’altra, un periodo che continua a dar forma anche alle relazioni attuali tra Giappone e paesi quali Cina e Corea del Sud.

Isao Takahata lavorò sul finire degli anni ottanta, un anno dopo l’uscita del suo lavoro più noto, Una tomba per le lucciole, opera che affronta gli orrori della guerra visti dagli occhi di due bambini, a un progetto che doveva trattare da un altro punto di vista il passato coloniale del suo paese.

NEL  1989 infatti, il regista giapponese pubblica una bozza per quello che doveva essere il suo prossimo lavoro per lo Studio Ghibli, Kokkyo 1939 (Confine 1939), un lungometraggio animato che avrebbe mostrato come era iniziata la guerra che aveva portato all’indicibile orrore descritto in Una tomba per le lucciole e cioè con la brutale invasione dell’Asia continentale da parte del Giappone imperiale.

La storia abbozzata da Takahata si basa sul romanzo Kokkyo di Shin Shikata, scrittore che da ragazzo aveva vissuto egli stesso nella Corea colonizzata dal Giappone e che ad un certo punto della sua vita, testimone delle violenze commesse dal suo paese verso le popolazioni occupate, aveva cominciato a sentirsi vicino ai movimenti di resistenza contro il «suo» Giappone. Takahata immagina così il giovane Akio, uno studente universitario nella Seul occupata alla fine degli anni trenta del secolo scorso, in viaggio verso la Mongolia, anch’essa sotto il dominio nipponico, per cercare il suo caro amico Nobuhiko. Qui scopre che questi si è unito alla resistenza anti-giapponese e che l’amico, anche se cresciuto in una famiglia giapponese, è di etnia mongola.

AKIO è accusato di simpatizzare con le popolazioni locali e viene quindi arrestato e torturato dalla polizia del suo paese, liberato dalla resistenza locale però, con loro fugge attratto anche dalla giovane Akiko, anche lei di etnia mongola. Da quel poco che si sa del progetto, di esso rimangono solo le bozze della storia scritte da Takahata e nessuna immagine o materiale preparatorio, si può evincere che, come il titolo indica, si sarebbe dovuto trattare di un’opera avventurosa ambientata fra le steppe della Mongolia che avrebbe messo in discussione, o almeno indebolito, il concetto di nazione, di patria e forse anche di identità nazionale.

Il progetto non fu mai messo in moto e si fermò ben prima di entrare ufficialmente in produzione presso lo Studio Ghibli, questo a causa delle proteste e del conseguente massacro avvenuto a Piazza Tienanmen nel giugno del 1989. Ambientare il nuovo lavoro in Cina e in un momento politico così delicato fu considerato un rischio troppo alto da pagare e fu così accantonato e mai più ripreso.

matteo.boscarol@gmail.com

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