A Baghdad ogni poche ore salta la luce. Qualche secondo di blackout, poi le lampadine si riaccendono, riparte il wifi, ritorna il sibilo dei condizionatori. Succede di continuo, nessuno sembra farci caso. Si continua a parlare, mangiare, leggere. Fuori, lungo le stradine che intersecano le vie principali, nei vicoli, in città vecchia, i lampioni sono avvolti dai fili della corrente. Dalle case i fili scendono, si insinuano, si attorcigliano intorno a ogni appiglio possibile. RICORDANO I CAMPI PROFUGHI palestinesi in Cisgiordania o in Libano. Ma siamo nella capitale del secondo paese dell’Opec per produzione di petrolio dopo l’Arabia saudita (300mila...