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«Intensa competizione e intenso dialogo» Sullivan sostiene la politica “unica Cina”

«Intensa competizione e intenso dialogo» Sullivan sostiene la politica “unica Cina”Marzo 2023, esercitazioni congiunte tra Russia, Cina e Iran – Ap

Asia Esercitazioni congiunte di Pechino, Usa e Russia a Komodo

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 giugno 2023

I Domanda: «Se Taiwan dichiarasse l’indipendenza che fareste?» Risposta: «Non supportiamo l’indipendenza di Taiwan. Ci sforziamo e ci sforzeremo a che non ci siano cambi unilaterali allo status quo sullo Stretto, né da parte di Taiwan né da parte della Repubblica popolare cinese». Parlando alla Cnn, il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan dice esplicitamente quello che non ha detto Lloyd Austin allo Shangri-La Dialogue, o Joe Biden al G7. Un tentativo di rassicurare Pechino che la posizione americana non è cambiata e che la politica dell’unica Cina resterà in vigore, accompagnata dal Taiwan Relations Act (che Pechino non ha mai accettato). Sullivan ne dà una spiegazione sofisticata e approfondita, come accade raramente: «La politica dell’unica Cina non è un modello di chiarezza, ma nella pratica ha portato a decenni di pace sullo Stretto. Noi vogliamo la continuazione di questa stabilità anche nei prossimi decenni». Se davvero le due potenze cercano la stabilizzazione del disaccordo, sono buone basi da cui partire.

LE PAROLE DI SULLIVAN, che ha auspicato un prossimo incontro tra Biden e Xi Jinping, arrivano mentre il responsabile per gli affari di Asia orientale e Pacifico, Daniel Kritenbrink, è a Pechino, dove ha incontrato il viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu. Colloqui «franchi, costruttivi e fruttuosi» sul «miglioramento delle relazioni sino-americane e sulla corretta gestione delle differenze», ha fatto sapere il ministero cinese in un breve comunicato. Pechino sostiene di aver ribadito la sua «posizione solenne su Taiwan e su altre importanti questioni di principio». Il dipartimento di Stato replica di aver chiarito che «gli Stati uniti competeranno vigorosamente e difenderanno gli interessi e i valori americani». Come ha detto Sullivan, «intensa competizione e intenso dialogo». Contestualmente, la presidente dell’American Institute in Taiwan, Laura Rosenberger, è a Taipei dove incontrerà i tre candidati alle presidenziali: Lai Ching-te, più radicale dell’attuale presidente Tsai Ing-wen, Hou Yu-ih del Guomindang e Ko Wen-je del Taiwan People’s Party. Una sorta di audizione per capire programmi e intenzioni.

MA LA PIENA ripresa degli scambi tra Usa e Cina, soprattutto sul fronte militare, continua a essere ostacolata dalle sanzioni contro il ministro della Difesa Li Shangfu. Una vicenda che rappresenta sulla quale Biden sarebbe anche pronto al compromesso, al contrario di Antony Blinken.
Le marine dei due rivali sono comunque impegnate in vaste esercitazioni congiunte organizzate dall’Indonesia. Chiamate Komodo, come l’isola che le ospita nelle sue acque, prevedono la partecipazione di addirittura 47 paesi tra cui anche la Russia. Un’occasione per Giacarta per riproporsi come paese mediatore nel grande gioco asiatico dopo la proposta di pace sull’Ucraina. Lanciato ieri anche un pattugliamento aereo congiunto tra Cina e Russia nei cieli del mar Cinese orientale e del mar del Giappone, dopo che Mosca ha mobilitato la flotta del Pacifico per manovre navali nei pressi dell’arcipelago nipponico.

TOKYO si sente nel mirino per il suo crescente allineamento a Washington e Nato. Tanto che si lavora all’apertura di un ufficio dell’Alleanza atlantica in Giappone, una mossa che sarebbe storica e che ovviamente la Cina osteggia. Un’ipotesi contro la quale si è schierato anche Emmanuel Macron. «Se spingiamo la Nato ad allargare lo spettro e la geografia, commetteremo un grosso errore», ha detto durante una conferenza. Secondo fonti citate dal Financial Times, il presidente francese ritiene che il coinvolgimento giapponese rischierebbe di alzare pericolosamente la tensione con Pechino, dove lui è stato in visita poche settimane fa. Una visita che aveva mostrato una grande intesa con Xi e che trova eco nella telefonata tra Wang Yi, capo della diplomazia del Partito comunista, ed Emmanuel Bonne, ministro degli Esteri di Parigi. I due hanno concordato di «lavorare insieme per creare le condizioni per iniziare il processo di risoluzione politica» della guerra in Ucraina.

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