Prima ancora di creare occupazione oggi le politiche del lavoro servono a realizzare la promessa di un lavoro. Tale promessa può essere realizzata in tutto o in parte, oppure solo sbandierata, restando nel mondo dove il vecchio non muore e il nuovo non nasce. Ad esempio quando ieri al centro della sala Santa Cecilia dell’auditorium di Roma il vicepremier doppio ministro del lavoro e sviluppo Luigi Di Maio ha promesso ai mille e più navigator arrivati da tutto il paese che, tra due anni, le regioni li assumeranno al termine del loro contratto con Anpal Servizi, ha fatto una promessa. I fondi non ci sono, la prossima legge di bilancio userà le risorse eccedenti del cosiddetto «reddito di cittadinanza» per tutt’altre necessità di stabilità finanziaria imposte al governo. In un paese dove le politiche del lavoro sono una materia contesa tra Stato e regioni i 2.890 navigator selezionati, ma non assunti per concorso sono precari. Lo ha confermato l’assessore al lavoro della regione Lazio Claudio Di Bernardino che ha definito «incomprensibili» le parole di Di Maio: «Se poi – ha aggiunto – il ministro ha già individuato una strada per procedere alla loro stabilizzazione, è bene che la espliciti nell’interesse di tutti, a cominciare dai navigator, senza dimenticare che prima occorre stabilizzare i 654 precari di Anpal servizi». Per ora è stato creato l’ente con un personale al 90% precario. Un record mondiale. La lotta contro la povertà produce nuovi precari.

I navigator all’auditorium di Roma, foto Roberto Ciccarelli

UN PARADOSSO incredibile denunciato dai precari storici dell’Anpal che hanno scritto una lettera ai colleghi navigator per solidarizzare e lanciare una lotta che diventerà comune con la crescita della consapevolezza in questi ultimi. La loro protesta svela il regime della promessa e la sua reticenza. Chi promette non dice mai tutta la verità. Anche se tutti la conoscono e, per mille ragioni, non la dicono. «Dopo di voi arriveranno tanti navigator» ha aggiunto Di Maio. Il «primo navigator» – così è stato definito sul palco – ha descritto il lavoro, ancora misterioso, che i nuovi precari dovranno svolgere: «Il vostro ruolo non è dare un contratto di lavoro, ma offrire un’opportunità di lavoro», anche andando «in casa delle persone». Questa è la migliore descrizione di cosa è un’economia della promessa oggi.

*** Il racconto della selezione alla Fiera di Roma: Le generazioni del trolley. Quando il lavoro da navigator è appeso ai quiz

CON QUELLO di Cagliari e Palermo il «kick off» di ieri è costato 900 mila euro, quasi quanto la stabilizzazione di 20 precari storici. I 3400 metri quadri della delicatissima sala dell’auditorium sono stati proiettati in una kermesse aziendale anni Novanta, non priva di suggestioni elettorali. Un repertorio desueto pieno di anglismi è stato usato per stimolare uno spirito di corpo e celebrare il ministro Di Maio, accolto tra applausi mentre le luci si alzavano e si abbassavano come in un concerto diretto da Antonio Pappano. È stato detto che i «navigator non vengono dallo spazio, sono pezzi di un sistema». «Siamo una squadra di campioni». «One mission, one voice». «Ladies and Gentlemen» «You can’t be a loser, you must be a winner». La nostra «mission», la mia «vision». Accade quando i manuali di gestione delle risorse umane, letti con i testi della cibernetica, sono accompagnati da espressioni da predicatori evangelici. Ad usare questo mix micidiale è stato il neo-presidente Anpal Mimmo Parisi. «È stato un atto di Dio – ha detto – quello che ha voluto che incontrassi Luigi Di Maio nel settembre dell’anno scorso» ha detto l’italo-americano definito da qualcuno sul palco «padre dei navigator». In realtà, la provvidenza è cieca, ma a volte ci vede benissimo.

L’ENFASI è servita a celebrare il meritato passaggio dei candidati alla selezione da precari a tempo determinato. Ma non va ridotta a questione di costume. Il processo durerà oltre il claudicante governo Lega-Cinque Stelle. La «rivoluzione del lavoro», celebrata in un video auto-celebrativo proiettato nella sala, è tangibile anche se piena di problemi. E certo non aiuterà i navigator a imbastire un rapporto con i centri per l’impiego la frase di Di Maio secondo il quale, grazie a loro, gli italiani «non troveranno più umiliazioni ma opportunità». Per la Cgil «è una grave offesa» a chi lavora, tra mille difficoltà. Tra le incognite sta comunque nascendo un governo della forza lavoro che applica l’analisi predittiva dei big data al mercato del lavoro. Un colossale controllo, anche penale, della mobilità della popolazione che percepisce un sussidio di povertà in cambio di lavoro obbligatorio fino a 16 ore a settimana.

Il lavoro del navigator

IL NAVIGATOR, e le «politiche attive del lavoro» che lo guidano è parte di un sistema di «workfare». Le lezioni ammannite ai nuovi assunti dell’Agenzia nazionale delle politiche attive (Anpal) fino al tardo pomeriggio hanno descritto questo sistema nato negli anni Novanta, quando ancora si parlava di “flex-security” [flessicurezza, sicurezza sociale flessibile e individualizzata, ndr.]. Ieri è stato definito, impropriamente,”sostegno al reddito e accompagnamento al lavoro”. E’ un eufemismo che spesso accompagna i saperi tecnici, concepiti acriticamente come servizio alla macchina, non come potere sulle persone. Il “workfare” è invece un sistema di sussidio pubblico di povertà in cambio di lavoro, formazione e mobilità obbligatoria. Nei paesi dove esiste da vent’anni ha creato la “trappola della povertà”. L’obbligo di attivare un soggetto per trovare un lavoro si traduce in un circolo vizioso dove cresce la dipendenza dal sussidio mentre le occasioni di lavoro, quando ci sono, non permettono di uscire dalla povertà e la rafforzano. E’ quello che è accaduto in Germania o in Inghilterra. E’ quello che rischia di produrre quel sussidio impropriamente detto “reddito di cittadinanza”, un sistema pieno di obblighi e vincoli così stringenti da essere l’opposto alla pur malconcepita e discutibile flexsecurity degli anni Novanta.

OLTRE ALLE APPROSSIMAZIONI, c’è altro: trasformare la ricerca di un lavoro in un’impresa del capitalismo digitale. E’ il punto più delicato di questa vicenda nascente. Alla base del meccanismo che metterà in collegamento centri per l’impiego, Inps, Anpal e i suoi navigator”, i comuni e le imprese ci sarà una piattaforma digitale. E’ ancora incerto lo stato di questo algoritmo magico usato nel Mississippi, lo stato più povero degli Stati Uniti da cui proviene Parisi, con risultati incerti e non meglio spiegati. Non si farà la gara Consip per acquistarlo, sembra invece che sarà acquistato direttamente da Invitalia. Da chi, non è ancora chiaro. Forse dagli Stati Uniti?

LA PIATTAFORMA DIGITALE funzionerà in tre momenti: quello di dataification, ovvero di trasformazione dei dati estratti separatamente dai percettori del reddito di cittadinanza e dalle imprese, oltre che da numerose banche dati già esistenti all’interno dello stesso data base. Seguirà il momento della datatization, ovvero l’estrazione del valore informativo dei dati. Saranno così trasformati in conoscenza e usati come strumento a disposizione dell’autorità adibita al collocamento delle persone. Infine c’è il Cybernetic System che metterà insieme tutti i dati, produrrà il plusvalore informativo, un nuovo apparato superiore alle banche dati esistenti, che estrarrà il valore dalle vite delle persone, trasformandole in contenitori di dati e prestatori di lavoro per allenare l’algoritmo gestito dall’Anpal.

QUESTA CAPITALIZZAZIONE della vita umana attraverso il lavoro digitale di tutti i percettori del reddito di cittadinanza è stata definita business intelligence, ovvero un’intelligenza collettiva diretta alla creazione del profitto delle imprese che restano l’alfa e l’omega delle politiche attive del lavoro. L’impostazione è chiara: non è la forza lavoro che crea il plusvalore informativo, ma sono le imprese che lo usano per creare il profitto. E’ lo stravolgimento del sistema appena descritto: sebbene sia chiaro che sono i percettori del reddito, con le loro interazioni con la piattaforma che verrà, a produrre il valore, tale valore non viene riconosciuto come tale e anzi attribuito alla struttura burocratica che lo intermedierà con le imprese. E’ lo stesso sistema che governa il capitalismo delle piattaforme. Amazon, nell’e-commerce, o Uber nel trasporto privato urbano, e ancora gli algoritmi che teleguidano i rider che corrono in bicicletta operano la stessa espropriazione ai danni di chi lavora: sia esso consumatore, sia lavoratore. La business intelligence prospettata all’Auditorium funzionerà allo stesso modo.

E I NAVIGATOR? Il loro lavoro è chiarissimo. Collaboreranno all’estrazione delle informazioni necessari al sistema. Aiuteranno i percettori del reddito di cittadinanza ad apprendere, a autogestire il proprio sfruttamento, ad allenare la macchina nell’attività più importante di tutte: il machine learning. Avremo milioni di persone che lavoreranno per la macchina. Questo è il cuore del discorso capitalistico sull’innovazione. Questo è il cuore del sistema che si vuole istituire. il navigator è centrale: serve a trasformare la vita umana in un dato. La dataificazione dell’esistenza è il cuore del lavoro digitale. La definizione esatta è stata fornita da uno dei responsabili scientifici dell’Anpal: “Il navigator raccoglie informazioni per il sistema che impara con il tempo come migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e la strategia di connessione tra le banche dati”.

NELL’IMMANE ESPERIMENTO di trasformazione delle politiche pubbliche in piattaforme digitali al servizio delle imprese, il navigator svolgerà inoltre un servizio umano a sostegno delle persone. A metà tra lo psicologo, il manager dell’anima e l’informatico dovrà motivare gli sfiduciati, chi si sente tradito dalle promesse della società che lo ha tradito, così ha detto ancora Di Maio in un discorso applaudito. L’obiettivo è mettere le persone «alla continua ricerca di un miglioramento e realizzazione di sé». si legge in un manuale-brochure distribuito ai partecipanti al “calcio di inizio” (Kick-off). A tale scopo sarà usato il «case management», pratica adottata per i casi clinici in medicina e oggi adattata a chi dev’essere «attivato» per cercare un lavoro. O la sua promessa.

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Auditorium di Roma, La protesta dei precari campani, foto LaPresse

LA PROTESTA dei precari campani Alcuni vincitori campani del concorso dei navigator hanno protestato ieri all’Auditorium di Roma. Sono protagonisti, involontari, di uno scontro tra il governo e il governatore campano De Luca che non intende assumerli perché precari. Teme che, al termine del contratto di due anni, andranno ad aggiungersi ai numerosi precari già esistenti. Per questa ragione non firma la convenzione con Anpal Servizi. La Campania è l’unica regione a non avere firmato la convenzione per i 471 navigator che le sono stati destinati. Oggi protesteranno al centro direzionale di Napoli. «La nostra speranza è riuscire a ottenere un nostro diritto e cominciare il percorso formativo e professionale». «Non voglio arrivare allo scontro – ha detto ieri Di Maio – Spero che la situazione si risolvi con il dialogo».