Gianni Infantino, l’ex scudiero di Michel Platini, batte lo sceicco e si siede sul trono della Fifa. L’ex segretario generale dell’Uefa, 45 anni, numero due del dirigente ed ex calciatore francese che si è ritirato dalla corsa al potere, è riuscito a Zurigo, al congresso mondiale del massimo organismo calcistico, a sovvertire i favori del pronostico che spettavano allo sceicco Salman Al Khalifa. Ha vinto il suo programma, compreso l’idea di un Mondiale a 40 squadre, con la distribuzione di cinque milioni di dollari a ogni federazione ogni quattro anni e anche un assegno da 40 milioni di dollari a ogni confederazione.

E hanno pesato parecchio i voti dell’Europa, (53 è stato eletto con 115 voti), mentre l’Africa poteva contare su 54 voti, 46 l’Asia, 35 la Confederazione nord e centroamericana, 11 l’Oceania e 10 voti il Conmebol, ovvero il Sudamerica. Con l’elezione di Infantino si chiude una fase tremenda per il calcio mondiale, poco credibile, indebolito dalla vicenda corruzione che ha messo fuori gioco sia Blatter che Platini, con il primo distrutto dallo scandalo corruzione lo scorso giugno dopo 18 anni di potere incontrastato, tra scandali, amicizie potenti, che lo ha prima costretto alle dimissioni, poi a essere squalificato per 8 anni, pena ridotta poi a 6.

La stessa sorte che è toccata a Michel Platini, presidente Uefa, il candidato senza rivali per il trono di Blatter, anche lui demolito dallo scandalo corruzione del massimo organismo calcistico mondiale, 6 anni e carriera nella «politica del pallone», finita (per ora) nella polvere. Infantino, va detto, non si è mai allontanato dalle posizioni dello stesso Platini.

Ma a Zurigo oltre al nuovo segretario sono state votate una serie di riforme strutturali del football, dall’allargamento del comitato esecutivo a 37 membri, un maggior controllo dei flussi finanziari, mandati a termine per i dirigenti mentre il Consiglio si occuperà solo di decisioni strategiche mentre l’amministrazione, per evitare conflitti d’interesse, si occuperà del settore operativo, tra contratti televisivi e negoziati per gli sponsor.

Nella città elvetica, oltre ai voti per il nuovo numero uno Fifa c’è stato spazio anche per l’iniziativa di un gruppo di manifestanti dell’associazione dei dissidenti del governo del Bahrein che ha inscenato una protesta contro lo sceicco Ibrahim Salman Al Khalifa, accusato di connivenza col governo nella repressione degli oppositori. In particolare, di aver tollerato cinque anni fa arresto e tortura degli sportivi dissidenti. Con il candidato del Bahrein che ha sempre respinto le accuse, sostenendo che non esiste alcuna prova della sua vicinanza con il governo del paese asiatico.