Europa

In Spagna Sánchez faciliterà la regolarizzazione dei migranti

Il premier spagnolo Pedro Sánchez - ApIl premier spagnolo Pedro Sánchez – Ap

Immigrazione Il piano del governo considera i lavoratori stranieri una risorsa

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

Nonostante le sue contraddizioni, il governo spagnolo rimane un punto di riferimento per chi in Europa non si arrende alla xenofobia. Secondo le indiscrezioni pubblicate ieri dal principale quotidiano nazionale, El País, l’esecutivo guidato da Pedro Sánchez non si sta limitando a posizionamenti retorici contro il progetto anti-migranti di Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni, ma sta costruendo una narrativa alternativa basata sul pragmatismo economico.

Il ministero delle migrazioni starebbe lavorando su una modifica del regolamento per le persone straniere che diminuirebbe in maniera sostanziale gli ostacoli che devono affrontare i migranti che cercano di ottenere un permesso di soggiorno. Per i circa sei milioni e mezzo di persone straniere che oggi già vivono in Spagna, (il 14% della popolazione), il nuovo regolamento faciliterà il loro inserimento. Verranno definiti meglio i casi in cui gli stranieri potranno chiedere permessi per «radicamento»: per ragioni socio-lavorative (basterà dimostrare di avere contratti per almeno 20 ore settimanali), per ragioni socio-formative (si potrà lavorare fino a 30 ore), per ragioni sociali (basterà dimostrare di essere nel paese da almeno due anni, e non più tre), per ragioni familiari (più o meno come in precedenza) e, novità, per dare una «seconda opportunità» a tutte le persone cui sia scaduto un permesso nel passato e non l’abbiano potuto rinnovare. Se poi le persone straniere si sono formate in Spagna, potranno ottenere facilmente un permesso se dimostrano di lavorare nel campo in cui si sono formate. Infine si permetterà a tutti quelli che hanno fatto domanda di asilo e a cui sia stata rifiutata, la possibilità transitoria di chiedere il «radicamento» con sei mesi di presenza sul suolo spagnolo. Una forma efficace di sbloccare la situazione irregolare in cui si trovano le persone, che sono la maggioranza, a cui è stato negato l’asilo (solo il 12% delle 163 mila richieste nel 2023 è stata accettata secondo i dati della Commissione di aiuto per il rifugiato).

Di fatto, sottolineano le fonti anonime citate dal quotidiano spagnolo, si tratta di una maniera molto più efficace e a lungo termine che la regolarizzazione straordinaria che il governo sta studiando, mediante un progetto di legge ancora in discussione in parlamento. Il vantaggio di questo decreto è che, al contrario della regolarizzazione straordinaria e delle modifiche alla legge sugli stranieri (che il Pp ostacola perché non vuole la redistribuzione dei migranti in tutte le comunità autonome), non dovrà essere approvato dal parlamento ma entrerà in vigore una volta superato il vaglio del Consiglio dei ministri a metà novembre.

L’approccio del governo è tattico, ma anche strategico. Tatticamente, è uno strumento che – benché il ministero degli interni stia puntando i piedi – permetterà di agevolare la regolarizzazione di molte persone, e di far affiorare una buona fetta di economia sommersa senza lo scotto delle forche caudine della fragile maggioranza parlamentare. Strategicamente, è un progetto di ampio respiro: nel piano fiscale presentato dal governo a Bruxelles la settimana scorsa, la modifica del regolamento, così come la semplificazione del farraginoso processo di omologazione dei titoli stranieri, sono i due pilastri su cui costruisce le previsioni di crescita economica.

Secondo l’esecutivo, entro il 2026, grazie anche agli stranieri, la Spagna aumenterà di un milione e mezzo il numero di lavoratori, e questo permetterà una crescita di tre decimi di punto percentuale del Pil fino al 2031. E l’aumento delle entrate dovuto all’aumento della massa dei lavoratori farà diminuire di un decimo il deficit pubblico. Gli stranieri, dunque, come risorsa – ancorché in un contesto di forza lavoro capitalista – e non come un problema. È comunque più umano che rinchiuderli in lager.

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